Alberto Bertoni, Poesie 2014-2017

RITRATTO DI NARCISO DA VECCHI

Come mio nonno mai incontrato
forse morrò soffocato
da un nocciolo di pesca

E tu soffocata sulle labbra
mia lingua che parli la ferita
tragica e perversa,
romantica e vitale,
ipersensibile e geniale

E che come un taglio di Fontana
distruggi l’alter ego
accademico e borghese,
mi desideri servo
o vittima di un vuoto
fra i cuscini del divano
in pieno break il fiato
prima di cenare
leggendo il messaggio su WhatsApp
che non vuole farmi entrare
dove l’aria è verderame,
la foglia sta sul ramo
senza sapere che muore
ad ogni increspatura
di vento e di natura,
l’usignolo è tutto
un prodigioso elevarsi
ai vertici del canto
e quel po’ di umano sforzo che ci vuole
a guardarmi allo specchio
è il desiderio di un vecchio

Da Ricordi e cromosomi, I Quaderni della collana Stampa, 2018

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Maurizio Cucchi, “Sindrome del distacco e tregua”

Maurizio Cucchi, per gentile concessione dell’autore

Sono qui, vicino al ponticello delle sirenette
e guardo curioso il laghetto nel parco. Eccomi
così tornato alle notizie della materia più impalpabile
che ospita e alimenta un pullulare sparso
che rassomiglia a noi, microrganismi
senza volto sociali.

Da Sindrome del distacco e tregua, di Maurizio Cucchi, Mondadori 2019

 

Dalla quarta di copertina  

Accanto all’affabilità e alla pastosità porosa del mondo com’è, si accentua in questa nuova raccolta di Maurizio Cucchi un predicato di frugalità: abito mentale dell’io, ma soprattutto medium per umanizzare la realtà. Sindrome del distacco e tregua si suddivide in otto parti, prive di trama lineare, ove conta «l’insistere virtuale sulla scena / la rapsodia sparsa e sempre minuziosa / delle circostanze». Emblema di poetica implicita, tale sigla rimanda a una compattezza intonativa e di sguardo che si avvale – più che in passato – di modalità davvero sperimentali di scrittura e d’espressione: alla polifonia e drammaturgia metrico-prosodiche di cui Cucchi è maestro si aggiungono qui stacchi in prosa tutti funzionali, oltre a due fotografie pienamente empatiche a un libro magnifico, struggente, necessario. Cronotopo è l’atlante (fisico e interiore), che permette di trascorrere dall’ucraina Pryp’jat’ (a tre Km da Černobyl’) a una Nizza amata e frequentata e alla natìa Milano, messa in emblema dalla centralità del Cenacolo di Leonardo fino ai margini delle sue banlieue, ripercorse attraverso la memoria di un libro in prosa per Cucchi fondamentale come La traversata di Milano (2007): omaggio ai mèntori della sua formazione , Sereni e Raboni. Il tempo di Sindrome del distacco e tregua è invece quello vertiginoso che salda insieme le epoche, dalla preistoria al Quattro e Seicento, fino ai brucianti fotogrammi del presente. Così può librarsi, questo Cucchi ispiratissimo, nella meraviglia aperta di una frugale quotidianità anonima.

Alberto Bertoni

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Eugenio Montale, “nulla abbiamo disperatamente amato più di quel nulla”

Eugenio Montale

NEL DISUMANO

Non è piacevole
saperti sottoterra anche se il luogo
può somigliare a un’Isola dei Morti
con un sospetto di Rinascimento.
Non è piacevole a pensarsi ma
il peggio è nel vedere. Qualche cipresso
tombe di second’ordine con fiori finti,
fuori un po’ di parcheggio per improbabili
automezzi. Ma so che questi morti
abitavano qui a due passi, tu
sei stata un’eccezione. Mi fa orrore
che quello che c’è lì dentro, quattro ossa
e un paio di gingilli, fu creduto il tutto
di te e magari lo era, atroce a dirsi.
Forse partendo in fretta hai creduto
che chi si muove prima trova il posto migliore.
Ma quale posto e dove? Si continua
a pensare con teste umane quando si entra
nel disumano.

 

Da: Quaderno di quattro anni, Oscar Mondadori 2015
Edizione a cura di Alberto Bertoni e Guido Mattia Gallerani

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Alberto Bertoni, ZANDRI (Ceneri)

Alberto Bertoni a Poesia Festival / photo© Serena Campanini

Per la prima volta Alberto Bertoni in quest’opera (Book Editore, 2018) sperimenta in poesia interamente la lingua dialettale modenese. Un’opera raffinata, uscita nella collana  diretta da Nina Nasilli. Il poeta si concede per la prima volta e  in modo naturale alla lingua madre della sua terra d’origine. La postilla è di Fabio Marri.

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