Gianluca Chierici, “Il grido sepolto”

Gianluca Chierici

dalla Nota introduttiva di Milo De Angelis

Gianluca Chierici – poeta delicato, visionario e fiabesco che stringe la propria sapienza in trentadue testi ad alta densità metaforica – sigilla il suo breve viaggio con queste parole, rivolte a una altro, a una donna, a se stesso, a tutti noi:

Non perdere il poeta per trattenere l’uomo.
L’uomo è un fiore qualsiasi.
Il suo costume è buffo.
Il passo incerto barcolla tra le foglie di memoria.
Egli clona se stesso ad ogni istante,
in visi e corpi nascosti tra i rami.

Trattieni il poeta.

Il suo cuore è tutto un secolo.

“Trattieni il poeta”, non farlo scomparire, fa’ che duri per il tempo eterno del suo secolo, ossia del suo cuore. Questo suggerimento è anche un imperativo e ci costringe a ripercorrere dalla sorgente il fiume che sfocia nella sentenza finale, a redigere “un documento che sia antico nel suo mistero e nel suo ardore”, a restare nell’abbraccio strettissimo/ che sale verso l’ignoto”. Perché il senso dell’antico e del mistero, la percezione di un canto ferito e l’assedio dello sconosciuto premono potenti su queste pagine. Pagine indifese e urlanti, solcate da un grido che è anche una profezia: il nostro verso è interamente vulnerabile e solo chi è poeta può accompagnarlo in un viaggio così pieno di insidie e di rischi mortali. Continua a leggere

Milo De Angelis, “TUTTE LE POESIE” 1969-2015 (con una nota inedita)

Milo De Angelis credits ph. Viviana Nicodemo

In occasione della recente uscita del libro MILO DE ANGELIS “TUTTE LE POESIE” (1969-2015), Prefazione e Nota biobibliografica di Stefano Verdino, (Mondadori, 2017)  pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, l’introduzione alle poesie giovanili scritta da Milo De Angelis, contenuta nel volume e una sua nota inedita scritta per Luigia Sorrentino.

 

NOTA INEDITA
DI MILO DE ANGELIS
(Milano, 27 giugno 2017)

Sono stati anni fecondi, quelli che hanno dato vita a “Somiglianze”. Dalla fine del 1968 al 1975 c’è stata come una furia espressiva, un’ispirazione permanente che quasi ogni giorno generava dei versi, mentre nel mondo fuori di noi fervevano utopie e ansie di rivoluzione. Tutto questo ha fatto nascere il mio primo libro, nel 1976, ma anche molti testi che ho deciso all’ultimo momento di escludere e che pure facevano intravedere alcuni temi ossessivi (l’adolescenza, il suicidio, la ragazza spartana, la solitudine testarda, il gesto atletico) che percorrono “Somiglianze”. Li ripropongo ora. I migliori sono forse quelli scritti dopo il 1971, ossia dopo l’incontro con tre poeti importanti della mia formazione: Franco Buffoni, Michelangelo Coviello e Angelo Lumelli, con cui c’è stata una discussione estenuante e feconda su ogni riga di ogni poesia. Ad Angelo poi come ho scritto nella nota introduttiva – devo il ritrovamento miracoloso di queste poesie, da lui custodite per più di quarant’anni con una cura e una fedeltà ammirevoli e commoventi.

Da “SOMIGLIANZE” (1976)

T.S.

I

Ognuno di voi avrà sentito
il morbido sonno, il vortice dolcissimo
che si adagia sul letto
e poi l’albero, la scorza, l’alga
gli occhi non resistono
e i flaconi non sono più minacciosi
nella luce chiaroscura del pomeriggio
mentre mille animali
circondano la lettiga, frenano gli infermieri
il disastro del respiro sempre più assopito
nei vetri zigrinati
dell’autombulanza, appare
il davanzale di un piano, il tempo
che sprigiona i vivi
e li fa correre con la corrente nelle pupille,
l’attimo dell’offerta, per scintillarle.
E improvvisa, la quiete
della vigna e del pozzo, con la pietra levigata
dividendo la carne
una calma sprofondata dentro il grano
mentre la donna sul prato partorisce
sempre più lentamente,
finché il figlio ritorna nella fecondazione
e prima ancora, nel bacio e nel chiarore
di una camera, il grande specchio,
il desiderio che nasce, il gesto.

II

E poi avrete sentito, almeno una volta
quando il liquido, delicatissimo,
esce dalla bocca, scorre giallo nel lavandino
e la sonda e le sirene sempre più lontane.
Il respiro si affanna, finisce, riprende
quanta pace nella spiaggia gelata dal temporale:
una canoa va verso l’isola corallina
e sotto l’oceano si accoppiano le cellule sessuali
non ci sono eventi irreparabili
ma solo le spugne cicliche,
gli insetti che hanno coperto l’aria:
ecco un colore di madreperla, una roccia nella sabbia,
l’accappatoio che toglie con un solo gesto
solennità della luce, la meraviglia, la prima
e la femmina del pellicano
chiama la nidiata sparsa nella tempesta
e forse vede qualcosa, tra gli scogli,
qualcosa che si muove
domani correrà con i suoi bambini
mescolata, per respirare
nel turchese profondo della marea
che sale in superficie, sta rinascendo adesso
e trova una terra diversa, un’altra voce.

INTRODUZIONE DI MILO DE ANGELIS ALLE POESIE GIOVANILI
(In Appendice pag. 377, “TUTTE LE POESIE” 1969-2015, Mondadori, Lo Specchio, 2017
Prima Edizione giugno, 2017) Continua a leggere

L’ossessione matematica del canto

di Tommaso Di Dio

L’ultimo libro di Milo De Angelis, Incontri e agguati (Mondadori, 2015) ci costringe nuovamente a fare i conti con uno degli autori che più hanno influenzato la scrittura e l’idea stessa della poesia negli ultimi 40 anni di letteratura italiana. Ogni autore che oggi intenda scrivere, sia in prosa che in versi, non può non essersi misurato e finanche scontrato con il suo paradigma. Ogni sua singola poesia che giunga ai nostri sguardi finisce ormai per apparirci epifenomeno di una medesima matrice: una fibra che si è incistata nella sintassi di fine Novecento e ha cominciato a vibrare, fino a raggiungere un calor bianco che continua a emanare una radiazione peculiare e ossessiva, continua, assillante. A conti fatti, non c’è mai un nuovo libro di De Angelis; ogni libro ripropone sempre il medesimo appuntamento, il medesimo strappo, giunge all’ultimo: mostra una fase, la frazione di un’onda straordinariamente coesa, che procede costante da Somiglianze ad oggi. A questo stadio (come fu per Zanzotto), ogni singolo verso termina e trova eco nell’Opera, in quel triangolo buio e ribollente, tutt’altro dall’inerte monumento, quel pozzo di continui attingimenti che, come un infinito intensivo, testimonia di una ferita aperta fra noi e la vita, fra noi e la scrittura.

Fin dal titolo, il libro di De Angelis ci chiama ad intendere la poesia secondo le categorie della relazione e della violenza. A me pare che bisogni leggere le due parole scelte come titolo più come una dittologia che come una coppia di termini fra loro giustapposti: l’uno è l’intensità dell’altro, l’uno descrive e rivela l’altro. Il libro Incontri e agguati racconta per via di scorci – eppure mai così congiunti narrativamente – il rapporto di somiglianza violenta che siamo chiamati a conoscere quando entriamo nel regno della scrittura poetica. Per De Angelis, la poesia non è tiepido calcolo linguistico, neppure astratta e nemmeno organica ricerca di un piano di dialogo fra noi e quel nido di serpi a cui siamo soliti dare il nome di realtà; dentro il suo dettato tutto appare rigoroso, decisivo: scollamento e poi sbalordito contatto – ovvero: iato – fra ciò che vive e quelle forze oscure che animano ciò che vive. C’è nella sua scrittura l’insistere di una pressione; si può percepire, ad ogni verso; insiste una forza, larga e fulminea, che da dentro preme ogni cosa che appare del mondo e giunge a toccare l’epidermide di chi ha perso, una volta per tutte, il nome di Dio: «Vicino alla morte tutto è presente/ non c’è infanzia né paradiso/ tu cadi in un urlo segreto/ e non parli/ cerchi un arcano/ e trovi solo materia, materia/ che non trema e ti guarda impassibile/ e avvicina muta i due estremi» (p. 25). La prima parte del libro può lasciare interdetto il lettore, per la costruzione narrativa, per le cadenze morbide, inusuali nella poesia di De Angelis; soltanto ad un’ennesima lettura, se ne coglie il valore iniziatico, di percorso di spoliazione e approssimamento. Infine sorge una grande inquietudine quando ci si ritrova al cospetto di versi che ti costringono, con tale ingannevole seduzione, alla vicinanza di quel limite estremo che in Occidente chiamiamo morte. Dice la scrittura: «Vieni, amico mio, ti faccio vedere,/ ti racconto» (p. 9); più avanti incalza: «[…] Ascolta,/ vienimi vicino» (p. 23); il tutto per porre più prossimi all’oscena parola, al canto muto e scabro che, nell’orecchio dell’uomo «invaso della domande» e posto al bordo di se stesso, terribilmente intima: «Sarai una sillaba senza luce» (p. 17), «formerai a poco a poco la parola niente» (p. 18). Continua a leggere

Anteprima Editoriale, Lo Specchio – I poeti del nostro tempo

IL RESTYLING giugno 2017

Il rilancio editoriale dello “Specchio” segna il ritorno della collana alla sua vocazione originaria. Lo dichiara il testo programmatico con cui si aprono i nuovi volumi:

Negli anni 40, sullaletta de Lo Specchio, lEditore scriveva: «Di qui si irradia il canto della nostra lirica, qui giungono le voci nuove della giovane poesia e si affiancano ai grandi nomi già noti in tutto il mondo continuando la gloriosa tradizione italiana attraverso i secoli e i tempi».

A settantacinque anni dallesordio della più prestigiosa collana italiana dedicata alla poesia – che, a partire da Cardarelli, tra i tanti ha ospitato Ungaretti, Montale, Quasimodo, Saba, Sereni, Zanzotto, Raboni, Giudici, Porta, Gatto –, lEditore riprende e conferma la sua originaria vocazione.

In questo nuovo formato, Lo Specchioaffiancherà alla poesia più recente le voci già celebri in Italia e nel mondo e chiederà ai poeti italiani di offrire al nostro pubblico la poesia universale, ravvivando quella consuetudine che in anni lontani ci ha regalato traduzioni memorabili. Infine, con le antologie, Lo Specchiotornerà a fare il punto sul percorso creativo ed estetico delle nuove voci che mirabilmente stanno continuando «la gloriosa tradizione italiana».

Il rilancio intende richiamare le caratteristiche di varietà ed eclettismo che hanno contraddistinto “Lo Specchio” nel corso della sua ricca e gloriosa storia.

A partire dal 2017 saranno pubblicati sei titoli all’anno, suddivisi secondo alcuni grandi filoni che verranno costantemente alimentati:

  • novità di poeti italiani
  • novità di poeti internazionali
  • raccolte o antologie per fare il punto sul percorso dei principali poeti del nostro panorama
  • rivisitazioni di grande voci della poesia classica e novecentesca per il tramite di poeti contemporanei.

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