Lorenzo Chiuchiù

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Lorenzo Chiuchiù è nato a Perugia, dove risiede, nel 1973. Ha pubblicato studi su Hoffmann, Hölderlin, Baudelaire e Char in «Estetica» (Il Melangolo) e «Davar» (Diabasis), e un saggio in Sergio Quinzio, il messia povero (Diabasis, 2004). Continua a leggere

Wallace Stevens, “The house was quiet and the world was calm”

Wallace Stevens

Wallace Stevens

Nota di Marco Marangoni

The House was quiet and the world was calm.

La poesia appartiene alla raccolta del 1946 , “ Transport to Summer”. Il tema della raccolta porta a pensare a un moto di trasposizione, per metafora, verso…la pienezza della Realtà-Estate. Dopo il conflitto della seconda guerra mondiale -ma non solo: il tempo posteriore di una ricucitura appartiene comunque alla poetica stevensiana: “ like weather after it has cleared” scrive in Artficial populations di Opus posthumous, 1957 – la quiete viene raggiunta per il “trans-port” specifico. Qui Stevens riscrive il topos del ritorno, individuando la quiete, come dimensione pro-dotta dal fingere poetico: che si pensa comunque non arbitrario, ma aderente ad una necessità onto-cosmo-logica. Continua a leggere

Nadia Murad, irachena-yazida fuggita dalle torture dell’Isis è la “Donna dell’anno”

TITOLO: AOSTA, LE FINALISTE DEL PREMIO INTERNAZIONALE LA DONNA DELL?ANNO 2016, + nome che c?è nella foto.Il Premio internazionale ‘Donna dell’Anno’ è stato assegnato a Nadia Murad Basee Taha, irachena di origini yazide fuggita dalle torture dell’Isis e ora impegnata contro i genocidi. A lei sono andati i 25 mila euro che dovranno essere destinati alle attività che hanno determinato la candidatura.

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Filippo Strumia, “Marciapiede con vista”

978880622747gra

Dalla quarta di copertina

La prima poesia della nuova raccolta di Strumia è una precisa dichiarazione d’intenti: «Flesso appena in un inchino | si congeda dai lampioni | anche l’ultimo passante. | E là dove non siamo | la parola cede al sasso, | il luogo torna ciò che è». L’intento di Strumia è proprio quello di raccontare quel sasso quando l’uomo non lo guarda piú, quando le categorie umane per percepirlo si sono dissolte. È un paradosso, perché ovviamente – Kant insegna – la realtà che possiamo descrivere è conformata alle nostre categorie di pensiero, ma alla poesia si chiede proprio, attraverso paradossi e metafore, di operare qualche miracolo, se no a che cosa serve? E dunque i versi di Strumia si aggirano nelle varie sezioni come in uno scenario homeless (Cartacce, Gatti, Panchine…). Una vista rasoterra, piú bassa di una testa umana, per immaginare una realtà diversa, forse piú vera. Strettamente intrecciato a questo percorso e incredibilmente non in contraddizione con esso, il libro è anche un resoconto esistenziale e si conclude con la sezione Tombini (che evoca tombe) in un dialogo con i propri morti e in diverse immagini di fine corsa. Il tutto versificato in un ritmo incalzante, prevalentemente ottonario, spezzato ogni tanto da un improvviso cambio di metro, da una dissonanza, da un’aritmia, forse da una sincope, un’assenza temporanea, ed è spesso lí, proprio in questa pausa di coscienza, che si concentra lo scavo di Strumia, il suo sguardo alternativo sul mondo. Continua a leggere