Lorenzo Chiuchiù, “Le parti del grido”

Lorenzo Chiuchiù

La stanza febbraio è ancora
la nuda correzione del fulmine –

possediamo il foglio che separa
il bianco dentro il bianco
ed è nostro anche se niente è nostro.
Abbiamo colpa e fuoco cardiaco –
e correremo. Abbiamo trattenuto il fiato:
una due dieci volte, una unica e solitaria
la notte– e respireremo:
sua è la stella ascetica.

L’estremo ti trova senza motivo
sostanza misericordia non ritrattabile
e vene infuse nel marmo senza
le molte avvisaglie del passo falso.
Dicevi grazie all’unica volta,
perdutamente, ma ricorsive come
le vite nel passo ancora falso
le nuove metriche erano
il corale che cantavi da solo
per tentarti, per tradirti, per
sottrarti: ma tu credevi, avevi te stesso
colpa e notturno cardiaco.

È sempre il febbraio delle carte decifrate –
anche per un sasso che affonda nella neve
mentre tu ritorni dal lavoro e dal presente:
ma tutte le menti amate sono sconfitte e gloriose
perché, guardami, i cieli sono tutti scritti,
feriti a morte e ancora sacrificati, come soldati.

E dall’altra parte piove –
dovremo dividere pane e terra,
finché non saremo pane e terra. Continua a leggere

Beppe Sebaste, “Come un cinghiale in una macchia d’inchiostro”

Poesia scritta sulla carta del pane

spiaggia, un sabato
molto tranquillo di aprile,
aria & luce,
africa e alpi, mare
allegro, calmo, brillante,
palme, fragranza –
sfilano scie bianche nel cielo azzurro
e contemporaneamente
granelli di sabbia
tra le dita di mio figlio
poi
ci guardiamo
silenziosamente
un istante
– aria, luce, il profilo di Montemarcello,
il mare che luccica, il bianco
delle case bianche di Viareggio,
bianco come Tel Aviv…
i volti, in paradiso,
non hanno più bisogno
di espressioni Continua a leggere

Jarosław Mikołajewski, “Libro dei poveri”

 

Jarosław Mikołajewski

nn

non tanto all’improvviso
quanto inaspettatamente
seppe che di lì a poco
sarebbe scomparso dalla faccia
della terra

ci furono le procedure
la discrezione
e il tono in cui
i catechisti insegnano
a dire no ai testimoni di jehova

gentile e deciso

prima provò rimpianto

tanti scritti incompiuti
tanti non iniziati
interminabili

dopo un breve momento
pensò che il non finito
è tutto

lui stesso e il mondo
intero
fino a che la scomparsa
non concluderà l’opera
e dopo

e dopo ci sarà
un mondo altro
anch’esso con qualcosa
o qualcun altro
d’incompiuto

con un’altra e altrui
scomparsa

trovò la sua consolazione
e non provò nessun piacere
pensando che scompaiono
anche gli altri

no

era una sensazione
di tipo solidale Continua a leggere

Giancarlo Majorino, “La gioia di vivere”

 

E’ l’immediato che mi sorprende sempre
: ecco il libro che si sta formando
Enrica insegue col bicchierino
altri ultimi Tivù con un po’ di mondo
ecco l’alba di toni che sta riprendendosi

il mondo salvato dagli adulti liberi
lo sforzo della poesia
vari passati tornato presenti
ancor vìa i santi di potere stupido

il mondo salvato dalle donne libere   ?

aiutare i politici ne han bisogno
tanto da invecchiare prima di morire
l’ignoranza non cede, è troppo nutrita
permetter anche all’interrogato d’interrogare
e su sé e sugli altri Continua a leggere

Gabriela Fantato, “La seconda voce”

Da LA SECONDA VOCE ( Transeuropa, Massa, 2018)

Cancellazione
I.

Il tormento sfiora ancora le cose
la mattina, nella poca luce, sfiora la tua bocca
dove è offerta in sconto
anche l’infanzia.

Basterebbe poco, la tua benedizione,
un balzo nella schiena, una strana ubriachezza
nel sonno, dove l’argilla ancora asciuga
il confine e non c’è solo
una promessa per anziani, una crepa.

Dalla parte opposta scorrono carrelli
da ipermercato, scivolano dentro
‒ la nostalgia, oltre la ferita.

No, non è grave, questo perdere
questo slittar via, mi dici.
Lo smottamento corteggia la materia,
la mater materia offre nuove legature
e i nostri piedi non tengono il ghiaccio
dentro la gola.

Unica certezza, unica sorte:
una comunità d’ignoti, in marcia, in ressa,
in fuga, nel balzo esatto
dentro l’addio.

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