Bellintani, il poeta che scelse di rimanere nell’ombra

Umberto Bellintani nel 1940

Per un bambino che non conosce più i passeri

Urlavan lungi dei cani (o eran gufi?).
Urlavan lungi dei cani e c’eran gufi;
e come assassini i morti si muovevano
rasenti i muri del cimitero
quando il ragazzino si trovò
solo solo nella notte.

E allora egli aveva un urlo strozzato nella gola,
ché un fruscio d’erbe lo soffocava come un serpente
e la luna veramente era cupa tra le fronde degli alberi.
Come assassini i morti si muovevano
rasenti i muri e i fianchi degli argini,

e fu allora che il bambino perse l’uso della parola,
e perse la vista comune delle viole e dei giocattoli
e il senso naturale delle cose.

Così ora tentenna il capo e nei suoi occhi è una nuvola,
ma pare un angelo divino contemplante
profonde luci assorte in se stesso.

Povera madre che lo sorvegli lungo i sentieri del tuo orto
e ora lacrimi al suo riso ebete sugli asparagi,
io non so dirti s’è sfortuna a lui toccata
o s’è migliore la sua sorte, più benigna
che al fanciullo intento a suddividere
in bianchi e neri i dadi del suo gioco. Continua a leggere

Alessandra Pellizzari, “verso il più deserto mare”

Alessandra Pellizzari

Incroci e gambe sulla velatura
dai chiodi di garofano isolata
saggia di pigmento, di misura
s’inarca già raggomitolata.

Si coagula da una sepoltura,
la parola, tra i silenzi, beata
destata da una serica apertura
piegata dalle sillabe, respirata.

Solo un frammento sa lasciare
dei ricordi, pezzi dissonanti
adagiandosi in un breve brillare.

Mentre i battiti prolungano il mutare
da un fiume, ancora abbaglianti
verso il più deserto mare.

Da Faglie, Punto a capo editrice, 2017 Continua a leggere

Il tempo fertile della solitudine

Luca Pizzolitto

Addormentarsi vestiti
dove il mare è soltanto un’attesa.
La mano di mio padre
nello spazio santo del ricordo.
Le rondini migrano
verso terre lontane.
Questa improvvisa moria di pesci
annuncia la fine dell’estate.
Una pioggia sottile nell’aria,
odore di menta e rosmarino.

A volte, nevica anche qui
sulle strade abbandonate
di questa nera città.

Luca Pizzolitto, Campanotto 2018 Continua a leggere

Annelisa Alleva

Annelisa Alleva, /Credits photo Dino Ignani

Mi poso sul sentiero,
oltre il tumulo di terra
sul quale è cresciuta l’erba
e qualcuno lascia un fiore.

La pioggia, sputata dal vento
sulle foglie tonde di betulla
che volteggiano e cadono incerte,

è per me, rapace,
non per il visitatore.
Io vedo la Voronka che fuma
al mattino, le ciminiere.

Sono il falco che veglia non visto
la tomba del suo signore.

Da “Caratteri“, Passigli, 2018 Continua a leggere