Chiara De Luca, “Alfabeto dell’invisibile”

 

locandinachiara_1024_x_768 (1)Lunedì 7 settembre 2015, alle ore 17:30, presentazione di “Alfabeto dell’invisibile” di Chiara De Luca. L’incontro si terrà a Ferrara, alla Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea con un reading di poesie musicate, cantate, recitate a cura di Altroteatro dal titolo Alfabeto dell’invisibile – Dialogando con il mondo. Interverranno all’incontro Alessandro Canzian (Samuele Editore) che discuterà del libro spunto dell’evento (Alfabeto dell’invisibile di Chiara De Luca, Samuele Editore 2015, collana Scilla, prefazione di Claudio Damiani) e Giuseppe Maddaluno (Altroteatro) che introdurrà le letture da cinque volumi Kolibris Edizioni (rispettivamente di Michael Schmidt, Coral Bracho, Pat Boran, Tamara Kamenszain, Nuno Judice). Interverranno inoltre con musiche e letture: Chiara De Luca (autrice), Antonello Nave (presidente di Altroteatro), Antonio Lombardi (musicista), Vincenzo Santaniello (musicista), Benedetta Tosi (attrice e cantante). Continua a leggere

Tommaso Di Dio, “Tua e di tutti”

tuaeditutticover[1]Su Tua e di tutti di Tommaso Di Dio
(LietoColle-pordenonelegge, 2014)

 

Di Chiara De Luca

“E lei è lì; prega / storta e disancorata. Sempre lei / balla cade offende, fa di tutto perché mai tu / l’ameresti così come ora la ami”, scrive Tommaso Di Dio nella poesia “Il giorno che s’avvera; da qualche parte nella mente” (p. 27), nella sezione d’apertura della sua più recente raccolta. Ma chi è quest’amante sempre presente, che parzialmente si dona nel suo costante, danzante movimento, per poi subito sottrarsi, lasciandoci indietro, a osservarla muoversi da sola sulla pista? Chi è questa creatura bella, nostra e di tutti, che tacitamente ci invita alla danza, che ci abbraccia e ci bacia, che ci offende e respinge e al contempo fa di tutto per farsi amare? La risposta non si fa attendere, arriva nei versi successivi della stessa poesia, che contengono anche il titolo del libro, come una dedica al lettore, e all’amata stessa, che il poeta dipinge in tanti volti – cercati e trovati, intravisti, visti e riconosciuti, o solo adombrati – nelle cose e nelle persone, nei gesti, nella natura e nella città, nella stasi e nel movimento; l’amata che il poeta disperatamente cerca e che rifiuta, che a sua volta offende e ricusa, che però ardentemente desidera e che odia, l’amata che lo disgusta e che lo attrae, che lo inebria e lo abbatte: “tua e di tutti, questa / vita reale più ricca e sgualcita / dal niente che non l’abbandona” (p. 27). Continua a leggere

Sulla poesia di Michael Schmidt

 

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Dio e il giardino come fatti incarnati

di Chiara De Luca

“Chi gettò la radice d’ogni cosa tanto a fondo / che nulla vola via di quel che nominiamo? / Perché possiamo ridere e poi subito piangere / e dare un nome al ridere e alle lacrime? / Qual è la malattia che ci oscura gli occhi? / – Siamo umani perché siamo soli: // tocchiamo e parliamo, ma il silenzio segue / le parole come un’ombra, la mano si ritrae.” Continua a leggere

Matteo Bianchi, “La metà del letto”

 

cover_bianchi[1]Recensione di Chiara De Luca

Leggendo il titolo della nuova raccolta poetica di Matteo Bianchi, La metà del letto, (Barbera, 2015) ho pensato, nella fretta che spesso abbiamo di farci un’idea cui sostenerci nell’affrontare le cose, che mi sarei trovata davanti a un canzoniere d’amore nel senso tradizionale del termine. In realtà questa nuova raccolta poetica di Bianchi è piuttosto un Bildungsroman in versi, un romanzo di formazione, che – tra viaggi in treno e viaggi di pensiero, incontri, avvenuti e mancati, stagioni atmosferiche e stagioni dell’anima – ritraccia il percorso esistenziale dell’autore alla ricerca di se stesso e della propria identità, della propria femminilità, come scrive Bianchi stesso nella nota finale, oppure in senso lato, della propria maturità e interezza in quanto individuo. Continua a leggere

Claudio Damiani, “Ode al Monte Soratte”

Ode_al_monte_Soratte_cover[1]Una lettura di Ode al Monte Soratte di Claudio Damiani

di Chiara De Luca

 

Il nuovo libro di Claudio Damiani, Ode al Monte Soratte (fuorilinea, 2015), è suddiviso in tre capitoli, – Ode al Monte Soratte, Quadrara delle aquile, Caro libro di vetta – tre movimenti d’andamento distinto e tematica complementare, che costituiscono altrettante tappe di un viaggio di conoscenza di  sé, alla ricerca di una identità con la natura e di una profonda comunione con tutti i suoi elementi. Questo monte, “basso e spelacchiato” che è al contempo “miniera di natura e storia” e “ponte tra culture antichissime”, con i suoi eremi e le sue chiese, che hanno rimpiazzato i templi pagani, diviene per Damiani la sede di un ovunque al di fuori dello spazio e del tempo, pura materia di poesia e simbolo stesso del viaggio della creazione, che presuppone la capacità di ascoltare il silenzio delle cose, per tradurre il mondo e tramutarlo in verso. I luoghi sono per Damiani come persone “con un loro carattere, un loro modo di pensare”; il monte stesso ha spalle, è circondato da colori come vestiti  (p. 23). Di conseguenza, ogni elemento del mondo naturale e animale per il poeta ha voce, una sua voce peculiare, da trascrivere per celebrarlo, piuttosto che semplicemente nominarlo, per rivelarlo, piuttosto che semplicemente osservarlo con l’occhio distratto che posiamo quotidianamente sulle cose. Se le ascoltiamo fondo, infatti, sono le cose stesse a pronunciare il proprio vero nome, a raccontarci di sé e di noi, svelandoci i loro e i nostri segreti, tutto ciò che nei secoli hanno visto, o subito, o superato, ripercorrendo tutte le metamorfosi attraversate.

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