Letture
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Francesca Serragnoli è nata a Bologna nel 1972, dove si è laureata in Lettere Moderne. Ha lavorato presso il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, e attualmente fa parte del direttivo. Suoi testi di poesia sono apparsi nelle antologie “I cercatori d’oro”, a cura di D. Rondoni (Forlì, La Nuova Agape, 2000); “Nuovissima poesia italiana”, a cura di M. Cucchi e A. Riccardi (Mondadori, 2004); “Mosse per la guerra dei talenti”, a cura di Marco Merlin (Fara Editore, 2007); “La stella polare”, a cura di D. Brullo (Città Nuova, 2008); “Jardines secretos, Joven Poesìa Italiana, a cura di E. Coco (Sial, Madrid, 2008) e su varie riviste. Continua a leggere
Monthly Archives: aprile 2014
Pio Monti, Martedì Critici
Evento a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti
con la collaborazione di Sara De Chiara, Maria Elisa Giorgi e Francesca Peligra
Opening martedì 15 aprile 2014 alle ore 19.00
MACRO, via Reggio Emilia 54, Roma
Sala Cinema
Ospite del terzo appuntamento della nuova stagione primaverile dei Martedì Critici sarà Pio Monti (Macerata, 1941). L’incontro, che seguirà l’ormai consueta formula dell’intervista pubblica condotta da Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti ogni martedì a ospiti diversi, si svolgerà presso la sala cinema del Museo MACRO. Continua a leggere
Brodskij, una poesia contro il nucleare
«Il futuro»
Alti venti stratosferici col loro fischiettio giovanile.
Una nuvola bianca come il pensiero, in cerca dell’umanità.
«Oh, dove te ne voli?» fece il missile al missile,
Avanti non c’è nulla e nulla c’è dietro.
di Iosif Brodskij
(trad. Nicola D’Ugo 2004)
Pubblicata sul New York Times il 20 dicembre 1984.
L’originale è qui:
http://www.nytimes.com/books/00/09/17/specials/brodsky-future.html
Gandolfo Cascio, su “Olimpia”
Il compito del poeta è quello di darci la mano
di Gandolfo Cascio
Ολυμπία è la città che organzizzava e dove si svolgevano i giochi olimpici. Olimpia era, però, anche sede di templi e teatri, fatto che testimonia che fu anche luogo di culto e di una certa importanza culturale. Il locus è, cioè, allo stesso tempo un luogo chiuso, conclusus, ma anche aperto ad accogliere chi arriva da fuori – purché con uno scopo bene preciso –. Certo che Luigia Sorrentino è consapevole di questa realtà e pare che vi si sia avvicinata con determinazione e senza insolenza. Già da una prima lettura si nota come l’approccio sia cauto e rappresentato in forma di ‘progresso’, dell’avanzamento verso, e attraverso, degli spazi reali: ‘L’antro’; ‘L’atrio’; ‘Il giardino’; ‘Il lago’. Questi luoghi si attraversano in modo, diciamo, orizzontale, per poi superarne i confini per poi scendere (‘La discendenza’). Continua a leggere