In memoria di te, Mark Strand

Mark Strand

Incendio

A volte scoppiava un incendio e io ci camminavo dentro
e ne uscivo illeso e continuavo per la mia strada,
e per me era soltanto un’altra cosa fatta e finita.
Quanto a estinguere l’incendio, lo lasciavo ad altri
che si gettavano nelle nubi di fumo con ramazze
e coperte per spegnere le fiamme. Una volta finito
facevano crocchio per parlare di quello che avevano visto –
la gran fortuna di aver testimoniato i lucori del calore,
l’effetto acquietante della cenere, ma anche più di aver conosciuto il profumo
della carta che brucia, il suono delle parole che respirano la loro fine.

Mark Strand nella traduzione di Damiano Abeni (Mondadori, 2007)

Fire

Sometimes there would be a fire and I would walk into it
and come out unharmed and continue on my way,
and for me it was just another thing to have done.
As for putting out the fire, I left that to others
who would rush into the billowing smoke with brooms
and blankets to smother the flames. When they were through
they would huddle together to talk of what they had seen –
how lucky they were to have witnessed the lusters of heat,
the hushing effect of ashes, but even more to have known the fragrance
of burning paper, the sound of words breathing their last. Continua a leggere

Iosif Brodskij / Иосиф Бродский

Iosif Brodskij

Fin de siècle 

Il secolo presto finirà, ma non prima di me.
E questo, temo, non c’entra con l’intuito.
Piuttosto è l’influenza della non-esistenza

sull’esistere: per dire, del cacciatore sulla selvaggina,
sia essa muscolo cardiaco o mattone.
Sentiamo la frusta sibilare,

nel tentativo di rammentare i nomi di quanti ci hanno [amato,
divincolandoci tra le viscide mani del polsista.
Il mondo non è più com’era

un tempo, quando regnavano sovrani abat-jour, fox-trot, [sofà
e la paura, insieme a sottovesti e ad arguzie salaci a volontà.
Chi avrebbe mai pensato

che la gomma del tempo li avrebbe cancellati
come sgorbi a matita sulla carta? Certo nessuno.
Eppure il tempo con il suo frusciare

proprio questo ha fatto. Vallo a rimproverare.
Adesso ovunque antenne, sballo di adolescenti, ceppi
anzichè alberi svettanti. Al caffè

non incontri i compagni di lotta sconfitti dalla sorte,
nè al bar l’angelo in gonna e blusa azzurra
che si è stancata del tentativo di librarsi in aria

sopra a se stessa. Ovunque una marea di gente,
ora in folla compatta, ora in coda serpeggiante.
Il tiranno più non è efferato,

ma un essere mediocre e limitato. E così l’automobile
ormai non è più un lusso, ma un modo di sbatter via
la polvere dal tappeto stradale, dove la gruccia

dell’invalido già più non si sente,
mentre il bambino crede fermamente che il lupo
faccia più spavento di un intero reggimento. Continua a leggere

Yang Lian, il poeta di piazza Tienanmen

Yang Lian

Il 21 febbraio 2019 il poeta cinese Yang LianPremio internazionale Nonino nel 2012, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, sarà in Italia, alla Casa della Poesia di Milano, Laboratorio Formentini, alle 19.30, per un incontro con Tomaso Kemeny.

Da Dove si ferma il mare, di Yang Lian, Damocle Edizioni, 2012 (Ristampa 2016) traduzione di Claudia Pozzana

Sopra il mare asfaltato un uccello bianco come un fantasma
annusa la riva qual faro si ferma proprio
a sinistra dove incontrammo una morte accidentale
sul mare asfaltato c’è ancora un aratro spezzato
cent’anni col precipizio di una lapide
ridipingono i nostri nomi
sul bordo del tavolo di roccia rossa siamo visti a pranzo
acqua di mare il falò di aghi di pino verde smeraldo riscalda lo scheletro
mostra tutti i denti corrosi dalla ruggine danza
la punta aguzza del tempietto viene mescolata a questa notte di ogni agosto
pioggia tempestosa lettura obbligatoria nella lezione della morte
nei cimiteri cinesi i pini respirano così come crescono
ma il vento cambia tranquillo la direzione della giornata
l’aratro va avanti e indietro fino alla fine del campo
verde fertile libro di agosto
la vita semina i semi dei morti
la notte tutte le stelle viaggiano in un pozzo di giada
per tutta l’estate leggi una biografia
l’ombra del pino è immersa nell’acqua
una sedia piena d’acqua è incisa in un bassorilievo
il mare lontano va in collera da solo
canti di uccelli inondano il cielo quasi non cantassero
leggi come se non avessi letto niente
c’è solo l’arte che scuote un pomeriggio e lo rende nero
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Anime Baltiche Slave, Mickiewicz e Miłosz

Carnet di viaggio poetico

di Fabio Izzo

L’identità è la concezione che un individuo ha di se stesso nell’individuale e nella società, l’insieme di caratteristiche, secondo la definizione presa in prestito da Wikipedia, che rendono l’individuo unico e inconfondibile. L’identità nazionale è quindi il concetto che una nazione ha di se stessa, ma tutto ciò vale per i poeti? Che identità assume un poeta? Un’identità linguistica, animata da valori patri? Forse sì, forse no, in maniera salomonica, ogni poeta ha la sua individualità espressa per lingua. La lingua quindi, potrebbe essere uno dei principali identificatori identitari. Ma la lingua, la forma di espressione scelta, cambia associazione a pari merito con la storia, come nel caso di Mickiewicz, o Mickiewicius, e Czesław Miłosz.
Vilnius, definita dal premio Nobel polacco, città senza nome, è un crogiolo di strade calde e piccole, un formicaio che si anima di giorno per dormire di notte, appesantita dalle prime nevi di novembre.
Salite e discese collinari ne delineano il panorama e in vetta si trova quasi sempre una chiesa, di ogni credo. La tolleranza è una delle virtù locali, il baltico si dimostra accogliente e aperto ai viaggiatori.
La città ha cambiato così tanti nomi nel corso della sua storia che finisce con non conservarne nemmeno uno per lungo tempo. La città dalle molte identità, ebrea, polacca, lituana, russa finisce con lo specchiarsi attualmente nell’improbabile monumento a Frank Zappa, che poco o nulla ha a che fare con questa parte di mondo, salvo l’aspetto universale della musica. L’originalità spigolosa di Zappa, musicista esemplare, ben si rispecchia nell’animo lituano. Eppure Vilnius è il centro focale della poesia polacca e non solo di questa.
Anche la letteratura tutta e la storia sono sorelle gemella in questi due paesi.

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