Cinzia Marulli, “La casa delle fate”

Nota dell’autrice

Per circa due anni ho portato avanti un laboratorio di poesia all’interno di una casa di riposo per donne anziane. Un’esperienza che mi ha fatto conoscere da vicino la condizione della terza età, forse quella meno privilegiata, più afflitta da problemi fisici e di malattia. Le case di riposo sono luoghi dove esistono situazioni di solitudine se non addirittura di abbandono da parte di figli e parenti lontani, ma anche di figli costretti a causa degli impegni lavorativi a “ricoverare” i propri genitori non più autosufficienti o totalmente invalidi. Sono situazioni complesse, ingiudicabili, che evidenziano una condizione difficile che andrebbe gestita con grande umanità. L’idea di questo laboratorio è nata spontanea dopo un breve ricovero di mia madre presso una di queste strutture, ricovero al quale sono dovuta ricorrere perché nessuna clinica riabilitativa pubblica aveva accettato di curarla a seguito di una frattura gravissima. In questo luogo, che mia madre stessa chiamò “la casa delle fate”, ho potuto offrirle una riabilitazione che l’ha portata a camminare di nuovo, piccoli passi, ma dall’enorme significato per una persona che si ritrova a vivere con un corpo morto e alla quale sono preclusi i più piccoli e umili gesti della quotidianità. Continua a leggere

Maurizio Cucchi, “Paradossalmente e con affanno”

Approda in questa collana uno dei massimi poeti italiani contemporanei.

Il libro è bifronte: da un lato la prima raccolta poetica di Maurizio Cucchi (1963-1969), finora mai pubblicata interamente; dall’altro un recentissimo prosimetro intitolato La sciostra (in milanese «magazzino»): un vagabondaggio per luoghi milanesi poco noti che trova il suo punto focale in una vecchia casa sul naviglio della Martesana, diventata col tempo un magazzino abbandonato.

La prima parte è uno sguardo in avanti, un atteggiamento di attesa («Aspetto che un soffio gelido / si trasformi in spiffero », «Date tempo al tempo», «Ansiosamente attendo») tra ironia e sfoghi di violenza immaginata che richiamano i coevi Pugni in tasca di Bellocchio.

La seconda è, per così dire, un’attesa del passato, una ricerca di percorsi umani perduti nei mutamenti di una città e di una società attraverso tracce fisiche, luoghi, oggetti, che si fanno intensamente simbolici. L’incrocio dei due sguardi produce uno strabismo che fa intravedere il senso del tempo, oltre che sintetizzare il percorso poetico di tutta una vita. Continua a leggere

Marino Magliani, “L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi” e “La ricerca del legname”

 di Giovanni Agnoloni

L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi (Exorma, 2017) è un romanzo che viaggia su molteplici piani spaziali, temporali e di identità. Marino Magliani, fedele a un tema – la lontananza e il perdersi in un incessante viaggiare – che è il Leitmotiv di gran parte della sua produzione letteraria, fluttua qui tra il pretesto narrativo di un traduttore immerso nelle asettiche strade della sua cittadina di residenza, IJmuiden, in Olanda (e in particolare di Zeewijk, il suo quartiere, già al centro di Soggiorno a Zeewijk, Amos Edizioni 2014), le vicine dune della spiaggia sul Mare del Nord e dettagli della sua vita reale, nella Liguria dov’è nato e nei tanti posti del mondo che ha toccato nel corso della sua esistenza.

L’Italia e i Paesi Bassi sono i due poli estremi, ideali e al contempo concreti, tra i quali si articolano tappe e fotogrammi attinti al passato dello scrittore, rifiltrati nel vissuto del suo alter ego letterario, sovrapposti e miscelati fino all’indistinguibilità. La nascita in un paese dell’entroterra di Imperia, nella paradossale sede di un ricovero per anziani, l’infanzia segnata dalle mosche in cucina, dalla presenza materna e dall’assenza del padre, cameriere stagionale in Costa Azzurra, e poi il militare, con le sue irragionevoli regole, che gli impediscono di andare a trovare il genitore morente – proprio lui che, col suo lavoro di lunghe trasferte, aveva introdotto nella mente del figlio, fin dalla più tenera età, l’idea della distanza. E ancora, crescendo, i viaggi verso una molteplicità di mondi indeterminati – un angolo remoto di Argentina, la Costa Brava di plastica e l’Olanda piatta e anestetica, con quei moscerini giunti dal Giappone su un cargo un numero imprecisato di anni prima e ambientatisi sulle rive del freddo mare nordico – portatori di un’idea molto speciale di esilio. Continua a leggere

VOLA ALTA PAROLA 2017


 

Torna per il quarto anno, presso la biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Vola alta parola, rassegna poetica curata anche quest’anno dal poeta e recensore culturale Guido Monti.

Inaugurerà la rassegna organizzata dalla Fondazione palazzo Magnani venerdi 23 giugno ore 21.30 uno tra i più stimati poeti inglesi Jamie Mckendrik in dialogo con Massimo Bacigalupo, seguirà venerdi  col suo nuovo libro, Madre d’inverno, Vivian Lamarque, mercoledì 5 luglio lo scrittore ed editore tedesco Michael Kruger parlerà del suo percorso poetico con Luigi Forte e chiuderà con un reading dal suo ultimo libro, Fatti vivo, il 14 luglio la poetessa Chandra Livia Candiani. Quattro incontri di poesia, dunque, per far riflettere il pubblico sull’importanza di questa arte come strumento anche di coesione e ricchezza linguistica di una comunità in un momento di alta disgregazione sociale dovuta anche ad una sempre più spiccata approssimazione ed ignoranza linguistica. Ecco Vola alta parola si propone in questo nuovo ciclo di incontri come sempre di rimettere al centro l’uomo, la sua spiritualità, il momento della condivisione, nel tempo del cieco individualismo e della facile ideologia. Continua a leggere