Letture
_
“Incontri e Incantamenti” di Cinzia Demi (Raffaelli, Rimini, 2012), Prefazione di Gianfranco Lauretano.
Per comporre la sua nuova raccolta, “Incontri e Incantamenti”, Cinzia Demi ha dovuto affrontare l’annosa questione, ma definitivamente risolvibile, che ogni poeta di ogni tradizione deve porsi, cioè quella della lingua in cui scrivere. La risposta è stata trovata ascoltando la poesia di Giorgio Caproni e attingendo al suo percorso di scoperta di una nuova lingua, percorso che sembra essere sempre più centrale e decisivo nelle vicende della poesia italiana del Novecento: l’avvertita inadeguatezza della tradizione, diciamo per semplificare, “petrarchesca”, è stata risolta da una parte con lo sperimentalismo del le (neo)avanguardie, dall’altra con una ricerca più intima, profonda, fatta di scarti apparentemente minori, il cui risultato è però assai più incisivo nella direzione di una modernizzazione dell’italiano poetico. Esemplarità di Caproni, appunto. Cinzia Demi ha dovuto rispondere ad una doppia esigenza: da una parte quella di esprimere la parte più lirica e implicata, come accade, ad esempio, nella poesia dedicata al figlio, c’è un’erba più verde, poesia dal ritmo che scopertamente richiama un’idea anch’essa ricorrente, correlata al tempo: «se sono fatta solo di carne/ lo scoprirò» – «per ridestare dal sonno/ gli eterni e la bellezza». È l’idea dell’eterno (interessante notare l’uso al plurale del termine nei versi appena citati, come se l’eterno potesse essere più di uno; che la declinazione tutto sommato ossimorica alluda all’idea che ogni uomo è eterno?), che torna in altri passaggi: “un eterno riscontro”, e persino nella citazione scelta del la Dickinson, Il dolore ed i monti e l’eterno, citazione in cui l’idea di eterno sembra essere in contraddizione con la natura dell’uomo, in realtà. Si tratta, a proposito di citazioni, di un elemento esplicito che introduce ad un’altra caratteristica di Cinzia Demi, il pulsare della grande poesia sotto la superficie della sua. Le citazioni non sono solo citazioni, bensì parole rivissute dalla propria voce.
Di Caproni s’è già detto, basterà ricordare che, oltre al dato letterario, lo lega alla poetessa l’essere conterranei, di Livorno lui e di Piombino lei, della stessa costa tirrenica e maremmana, fatta di spazi, respiro e profondità. Difficile resistere al desiderio dunque di citarlo frontalmente, guarda caso nel personaggio caproniano più icastico, la madre fidanzata, che si chiama tra l’altro come uno dei personaggi della galleria di Cinzia Demi: «nell’antro del portone/ a guardare Annina stretta/ nello scialletto nero uscire», ricorda la poetessa nella poesia dedicata al poeta e al figlio livornese. Ma, si diceva, molta altra grande poesia pulsa in queste parole, e ancora una volta basterà un esempio a dimostrarlo, tratto da Leopardi. Nel verso “grigio è il cielo/ e senza vento” torna, rovesciato, il ricordo del verso del recanatese tra i più belli della nostra tradizione, e non solo una volta, se in una poesia successiva la Demi ci ritorna: «o buia era la notte/ senza luna». Anche in questo gioco di echi, persino ribaltati, sta uno dei motivi di interesse per questa raccolta.
Il dettato di molte di queste poesie, oltre che per la scelta di un ritmo che s’inserisce nel filone più convincente della poesia italiana, sta anche in una sua certa forza intrinseca. Esempio di questo sono gli incipit, che ci portano senza indugi nel mezzo del discorso. È così importante cominciare bene per la poetessa che, oltre alla memorabilità musicale di questi inizi, vengono usati molti espedienti anche di tipo sintattico per raggiungere lo scopo di dare forza e slancio al canto. Uno dei più frequenti è l’uso del congiuntivo per esprimere un desiderio, un auspicio, una speranza: «fossi almeno un pensiero/scalfirei quelle onde di roccia/ al mattino»; «magari bastasse/ quest’alba che non si scopre/ a svelarmi»; «fosse il mare/ col suo rifiorire/ nell’onda spumosa»; «fosse stata almeno/ una ragazza di strada», come si vede, sono desideri di vita, frammisti ad elementi basilari: la roccia, il mare, e dell’origine, con la presenza più volte dichiarata del mattino e dell’alba. Poesia come espressione del desiderio di vita, dunque, di una resistenza all’effimero verso l’eterno, in un tempo che vorrebbe raccogliere tutti i volti perché, come recita un’asciutta e per nulla ideologica poesia dedicata ad Eluana Englaro: «fosse il giorno di un solo minuto/ non potrebbe non essere vissuto».
Gianfranco Lauretano
—-
(Dalla prima sezione del libro: Tempi e incontri)
.
Il ricordo è una forma di incontro.
Kahlil Gibran, Aforismi
.
come passerà in fretta
questo tempo
come sarò poca cosa
quando mi volterò
a guardare
.
eppure quanto
intensamente lo vivo
e lo sento
come un frinire di cicale
ininterrotto vociare
.
di nenie
che cullano
e dicono la vita
*****
si allontana la notte
ormai lieve nei sogni
e piccoli passi di luce
sono specchio coscienza
a volte presenza
.
ho incontrato un amico
in quel gioco di ombre
fermava la sua bicicletta
si guardava intorno
(a quell’ora del giorno)
.
come amante per strada
che aspetta segnali
in filari di campo arginato
da vitigni d’aleatico
in viatico di settembre
.
portò l’amore
e tornò più forte
come vento di tramontana
dall’infanzia lontana
in eco di dolore
.
alla sera vidi giochi corse
compagni e una rosa
una piccola rosa
come grembo di terra
custode di vita
*****
è nelle zolle
perle di verderame
cangiare d’ulivi
e biancospino candore
è nel calore di mimosa
.
è nel prunalbo
stemprato di mare
e vendemmie
che sta il mio cuore
e che preme
.
come piede
che affonda la zappa
come schiena ricurva
e sudore che bagna
le mani callose
.
a svoltare
la sabbia e l’argilla
a rimettere il seme
su quel solido posto
per un nuovo raccolto
.
che riaffondi radici
che ridia le memorie
come storie e conforto
come terra di padre
ancora nel volto
*****
Diventa mio padre, portami
per la mano
dov’è diretto sicuro
il tuo passo d’Irlanda.
Giorgio Caproni, Il muro della terra
c’è un’erba più verde
bagnata come pianto
in questa primavera
sembra il canto
dei tuoi giovani anni
figlio dei vent’anni
.
figlio dei giorni bui
piovosi
e dei cieli immensi
subito sereni
luminosi da non guardare
figlio che non inganni
.
figlio degli affanni
e del tempo che ride
beffardo e per incantamento
nell’azzardo
ti porta altri orizzonti
figlio dei tramonti
.
figlio degli incontri
figlio tra la gente
come pietre di sorgente
acqua smarrita
ma donata ritrovata
figlio della vita
.
anch’io mi sono vestita
di verde
ma più chiaro
come il giorno
che Maria ti sorrise
che ti mise nelle mie mani
.
figlio del domani
che ancora stringo
in un abbraccio
che non so lasciare
non mi rimproverare
figlio che devi andare
*****
(Dalla seconda parte del libro: Voci e incontri)
Sembrami d’aver tra le dita la stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.
Sibilla Aleramo, Momenti 1912-1920
.
fosse stata almeno
una ragazza di strada
con le labbra rosse
umide di rugiada
avrebbe magari sorriso
.
magari di niente
o all’incontro con la gente
in quel cielo nuovo
nella terra bagnata
sacrificata dei marciapiedi
.
invece erano illusioni
come unghie rotte
brevi congedi
e botte ammassati
sul carro merci
.
a passare
quei lividi confini
come balocchi vecchi
per bambini
e mani di sangue
.
a strappare
quella carne sola
infamante come il freddo
finita l’amicizia
su un tappeto d’immondizia
*****
(Dalla terza parte del libro: Figure e incontri)
a Eluana
.
polvere d’oro nelle mani
e respiro finalmente libero
così guardi il rumore
ormai cessato
intorno a te
.
guardi l’egoismo
che non ti ha protetta
non ti ha retta
in quel soffio di seta
alla vita
.
guardi chi ha ceduto
per paura
incapacità furente
che annebbia la mente
dei più
.
altri olocausti
vengono in mente
e inutili corpi sconfitti
nel libro dei rimorsi
anche il tuo nome
.
non nelle pagine ormai famose
di chi ha scambiato
la fama per la vita
la noia per l’amore
l’onore col dolore
.
fosse il giorno di un solo minuto
non potrebbe non essere vissuto
—
Cinzia Demi è nata a Piombino (LI), lavora e vive a Bologna. E’ operatrice culturale, poeta,
scrittrice e saggista.
Ha pubblicato: “Il tratto che ci unisce” (Prova d’Autore, Catania 2009); “Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia” (Albatros, Viterbo 2010); “Caterina Sforza. Una forza della natura fra mito e poesia” (FARAEditore, Rimini 2010); “Incontri e Incantamenti (Raffaelli, Rimini 2012); “Ersilia Bronzini Majno. Immaginario biografico di un’italiana tra ruolo pubblico e privato” (Pendragon, Bologna, 2013 ).