Fabrizio Bajec, “La collaborazione”

di Fabio Pusterla

Ecco un libro aspro, tragico e necessario, tutto calato nel presente del lavoro e della civile o incivile convivenza, dove “Non è davvero la vita in sé ad esser sconcia / ma la sua organizzazione sociale selvaggia”. La collaborazione, che funge da titolo e da motivo ricorrente, è qualcosa di acre, in bilico tra sarcasmo sdegnato e rassegnazione di fronte a una sconfitta poiché nella nuova situazione di asservimento che schiaccia o annulla i destini individuali il mondo si presenta quasi esclusivamente “come impresa e sublimazione”, in cui “gli svariati sensi della collaborazione” precipitano in un verso infernale, che fotografa impietoso i nuovi lavoranti: “spingendosi come porci collaborano”. Raccolta dunque politica, nel senso più alto e coraggioso, libro di crudo realismo e riflessione acuminata, in cui Fabrizio Bajec affronta di petto la generale proletarizzazione, e persino l’arretramento contemporaneo alle condizioni ‘iniziali’ del movimento operaio, all’epoca di Germinale, con tutte le conseguenze del caso. “oh voi che ne respirate l’aria / lottate battetevi anche senza vittoria”: così suonano gli ultimi versi di un poemetto, ed è un suono non privo di cupezza, soprattutto se l’epoca delle grandi lotte e delle grandi speranze è alle spalle di tutto questo. Il presente si staglia di fronte a noi come una prigione sconfinata e “il mio avvenire si copre di nebbia e buche”. Continua a leggere

Massimo Morasso, “L’opera in rosso”

Massimo Morasso

di Giancarlo Pontiggia

Anima «dedita al suo fine», giardiniere «in un giardino smisurato», fanciullo heideggerianamente «destinato-a-scrivere», l’io lirico che abita queste pagine sente l’arduo compito che gli è stato affidato: «triturare l’apparenza, / sfondare i limiti del senso», rammemorare al lettore l’unità profonda di spirito e vita, presenza e memoria. Ogni oggetto materiale, ai suoi occhi, si fa simbolo, ravviva «lontananze irriducibili», svela patti, alleanze, l’eden che fu prima della storia, e prima di ogni diaspora, «il quid che unisce rocce a scheletri».

Al pari di un monaco medievale – evocato nella poesia d’esordio – egli sa di non essere che uno strumento di potenze più alte: sul modello sublime dell’opera dantesca, si fa umile scriba, si limita a trascrivere ciò che gli viene dettato. Non gli sfugge la difficoltà del compito, l’irriducibilità della parola, la forza oscura e contraddittoria dei fatti: eppure non rinuncia alla sua caccia spirituale, a invocare i suoi nomi, i suoi luoghi fatali e privilegiati: «il mio giardino / e un bimbo, un arcipelago / in tempesta, e tutto intorno Genova, / scalena e verticale». Nel catino di un’infanzia ormai remota, nelle letture che lo emozionarono un giorno, era già la radice di ogni dopo: l’aurea isola di Stevenson conteneva ben altre mappe, ben altri tesori. Continua a leggere

Contro le mafie i versi di Peppino Impastato

I versi di Peppino Impastato aprono il documentario “Davide e Golia”, il nuovo progetto dell’artista Kyrahm con tappe internazionali.

Chi di noi non conosce l’elogio alla bellezza attribuito dalla sceneggiatura a Peppino Impastato dal film “I 100 passi” di Marco Tullio Giordana? In realtà furono parole che non pronunciò mai, ma che in un certo senso restituiscono la fotografia di una verità che non tutti conoscono: Peppino Impastato fu anche poeta ed è con i suoi versi che si apre il primo video della rassegna “Davide e Golia” un documentario dell’artista Kyrahm per dare voce ai “Peppino Impastato contemporanei” che si oppongono a camorra, mafia ed ‘ndrangheta.

Appartiene al suo sorriso

l’ansia dell’uomo che muore,

al suo sguardo confuso

chiede un po’ d’attenzione,

alle sue labbra di rosso corallo

un ingenuo abbandono,

vuol sentire sul petto

il suo respiro affannoso:

è un uomo che muore. 

Queste le parole di Peppino Impastato, scelte per l’esordio di un lavoro work-in-progress, che sta evolvendo attraverso gli incontri, le storie delle persone, la loro integrità morale, al fine di innescare un messaggio di speranza verso il futuro di questo paese. Chi sono i protagonisti? Jvan Baio, Luigi Leonardi, Daniele Ventura che nel corso dei video si evolveranno in “eroi” del nostro tempo.

“Davide e Golia”: il debutto in Germania e tutte le tappe

La prima parte di questo progetto sarà presentata il 4 dicembre 2018 all’Università di Rostock in Germania con la docente, ricercatrice e performance artist Andrea Zittlau e prevede incontri e partecipazioni collettive anche a Roma con una performance al MACRO il 21 marzo, in occasione della Giornata in Ricordo delle Vittime della mafia, a Napoli con il coinvolgimento dell’Accademia di Belle Arti, a New York con il sostegno di Peter Dolloway. Continua a leggere

Per Antonia Pozzi

Le montagne

Occupano come immense donne
la sera:
sul petto raccolte le mani di pietra
fissan sbocchi di strade, tacendo
l’infinita speranza di un ritorno.

Mute in grembo maturano figli
all’assente. (Lo chiamaron vele
laggiù – o battaglie. Indi azzurra e rossa
parve loro la terra). Ora a un franare
di passi sulle ghiaie
grandi trasalgon nelle spalle. Il cielo
batte in un sussulto le sue ciglia bianche.

Madri. E s’erigon nella fronte, scostano
dai vasti occhi i rami delle stelle:
se all’orlo estremo dell’attesa
nasca un’aurora

e al brullo ventre fiorisca rosai.

Pasturo, 9 settembre 1937