Lorella Serni, “Le mani addosso”


le-mani-addossoLe mani addosso
, è un monologo scritto da Paola Nepi interpretato da Lorella Serni per la regia di Tiziano Trevisiol.

Lo spettacolo andrà in scena  venerdì 11 settembre nella Piazza del Duomo di Pontassieve
(Assistente alla regia – elaborazione foto-video Massimo Carroccia, disegno luci: Lorenzo Castagnoli).

“Immagino che quando avrete assistito alla rappresentazione teatrale ricavata da questo testo, e l’ultima parola sarà stata detta, vi scoprirete a non sapere dove mettere le mani, a nasconderle da qualche parte, come le ragazzine timide che si mangiano le unghie e si allungano le maniche sulle dita. Solo un momento, poi batterete le mani. Tutto ricomincia sempre.”

Adriano Sofri

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La messa in scena restituisce la condizione fisica di immobilità contrapposta al movimento agile della mente e delle parole di Paola, il mondo attorno a un letto, suoni e immagini che si fondono e si confondono in esso. “In un passaggio dello spettacolo, sulle note della Passione secondo Matteo di Bach s’imprime a fuoco la voce dell’attrice, Lorella Serni, più che mai autentica nella sua forzata staticità fisica. Suoni potenti immersi in una scena-simbolo: l’immagine corporea fissa e pulsante…mentre intorno ruotano schegge di mondo. Un set-visuale che emana sacralità e pudore.” Continua a leggere

AL MAXXI A LEZIONE DI YOGA E MEDITAZIONE

yogaPrimi appuntamenti:

Sabato, 5 settembre 2015, ore 9.00: Jayadev Jaerschky, ananda yoga
Domenica 6 settembre 2015, ore 9.00: Dario Doshin Girolami, meditazione

Per maggiori informazioni: www.fondazionemaxxi.it

Ogni weekend per tutto il mese di settembre, 8 appuntamenti con 8 grandi maestri,.

In linea con i più grandi musei del mondo che hanno aperto le porte a questa disciplina (dal MOMA  di NY al Museu Nacional d’Art de Catalunya di Barcellona), dopo aver partecipato lo scorso 21 giugno alla Giornata Internazionale dello Yoga indetta dall’Onu, per il terzo anno il MAXXI  accoglie dunque e integra pubblici diversi offrendo l’opportunità di partecipare a un nuovo modo di vivere il museo unendo energia e creatività. Continua a leggere

Giuliano Ladolfi, “La poesia del Novecento: dalla fuga alla ricerca della realtà”

LADOLFI_2PRESENTAZIONE DELL’INTERA OPERA

Dopo più di vent’anni di studio Giuliano Ladolfi presenta in un’opera organica i saggi pubblicati sulla rivista «Atelier» dedicati alla poesia italiana dal Novecento ai nostri giorni.

Per la prima volta viene tentata la titanica impresa di conferire linee di comprensione ad un fenomeno sfuggente a causa della difficoltà ad essere inquadrato in categorie. L’autore, infatti, avverte la necessità che la sua interpretazione venga supportata da due elementi fondanti: una personale concezione estetica e una visione che dallo sviluppo della civiltà trovi linfa e motivazioni.

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Voce giunta con le folaghe

montaleEugenio Montale scrive “Voce giunta con le folaghe” nel 1947. La poesia fa parte della raccolta “La bufera e altro” pubblicata nel 1956 con l’editore Neri Pozza e con Mondadori, l’anno successivo. 
I luoghi di “Voce giunta con le folaghe” sono le Cinque Terre. Il poeta si reca sulla tomba del padre, nel cimitero di Monterosso.
Nella poesia “circolare”, la voce di Montale ritrova e si congiunge a quella del padre, che voce non ha più, ma che si trasforma, nella memoria del poeta, in immagini precise, dettagliate, forse visioni che segnano gli ultimi giorni di vita del genitore:  “Eccoti fuor dal buio che ti teneva, padre”, “erto ai barbagli, senza scialle e berretto“.

Il particolare assordante di questi versi, letti da Luigia Sorrentino, è determinato proprio dal perenne moto circolare che compiono le due ombre, l’una nell’altra. L’ombra del poeta sulla tomba, non ha più peso dell’altra ombra. L’ombra è fidata, è il muto che risorge, che scorpora l’interno fuoco. E’ poesia religiosa, sembra uscita da una scrittura solenne e sacra: “L’una forse / ritroverà la forma in cui bruciava amor di Chi la mosse e non di sé /”, amor di Chi la mosse è l’amore divino, del Dio che ha generato l’ombra. Quale delle due ombre torna a bruciare nell’amore di Dio? Non è dato saperlo. Sappiamo che l’ombra è viva, mentre l’altra è riluttante, ma le due ombre sono insieme, l’una nell’altra. Si può pensare che entrambe tornino nella luce di Chi le ha generate dopo aver abitato il vuoto, fino al tempo del colmarsi, del ritrovarsi.

Claudio Pasi

claudio_pasiA cura di
Luigia Sorrentino
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Nota di Alessandro Fo  

Tutta la lirica di Claudio Pasi è un’articolazione musicale di una profonda pietas. È segnata cioè da un costante e innamorato rispetto di un passato che corre dall’antichità classica al cerchio dei luoghi in cui è cresciuto l’autore. Il ‘narratore onnisciente’ – che però conquista spesso la sua scienza con un paziente lavoro d’archivio su sperdute fonti – guarda a oggetti anche piccoli o storie molto ‘minori’ del passato con una proiezione nostalgica che chiama tutto a nuova vita, in un concerto di melodie per lo più regolate su elegantissimo endecasillabo. Lo si coglie bene in queste ‘fughe’ su ricordi di guerra. Nulla di eclatante sul piano della grande Storia che travolse il Mondo: ma minimi, delicati frammenti di quello stesso mondo travolto, studiati con infinita partecipazione, e consegnati, nel loro breve respiro, alla universale, commossa memoria della poesia.

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