Milo De Angelis, “Incontri e agguati”

 

MiloDeAngelisOggi, 6 giugno 2015, in occasione del compleanno di Milo De Angelis, pubblico, per gentile concessione dell’autore e dell’editore, una poesia tratta dall’ultima raccolta di versi del poeta milanese, “Incontri e agguati”, uscita pochi giorni fa con Mondadori.
Una raccolta bellissima, quella di De Angelis, che nella lettura, a tratti, mi ha fatto risuonare nella testa la voce dell’ Also sprach Zarathustra, (Così parlò Zaratustra), di Friedrich Nietzsche là dove il filosofo scriveva: “Amo quelli che non sanno vivere che per sparire, perché sono coloro appunto che vanno di là.”
In tutta la poesia di De Angelis, l’ultimo uomo sta nelle vene di un buio primitivo,  in “un pericoloso andare di là, un pericoloso essere in cammino, un pericoloso guardare indietro”.
(di Luigia Sorrentino)

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Monica Martinelli, “L’abitudine degli occhi”

monica_martinellDalla Prefazione di Davide Rondoni

(…)

Non ho un’altra possibilità,
negato il desiderio di rigenerarmi.
Sazia di tempo e di forma
mi costringo a seguirti,
inutile calamita del cielo.

Sono tra i versi più duri e pieni di ottuso dolore che mi sia capitato di leggere. Monica Martinelli, creatura di modi gentili e di sorriso aperto, cela e custodisce in quella stanza anteriore in cui la poesia nasce mescolando tutto con tutto, qualcosa di duro, di fatale. È da là, da quella ferita o ramo di mandorlo amputato, che viene tale durezza di versi. Continua a leggere

Fabrizio Dell’Aglio, “Colori e altri colori”

fabrizio_aglioCon uno scritto di Paolo Lagazzi

“Rispetto al cammino che ho cercato di raccontare, Colori e altri colori ci si offre come un dono, a suo modo, sorprendente. Nulla di ciò che l’autore ha visto, vissuto, intuito e scritto negli anni è rinnegato: specialmente la sezione finale delle Dediche dispiega ancora un’acuta, graffiante consapevolezza dell’irrealtà generale, dell’assenza di fondamenti in un mondo in cui il tempo è morto e lo spazio “pare zoppo”, della miseria in cui la poesia annaspa. (Tra i testi offerti a poeti o ad artisti con cui Dall’Aglio intrattiene dei rapporti speciali spicca quello, di un lancinante pathos tragico, per l’indimenticabile Gianfranco Palmery.) Eppure il libro ci trasporta, nel suo insieme, oltre questa amarezza. Abbandonandosi subito al bisogno di risalire alle proprie origini, di ritrovare la sua casa antica fasciata di verde muschio, le impronte nei campi, le voci conosciute, e in esse i segni di un’età ancora intatta, di una verità piccola e immensa, il poeta apre la propria voce a vibrazioni delicatissime, a una freschezza inedita di riverberi, scintille, cromie…

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Ungaretti, “Da una lastra di deserto”

giuseppe_ungaretti

In occasione del centenario dell’entrata dell’Italia in guerra (24 maggio 1915), Mondadori pubblica nei  Meridiani paperback Da una lastra di deserto. Lettere dal fronte a Gherardo Marone di Giuseppe Ungaretti.

Tra gli scrittori che, su diversi fronti, hanno preso parte alla Prima guerra mondiale, Giuseppe Ungaretti occupa una posizione di primissimo piano. È infatti sul fronte dall’autunno del 1915 fino all’armistizio del 1918. In particolare, nascono nelle trincee della Prima guerra mondiale le poesie della sua prima raccolta, Il porto sepolto (1916), e molte di Allegria di naufragi (1919) e dell’Allegria (1931).  

Dall’orrore delle trincee si alza la limpida e sconvolgente voce poetica di Giuseppe Ungaretti. Continua a leggere

Le mani di Franz Wright

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di Nicola d’Ugo

Una bellissima fotografia delle mani di Franz Wright su una vecchia macchina da scrivere, ripubblicata su Facebook dalla moglie e cotraduttrice Elizabeth a due giorni dalla morte del marito. Mani raffinate e vissute, unghie sporche, che danno un’idea della totalità affondata nell’humus e nella «singolarità» unica e universale della sua poetica esistenziale. Franz Wright si chiedeva e ci chiedeva su Facebook, e richiedeva a se stesso, ben prima della malattia: Quanto resisteranno i miei versi, mi sopravviveranno? E in che misura? Continua a leggere