
Mariapia Quintavalla
dalla nota dell’autrice
Andare passeggiando entro gli anni della propria vita, lo sa fare un diario, il narrare, il prosieguo della prosa. Quando si va a capo, con la poesia, si rendono anche stacchi e silenzi, si conchiude, e i frammenti sono liberi o meno di tessersi in immagine o micropoemi. è già stato fatto, in quella tensione all’opera nei miei nove libri di poesia.
Qui: a cominciare da un cuore sconosciuto, l’io sparisce e riaffiora. C’è una vera biografia, come sono storie vere, tutte le altre.
Poi: documenti, da luoghi e tempi; i ritratti di poeti amati e conosciuti e una sezione da China in prosa.
Importante sia che le visioni e i racconti più classici, dalla volontà di precisione all’afflato, a volte metafisico, a volte irriverenti, lascino affiorare la grazia che la prosa persegue, e consente, medium di un viaggio che auguro intrigante. Continua a leggere
 
			 dalla Nota di Fabio Pusterla
dalla Nota di Fabio Pusterla
 Con Dora Pal, la terra, Ida Travi procede nella sequenza poetica avviata con Tà – poesia dello spiraglio e della neve e proseguita nel tempo attraverso tre libri. In queste raccolte Ida Travi mette a fuoco la sua personale poetica centrata sui Tolki, esseri umani, esseri comuni, abitanti una strana terra e parlanti una lingua ridotta all’osso: figure senza tempo, ex studenti, ex lavoratori, venuti da chissà dove. Una vecchia, un uomo, una ragazza, un bambino. E intorno qualche sacco di farina, un campo, un recinto, un albero. Vre è solo una ragazza, questo è il nome che le è stato assegnato. Zet ha una benda arrotolata sulla testa. Kiv, il bambino, tira il carretto. Kiv è sottile come un filo d’erba. Dice la vecchia: “Cerca le parole e troverai le immagini’. Tra loro ogni tanto canta un usignolo. Tra loro ogni tanto compare Ur. La terra ritroverà il suo tremore. Nelle squame dei pesci, nei fossi, nelle ali degli uccelli. Dietro le porte dell’ex ufficio, in laboratorio. Nel sacchetto, nel secchio. Nel libro, nel fiore. E qui. Nell’androne. Qui. Sotto l’albero della decadenza…
Con Dora Pal, la terra, Ida Travi procede nella sequenza poetica avviata con Tà – poesia dello spiraglio e della neve e proseguita nel tempo attraverso tre libri. In queste raccolte Ida Travi mette a fuoco la sua personale poetica centrata sui Tolki, esseri umani, esseri comuni, abitanti una strana terra e parlanti una lingua ridotta all’osso: figure senza tempo, ex studenti, ex lavoratori, venuti da chissà dove. Una vecchia, un uomo, una ragazza, un bambino. E intorno qualche sacco di farina, un campo, un recinto, un albero. Vre è solo una ragazza, questo è il nome che le è stato assegnato. Zet ha una benda arrotolata sulla testa. Kiv, il bambino, tira il carretto. Kiv è sottile come un filo d’erba. Dice la vecchia: “Cerca le parole e troverai le immagini’. Tra loro ogni tanto canta un usignolo. Tra loro ogni tanto compare Ur. La terra ritroverà il suo tremore. Nelle squame dei pesci, nei fossi, nelle ali degli uccelli. Dietro le porte dell’ex ufficio, in laboratorio. Nel sacchetto, nel secchio. Nel libro, nel fiore. E qui. Nell’androne. Qui. Sotto l’albero della decadenza…  Dalla nota di Alberto Manguel
Dalla nota di Alberto Manguel