Alberto Cellotto, “Non essere”

Alberto Cellotto

1.

Poi so vedere i cartoni vuoti delle pizze in pila da una
finestra in ribalta, come ti aspettano all’inizio di una
strada lazzaretto di animali; e forse ti chiederò un favore:
ricorda il secchio del sole i buchi neri di briciole d’asfalto
anche gli stranieri in raccolta del radicchio coi cassoni,
i sorrisi delle cinesi così lontani dai loro uomini seri
quando fumano la cicca a mezzogiorno fuori da una sartoria
sempre aperta, ricorda questo quando dal fondo
un siero di petrolio sale verso il celeste e i corpi
starnazzano uguali ai capitelli e alle carcasse.

2.

Interno sta un coltello che si prende dell’inverno tutto
il mosso delle tane. Sotto i portici cammini indietro e sei
indietro con tutto, a svestire manichini a intuire il sentimento
delle crisalidi. Un po’ tondo è questo osso e mai e poi mai
un osso si torce. Tanto non dà tanto e un piatto è sempre
stato nel vento. Finestre nell’estremo di pianura e qui rimane
alle tre della notte lo stomaco con le sue lame.

3.

Il tempo è passato una volta e poi tutte. Lo ascoltiamo
piovere protetti nella fase subacquea. Solo così
vibra e tira l’arco rotto delle assenze, la linea di faglia,
le colonne ocra, ospiti sopra a un parco senza i passi,
al prato senza fiori tra rovine dove te devo vedere.
Ma stiamo ampliando la gambata tenendo il mento
a timone con gli occhi addosso a una vasca di licheni,
l’abbeveratoio degli animali che ci sopravvivranno impauriti
una volta scesi dal mare fermo, dagli scafi capovolti.

Da “Non essere” Vydia Editore, 2019
prefazione di Maria Anna Mariani

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Una poesia di Alessandro Ceni

Alessandro Ceni

Io sto qui e da qui
vedo collassare le stelle, implodere i volatili,
cabrare verso il loro dio le nubi
per poi precipitare in lacrime e piogge;
vedo cadere tutto e tutto
ininterrottamente
la foglia, l’ala, il vento
che incitano il bambino giù dal tetto
e la polvere dalla tasca buona del cadavere,
persino volare in aria per un momento
l’erba tosata, la cenere dal vertice del falò
ma senza che mai nulla
giunga mai veramente al suolo,
così che la lacrima resta nel suo occhio, la pioggia nella
sua nube.

Io, dalle volute di fumo umide e
dalle pire collinari e dai roghi contadini, credo
siano venuti degli uomini, credo,
ad ardere i campi e con essi la mia vita;
sia lode a loro perché da qui l’illusione è perfetta:
i figli cessano di crescere i genitori non muoiono
in ogni frutto traspare la sua gemma:
rivedo mio padre quando aprì la botola
e discese nel buio e nulla seppe mai più di me,
riodo i fischioni di richiamo lanciati verso qualcuno che
                                                                                 non torna,
ed ecco spiegata la ragione del pesce elettrico
negli abissi del mare o perché gli uccelli credono
col loro canto di far sorgere il sole.
Quindi sia lode agli uomini che non dichiarano il
                                                                        proprio amore
e non perdonano e sono spietati
e strappano gli occhi dei fanciulli; sia lode
a quelli che come l’agrostide combustano l’intera loro
                                                                                      esistenza
e lo stecco d’erba duro e secco della propria intelligenza
fino alla follia, covone dopo covone, con metodo,
contraendosi ed espandendosi nel fiato di fiamme della
                                                                                                vita
per abituarti a guardare ogni cosa

come da dietro una vampa.

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Antonella Anedda vince il Premio Poesia Città di Fiumicino 2019

Antonella Anedda / credits ph Dino Ignani

È Antonella Anedda con “Historiae”, (Einaudi, 2019) la vincitrice della Quinta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’Opera di Poesia. Lo ha deciso la giuria tecnica composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi, nel corso della finale del Premio che si è svolta  a Fiumicino, sabato 26 ottobre, alle 18.30, nella sala convegni dell’Hotel Best Western Rome Airport. Alla serata hanno partecipato Stefano Dal Bianco, “Ritorno a Planaval”, (GiallaOro, Pordenonelegge, LietoColle 2018) secondo classificato, e Stefano Raimondi, “Il sogno di Giuseppe”, (Amos Edizioni 2019), terzo classificato.

Nel corso dello serata, condotta dal Angelo Perfetti, Direttore della testata “Faro on line” e dal presidente e ideatore del Premio, Gianni Caruso, con la partecipazione straordinaria di Viviana Nicodemo, è stato consegnato il Premio alla Carriera a Umberto Piersanti e sono stati consegnati i premi e i riconoscimenti a tutti gli altri partecipanti:

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Ferruccio Benzoni, da “Fedi nuziali”

Settembre le foglie

Settembre mi sgela da un torrido
d’afa: mai amato questo mese.
Ma non è immemore il tempo:
presto o tardi si contraddirà
e io con esso restituito
a una felpa di passi sulle foglie.
Non andrò più incontro a un’altra
estate – non sarà più Vaucluse.
E d’altra parte una gioia
d’anni miniaturizzabile in giorni è un amore
lascivo o semplicemente intenso.
Ma tu irripetibile che mi guardi
– l’amore che ti do è il mio
coraggio e la miseria
da settembre più tetri stillati
da un pozzo di foglie e veleni.
Aiutami aiutami a incespicare
sulle più non fiammanti foglie-rendimi
a una stagione ferita tuttora ardente.

Altra guerra

                              a Vittorio

Rideva con tutta la nicotina della guerra
delle minute possibili catastrofi
di una guerra girata altrove.
non l’amore gli faceva torto
se un fiume fulgeva o un amico
ma uno sgarro di devozione
alla gioventù: la vita girata altrove. Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Vladislav Chodasevič, “Non è tempo di essere”

Vladislav Chodasevič

МОЛОДОСТЬ

из цикла В моей стране

Вокруг меня кольцо сжимается,
Неслышно подползает сон…
О, как печально улыбается,
Скрываясь в занавесях, он!
Как заунывно заливается
В трубе промёрзлой — ветра вой!
Вокруг меня кольцо сжимается,
Вокруг чела Тоска сплетается
Моей короной роковой.

18 ноября 1906
Москва

GIOVINEZZA

DAL CICLO “NELLA MIA TERRA”

Attorno a me si stringe il cerchio,
pian piano si insinua il sonno…
Come sorride penosamente,
nascosto fra le tende, lui!
Come tedioso si riversa
nel fumaiolo gelato – l’urlo del vento!
Attorno a me si stringe il cerchio,
attorno alla fronte Angoscia intreccia
il mio fatidico serto.

18 novembre 1906
Mosca
Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •