Romina De Novellis & Hermann Nitsch, “Voyage à Naples”

A Venezia, alla Galleria Alberta Pane è in corso (fino al 2 febbraio 2019) l’esposizione Voyage à Naples, a cura di Léa Bismuth, con opere di Romina De Novellis (Napoli, 1982) e Hermann Nitsch (Vienna, 1938), due artisti che hanno trovato nell’intensa azione performativa la più piena espressione della loro arte.

La sede veneziana della galleria sarà luogo di una profonda riflessione visiva sul tema del corpo e dei suoi limiti; un’esplorazione tra le pratiche dei due artisti, in un intreccio di tensioni multiple che intendono attraversare diverse geografie italiane: da Venezia sino a Napoli, dove il vulcano e il suo immaginario collettivo giocano un ruolo sostanziale. Continua a leggere

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Guido Mazzoni, con “La pura superficie” vince il Premio Napoli 2018 per la sezione Poesia

I vincitori della sessantaquattresima edizione del Premio Napoli sono: per la sezione “Narrativa”, Giorgio falco, con “Ipotesi di una sconfitta”, (Einaudi); per la “Saggistica” il più votato è stato Francesco Merlo, con “Il sillabario dei malintesi”, (Marsilio); per la sezione “Poesia” si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento Guido Mazzoni, con “La pura superficie”, (Donzelli). La serata di premiazione si è svolta al Teatro Mercadante di Napoli.

Il servizio di Luigia Sorrentino
Napoli, 18 dicembre 2018

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Derek Walcott, “sono nessuno o sono una nazione”

Derek Walcott

«I’m just a red nigger who love the sea,
I had a sound colonial education,
I have Dutch, nigger, and English in me,
and either I’m nobody, or I’m a nation»

«Sono solo un nero caraibico che ama il mare
ho avuto una solida istruzione coloniale
in me c’è dell’olandese, del nero, e dell’inglese
e o sono nessuno o sono una nazione»

from The Schooner Flight di Derek Walcott
traduzione di Andrea Molesini

Molti hanno detto, senza tema di smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico. Poi un giorno è arrivato Derek Walcott con il suo Omeros, dove, con sfrontata duttilità e profusione di immagini, viene cantato un arcipelago che è come un continente, in delicato contrappunto con l’epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, è come avvolto in un’aura luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici.
Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta.

Omeros è apparso per la prima volta nel 1990. Continua a leggere

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Il tessuto fonico di Eugenio Montale

Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori del tempo, testimone
di una volontà fredda che non passa.
Altro fui: uomo intento che riguarda
in sé, in altrui, il bollore
della vita fugace – uomo che tarda
all’atto, che nessuno, poi, distrugge.
Volli cercare il male
che tarla il mondo, la piccola stortura
d’una leva che arresta
l’ordegno universale; e tutti vidi
gli eventi del minuto
come pronti a disgiungersi in un crollo.
Seguìto il solco d’un sentiero m’ebbi
l’opposto in cuore, col suo invito; e forse
m’occorreva il coltello che recide,
la mente che decide e si determina.
Altri libri occorrevano
a me, non la tua pagina rombante.
Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
ancora i groppi interni col tuo canto.
Il tuo delirio sale agli astri ormai.

da OSSI DI SEPPIA (1925) Continua a leggere

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Lucie Dalarue-Mardus, “Princesse amande” Poesie scelte

 

Capelli tagliati

Ho tagliato i capelli perché il mio viso,
sotto la piega di una volta,
non possa mostrarmi la straziante immagine
del tempo dalle implacabili dita.

Cambiando piega sembra di cambiare testa.
Crederò di invecchiare meno
sotto il corto tosone rigettato in tempesta
dove posso conficcare i miei pugni.

Così come un tempo le belle sacerdotesse
sacrificavano le morti elette,
ho come su un sepolcro consacrato le due trecce
alla mia giovinezza che non c’è più.

Cheveux coupés

Cheveux coupés J’ai coupé mes cheveux afin que mon visage,
sous sa coiffure d’autrefois,
ne puisse me montrer la déchirante image
du temps aux implacables doigts.

En changeant de coiffure on croit changer de tête.
Il me semblera vieillir moins
sous la courte toison rejetée en tempête
où je puis enfoncer mes poings.
J’ai, de même qu’au temps où les belles prêtresses
sacrifiaient aux morts élus,
comme sur un tombeau consacré mes deux tresses
a ma jeunesse qui n’est plus. Continua a leggere

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