In palio, come nelle scorse edizioni, la pubblicazione in volume dei primi dieci racconti e 1.000,00 euro per il vincitore. Per partecipare c’è tempo fino
al 30 luglio 2018.
Monthly Archives: maggio 2018
Join the Dots/Unire le distanze
Nell’estate 2018 Imago Mundi arriva a Trieste: dal 29 maggio al 2 settembre, la mostra “Join the Dots/Unire le distanze” sarà ospitata nel Salone degli Incanti, ex Pescheria, lo splendido spazio espositivo cittadino affacciato sul mare.
“Join the Dots/Unire le distanze” è un’esposizione di 40 collezioni: è un invito a unire i puntini, percorrendo il filo rosso che unisce le 40 raccolte in mostra. Trieste, da sempre centro di scambi di idee e commercio, è il punto di partenza per un itinerario di terra e di mare, che porta dalle coste del Mare del Nord alla leggendaria Baghdad, dall’assolato Marocco alle steppe danubiane, dalle spiagge baltiche al deserto del Negev. Il tutto, grazie al caleidoscopio di immagini offerto dalle opere di oltre 6300 artisti.
“Join the Dots/Unire le distanze” è pensata come work in progress. Durante il corso dell’esposizione, alle collezioni Imago Mundi si affiancheranno installazioni, interventi artistici ed eventi realizzati in collaborazione con diversi partner, per suscitare una riflessione su tre temi: il rapporto tra identità e alterità, la relazione tra natura e progresso e quella tra materiale e immateriale. La mostra si trasforma quindi in laboratorio dedicato alla diversità culturale che caratterizza il particolare spazio comune creato al Salone degli Incanti.
Paesi/collezioni in mostra: Albania, Algeria, Austria, Belgio, Bosnia E., Bulgaria, Campania, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Grecia, Iraq, Israele, Italia, Kosovo, Libano, Libia, Lituania, Macedonia, Marocco, Montenegro, Paesi Bassi, Palestina, Polonia, Portogallo, Rep. Ceca, Romania, Serbia, Sicilia, Siria, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria. Continua a leggere
In memoria di te, Carlo Porta

Ritratto del poeta milanese Carlo Porta (1774-1821), in un pastello del Bruni (1821)
Sissignor, sur Marches, lu l’è marches,
marchesazz, marcheson, marchesonon,
e mì sont el sur Carlo Milanes,
e bott lì! senza nanch on strasc d’on Don.
Lu el ven luster e bell e el cress de pes
grattandes con sò comod i mincion,
e mì, magher e biott, per famma sti spes
boeugna che menna tutt el dì el fetton.
Lu senza savè scriv né savè legg
e senza, direv squas, savè descor
el god salamelecch, carezz, cortegg;
e mì (destinon porch!), col mè stà sù
sui palpee tutt el dì, gh’hoo nanch l’onor
d’on salud d’on asnon come l’è lu.
Lei è marchese, sì, signor Marchese,
marchese, marchesotto, marchesone;
io so il signor Carlo milanese
e basta, senza briciola di Don.
Lei si fa lindo e bello e prende peso
grattandosi con comodo i coglioni;
io per campare, magro, in male arnese,
mi faccio il culo in continuazione.
lei senza saper scrivere né leggere,
senza, quasi direi, saper discorrere,
si gode smancerie, vezzi, corteggi;
io qui (porca la sorte!) su quei bei
registri tutto il dì, neanche ho l’onore
d’un saluto dall’asino che è lei. Continua a leggere
Guido Mazzoni, “La pura superficie”

Guido Mazzoni
1. Stevens
Le foglie cadono, noi ritorniamo
al senso ordinario delle cose.
E’ come se fossimo arrivati alla fine
dell’immaginazione, inanimati in un sapere inerte.
E’ difficile persino scegliere l’aggettivo
per questo freddo vuoto, questa tristezza senza causa.
la grande struttura è diventata una casa minore.
Nessun turbante sui pavimenti impoveriti.
Mai come ora la serra ha avuto bisogno di vernice.
Il camino ha cinquant’anni e pende da una parte.
uno sforzo di fantasia è fallito, una ripetizione
nella serialità di uomini e mosche.
Eppure l’assenza di immaginazione doveva
a sua volta essere immaginata. Lo stagno grande,
il suo senso ordinario, senza riflessi, foglie,
fango, acqua come vetro sporco,
esprime un certo tipo di silenzio, il silenzio
di un topo che esce fuori a guardare
lo stagno grande, lo spreco delle ninfee. Tutto questo
doveva essere immaginato come una conoscenza inevitabile
e imposta, come impone la necessità.
Mario Baudino, “La forza della disabitudine”
ARLEQUIN
Tendi a nascondere di te
mia inviolabile
il meglio o il peggio?
Tendi a coprirti con veli colorati
e a sorridere mite
Tendi a creare di te
mia invulnerabile
fughe di prismi e sciabordii di luce
io tasto gli antri e sento
che ci dev’essere almeno un sottoscala
E il mio amore mi dice
che per caso ci sono passato
Tendi a creare di te
mia venerabile
un’alta coerenza e un mito nobile
io annuso profumi
non tutti allineati
E il mio amore scoprirà di te
l’anima più volatile Continua a leggere