Franco Manzoni, “In fervida assenza”

manzoni

Nota di Guido Oldani

L’acqua di fiume, si sa, prende velocità quando si approssima alla cascata. È a questo punto, pare di capire, che la poesia di Franco Manzoni sembra avvertire di essere. Ma il contesto non è propriamente naturalistico, al contrario è come già trasposto in pellicola di una sua rappresentazione. Quella che era la vocalità gestuale della scrittura di Manzoni fin qui maturata, tale quasi da produrre un lecito apparentamento con il dettato dell’arte teatrale, pare ora farsi deliberatamente sequenza, verosimilmente impiantata come se in celluloide, in un documentario possibile del male di un vivere. Continua a leggere

Langella, Donnaiola, Oldani

Langella, Reliquiario 180
Sabato 13 febbraio 2016

A Piacenza, al Piccolo Museo della Poesia
Incolmabili Fenditure
In avvicinamento al Realismo Terminale …

Massimo Silvotti

Presenta:

Ore 16.30: Giuseppe Langella

L’autore, nel presentarci il suo ultimo libro di poesie, incentrato sul tema del calvario dei soldati durante la Grande Guerra (Reliquiario della grande tribolazione – Interlinea edizioni), ci parlerà del Realismo Terminale, come del manifestarsi di un’era, il cui destino di massa si configura in senso, anch’esso, abbastanza apocalittico. Continua a leggere

Lorena Carboni & Stefano Serusi

Stefano Serusi. Litorale, 2015Il poeta come ragazzo

di Stefano Serusi


Alcuni anni fa mi è stata restituita una cartella di stampe lasciata in Accademia; su di essa una docente aveva scritto “lavoro di un ragazzo”. Quelle parole, così generiche eppure altrettanto evocative, avevano inconsapevolmente creato un personaggio che si prestava alle narrazioni spesso presenti nel mio lavoro d’artista.
Invitato da Lorena Carboni a commentare con delle immagini le sue poesie ora composte in  questo libro, all’entusiasmo si è aggiunto alla prima lettura lo stupore di ritrovare tra le sue parole quella figura cercata per anni. Nei versi di Lorena “il ragazzo” non è soltanto l’amico Edmondo, citato e qui presente nelle fotografie, ma è la sua stessa scrittura ad avvalersi di un registro contemporaneamente distante e curioso come potrebbe essere quello di chi attraversa “il rumore della vita” senza ancora avere sentito il peso del corpo. Un’immagine sottilmente androgina – il genere di chi scrive ce lo dirà un solo verso – che irradia  una luce volutamente flebile su ciò che la circonda, nella convinzione forse, che l’azione comporti una forma di giudizio sulle cose. Continua a leggere