“Regni”, di Daniele Piccini

Dalla Nota di Antonio Prete

Questo di Daniele Piccini è un libro poetico. L’affermazione non è tautologica: molti libri di versi non hanno a che fare con la poesia. Mentre Regni nel suo stesso respiro è un libro poetico. Perché fa della parola il campo dove l’assente prende figura e ritmo, dove il visibile mostra il suo confine, cioè l’enigma. E fa dello sguardo sul già stato la soglia di un’interrogazione sul vivente, sulla sua terrestre odissea, sul suo legame sull’apparire e sulla sparizione. […]

La poesia, nello svolgersi di queste sequenze o stanze, è nel guardare l’esistenza – il suo rivelarsi in apparizioni e in mancanze, in presenze e assenze – di qua da un velo è la percezione del tempo come una sostanza che penetra in tutto, e mostra di sé specialmente il vanire, il perdersi nell’ombra dell’irreversibile, dell’impossibile ritorno. […]

L’attesa e l’addio hanno una funzione di rilievo in questi versi. Che sembrano dialogare con la poesia di Luzi, anche in certi movimenti dubitativi e nell’accamparsi di certe voci, in particolare con il Luzi di libri come “Dal fondo delle campagne” o “Per il battesimo dei nostri frammenti”. La poesia è sempre dialogo con la poesia. […]

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Eleonora Rimolo, “Temeraria Gioia”

Eleonora Rimolo

Nota di Giovanni Ibello

Può una gioia insolente essere iconografia dell’autodistruzione? Questo è l’audace proposito di “Temeraria Gioia” (Ladolfi, 2017), il terzo lavoro in versi della poetessa salernitana, Eleonora Rimolo (classe 1991).
Contrariamente alle aspettative, la poesia della Rimolo è permeata da un forte senso dell’etica: penso al poeta-samurai che non scende a compromessi, che non teme l’harakiri, l’estremo sacrificio dei vinti. Continua a leggere

Arnaut Daniel di Pietro Tripodo venti anni dopo

Pietro Tripodo

A distanza di venti anni si ripubblicano le traduzioni del corpus poetico del trovatore provenzale Arnaut Daniel eseguite dal poeta Pietro Tripodo.

di Carlo Pulsoni

Ho conosciuto Pietro tanti anni fa grazie a Paolo Canettieri. Mi capitava di assistere alle loro infinite discussioni su come tradurre quel verso o quel lemma arnaldiano. A volte vi intervenivo. All’epoca studiavo i problemi attributivi della lirica provenzale, e credo di essere il responsabile dell’inserimento nel volume anche del corpus apocrifo del ‘miglior fabbro’. Mi piace ricordare una conversazione che ebbi con Pietro su Dante e sul numero 9. Pietro era affascinato da questa costruzione dantesca: il 9 come massima espressione dell’amore divino, in quanto ha come radice quadrata il numero tre, la Trinità. Continua a leggere

I racconti di Sebastiano Vassalli

Sabato 20 maggio 2017 alle 14.30 al Salone del libro di Torino (Spazio Incontri) la casa Editrice Interlinea festeggia i 25 anni ricordando un grande scrittore e amico, Sebastiano Vassalli, con un volume, I racconti del “Mattino” a cura di Salvatore Violante, racconti mai raccolti prima in un volume. Un grande scrittore e un piccolo editore: Vassalli e Interlinea, 25 anni di libri.

Saluti di
Roberto Cicala e Carlo Robiglio

Interventi e letture di
MAURO BERSANI
GIOVANNA IOLI
STEFANO IZZO
MICHELE ROSSI
GIOVANNI TESIO

Con intervista-video allo scrittore ANTONIO D’ORRICO. Continua a leggere

LA FESTA, IMMAGINI DELLA MEMORIA, DI RAFFAELE DE MAJO

Nota di Roberto De Simone

Del mirifico catalogo di Raffaele De Majo

Stupito dalla dovizia di notizie, di documenti, di date, di citazioni profuse con lucida innocenza nella presente pubblicazione, chiamai Raffaele al telefono: – Scusami Raffaele, quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro?
Ed egli, candidamente: – Ho iniziato a scriverlo meno di un anno fa.
Restai basito. A una qualsiasi persona – giornalista, scrittore, antropologo – non sarebbero bastati tre o quattro anni di ricerche d’archivio, di consultazioni librarie, a meno che egli non avesse già acquisito tali materiali nel corso di una sua specifica attività congiunta ad interessi relativi alla tradizione. E per tradizione qui ci si riferisce a quel generico quid, a quella spinta irresistibile e misteriosa che allo scadere di un tempo rituale, metastorico, invade l’io, spogliandolo di soggettività per immergerlo nell’onirico flusso dell’io collettivo, di quella cullante oggettività che vi rende goccia d’acqua nell’oceano dei sogni di tutti. Continua a leggere