Antonio Preziosi, “Radiocronaca di una crisi”

Appuntamento

“Radiocronaca di una crisi” di Antonio Preziosi, Rai Eri 2013, Presentazione a Roma, mercoledì 4 settembre 2013 ore 19.00, all’isola Tiberina, con Antonio Catricalà

Qual è il ruolo giocato dall’informazione negli ultimi anni? È questa la domanda da cui si parte per capire il peso dei media in campo economico. Vizi e virtù di una professione che si propone di raccontare i fatti in modo chiaro e completo, in grado di condizionare i comportamenti sociali. Se l’occhio di bue dell’informazione non avesse illuminato la crisi e non l’avesse spiegata ad ogni cittadino, questa sarebbe finita nell’oblio e sarebbe diventata ancora più drammatica e pericolosa. L’informazione è dunque, anche e soprattutto, uno strumento di alfabetizzazione per rendere consapevoli i cittadini e i loro comportamenti. Offrire la “cassetta degli attrezzi” per comprendere e utilizzare le misure che possono aiutare a superare la crisi significa incidere sulla realtà, sul passaggio dalla crisi finanziaria alla ripresa economica.Un’analisi che ci porta verso una nuova Europa: riorganizzazione della politica, della pubblica amministrazione, del bilancio dello Stato, delle attività produttive pubbliche e private e soprattutto di un sistema di welfare “europeo” che non viva l’interesse nazionale come un limite. Un’agenda politica che supera i confini nazionali e che, scavalcando le barriere delle ideologie, guarda davvero al bene comune di tutti.

Premio Campiello 2013

Appuntamento

La 51esima edizione del Premio Campiello, promosso e organizzato dal 1962 dagli Industriali del Veneto, entra nella settimana conclusiva.
Venerdì 6 settembre dalle ore 19.00 nelle storiche sale del Casinò di Venezia, Ca’ Vendramin Calergi, si svolgerà l’ evento di gala dedicato agli autori finalisti, selezionati il 31 maggio scorso a Padova, che riceveranno il Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati.

Saranno premiati: Giovanni Cocco con La caduta (Nutrimenti), Valerio Magrelli con Geologia di un padre (Einaudi), Beatrice Masini con Tentativi di botanica degli affetti (Bompiani), Ugo Riccarelli con L’amore graffia il mondo (Mondadori) e Fabio Stassi con L’ultimo ballo di Charlot (Sellerio) di Fabio Stassi. Continua a leggere

La street art invade Piazza del Duomo a Firenze

Piazza Duomo a Firenze da oggi diventa teatro di una performance artistica unica nel suo genere.
Il grande spazio 10x7m riservato alle affissioni pubblicitarie diventa una enorme tela, dove 3 artisti realizzeranno un’opera di street art ‘live’, sotto gli occhi dei fiorentini e dei turisti, con una performance che li vedrà cimentarsi in acrobatiche evoluzioni a oltre 10 metri da terra. Per la realizzazione dell’opera verranno utilizzati oltre 500 spray di tutte le sfumature di colori e diverse piattaforme aeree.

Iniziata questa notte, verrà completata nella notte tra il 3 e il 4 settembre. Da mezzanotte alle sei del mattino la notte fiorentina sarà animata da una performance unica, mai realizzata prima in un centro storico italiano. Continua a leggere

Seamus Heaney, “Lì fui, io nel luogo e il luogo in me”

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A Seamus Heaney
di Luigia Sorrentino

Il 16 maggio 2013 ho incontrato a Roma per un’intervista televisiva per Rai News 24 il poeta Nordirlandese Seamus Heaney, uno dei più grandi del mondo, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, in residenza  all’American Academy.  

Nell’intervista che vi ripropongo integralmente, Heaney racconta la sua storia di poeta: durante gli anni Sessanta ha lavorato come insegnante e poi come Lettore alla Queen’s University di Belfast.  Heaney ha specificato che i suoi primi tre libri di poesie sono stati scritti durante quel periodo. Sorpendentemente nell’intervista Heaney ha precisato che nonostante quei suoi primi tre libri, egli non si sentiva ancora poeta, anche se altri gli dicevano che lo era.

Nel 1972 Seamus Heaney lascia Belfast e si trasferisce con la famiglia a County Wicklow, nella Repubblica d’Irlanda. Nella video-intervista il poeta racconta del periodo della guerra e dei Troubles (i disordini) nell’Uslter, l’Irlanda del Nord. Citando il suo predecessore,  William Bulter Yeats, Heaney  ha detto che il “compito del poeta è quello di condensare in un unico pensiero realtà e giustizia“, anche se l’ha definito “un’istruzione impossibile da seguire”.

 
Heaney ha poi fatto riferimento a un altro suo grande predecessore, il poeta polacco Czesław Miłosz, che in una delle sue poesie si chiede: “Qual è il compito della poesia se non riesce a salvare una nazione o un popolo?”

Una risposta diametralmente opposta ma altrettanto convincente secondo Heaney la da’ il poeta russo Joseph Brodsky che diceva: “Se l’arte ci insegna qualcosa è che la condizione umana è privata“.

Secondo Heaney la poesia deve trovare la sua dimensione tra questi due opposti: il porsi costantemente la domanda “qual è il compito della poesia?” e al tempo stesso esprimere la propria condizione umana – privata

E ancora: Heaney nell’intervista ha detto che “la lingua che si parla nell’isola di Smeraldo, in Irlanda, è storia che si è solidificata. Innanzitutto è la storia di una lingua perduta, il gaelico, divenuto dal XVII secolo in poi, l’inglese, ma non solo… anche lo scozzese, con l’arrivo dei coloni presbiteriani sempre nel secolo XVII”.

Il villaggio nativo di Seamus Heaney, in Irlanda del Nord, si chiama Anahorish, (ndr. titolo di una sua poesia contenuta in District & Circle) che in lingua gaelica significa “luogo delle acque limpide”. Ed Heaney era proprio come il suo luogo d’origine, limpido, semplice, disponibile, generoso.

E quando, quasi alla fine dell’intervista, gli ho chiesto se temeva la morte, egli ha risposto: “Penso di non aver più paura della morte. Ritengo che la letteratura mi abbia aiutato. La mitologia mi ha aiutato“.


Seamus Heaney: A Tribute by Karl Kirchwey

Ray Givans, “Tolstoj innamorato”

Letture

COLLANA SNÁTHAID MHÓR – Poesia irlandese contemporanea

RAY GIVANS, Tolstoj innamorato, Edizioni Kolibris, € 15,00

Nota e traduzione di Chiara De Luca

Ray Givans è un poeta di cui risulta estremamente difficile parlare. Almeno a poca distanza dal momento in cui hai attraversato e vissuto la sua poesia per la prima volta, per poi chiudere il libro ed entrare nel buio della stazione a notte fonda. Dove, come all’uscita dalla metamorfosi di uno splendido viaggio, ti ritrovi senza parole per narrarlo e ripercorrerlo, per restituirlo nel modo adeguato a chi è rimasto a casa e invogliarlo a partire, riproponendo tutti gli stadi di trasformazione che hai affrontato nelle sue tappe. Dopo aver attraversato Tolstoj innamorato, il lettore si ritrova infatti esausto e colmo del vortice di volti, colori, suggestioni cui non sa restituire l’ordine e la forma originaria, né collegarvi esattamente l’emozione, il sentimento, l’impressione che hanno singolarmente generato in lui. Continua a leggere