Voce giunta con le folaghe

montaleEugenio Montale scrive “Voce giunta con le folaghe” nel 1947. La poesia fa parte della raccolta “La bufera e altro” pubblicata nel 1956 con l’editore Neri Pozza e con Mondadori, l’anno successivo. 
I luoghi di “Voce giunta con le folaghe” sono le Cinque Terre. Il poeta si reca sulla tomba del padre, nel cimitero di Monterosso.
Nella poesia “circolare”, la voce di Montale ritrova e si congiunge a quella del padre, che voce non ha più, ma che si trasforma, nella memoria del poeta, in immagini precise, dettagliate, forse visioni che segnano gli ultimi giorni di vita del genitore:  “Eccoti fuor dal buio che ti teneva, padre”, “erto ai barbagli, senza scialle e berretto“.

Il particolare assordante di questi versi, letti da Luigia Sorrentino, è determinato proprio dal perenne moto circolare che compiono le due ombre, l’una nell’altra. L’ombra del poeta sulla tomba, non ha più peso dell’altra ombra. L’ombra è fidata, è il muto che risorge, che scorpora l’interno fuoco. E’ poesia religiosa, sembra uscita da una scrittura solenne e sacra: “L’una forse / ritroverà la forma in cui bruciava amor di Chi la mosse e non di sé /”, amor di Chi la mosse è l’amore divino, del Dio che ha generato l’ombra. Quale delle due ombre torna a bruciare nell’amore di Dio? Non è dato saperlo. Sappiamo che l’ombra è viva, mentre l’altra è riluttante, ma le due ombre sono insieme, l’una nell’altra. Si può pensare che entrambe tornino nella luce di Chi le ha generate dopo aver abitato il vuoto, fino al tempo del colmarsi, del ritrovarsi.

Alfred Kubin “L’altra parte”

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Un romanzo fantastico  
Traduzione di Lia Secci
Biblioteca Adelphi
1965, 6ª ediz., pp. 295

La casa editrice Adelphi, nasce nel 1962. Il primo titolo della collana Biblioteca Adelphi, fondata nel 1965, è di Alfred Kubin  “L’altra parte”.

RISVOLTO

Nel 1908, appena trentunenne e disegnatore già noto e apprezzato, Kubin è profondamente scosso dalla morte del padre, che lo coglie in uno stato di tormentosa sterilità succeduto a lunghi periodi di crisi psichica. Per liberarsi dalle visioni che lo perseguitano e a cui, in quelle condizioni di paralisi creativa, non sa dare espressione grafica, egli decide di mettersi a scrivere e, nel giro di dodici settimane, butta giù un romanzo: L’altra parte. Nelle otto settimane che seguono egli riesce ad aggiungere al libro (che sarà pubblicato l’anno successivo e che attirerà l’attenzione dei più sensibili tra i suoi contemporanei) una cinquantina di disegni. Continua a leggere

A Modena, Vittorino Andreoli


cover_andreoliAppuntamenti


Sabato 12 aprile 2014, il “Forum eventi” di Modena prosegue con Vittorino Andreoli. Lo psichiatra presenta il suo libro “L’educazione (im)possibile” Orientarsi in una società senza padri, Rizzoli, 2014. L’appuntamento è alle 18.30.  L’incontro, come tutti quelli in programma, è a ingresso gratuito.

Le ricette salva figli sono ormai diventate argomento quotidiano di discussione e confronto fra genitori in crisi e insegnanti rinunciatari. C’è chi grida alla sconfitta dell’antiautoritarismo, chi invoca un ritorno alla disciplina tra le mura domestiche e chi accusa la scuola. Vittorino Andreoli, da sempre attento osservatore del disagio psicologico degli adolescenti, spiega in queste pagine che il fallimento educativo invece riguarda tutti, genitori e no, e può essere risolto solo con uno sforzo comune. Educare vuol dire trasformare un figlio in un uomo o una donna capaci a loro volta di diventare padri e madri. Continua a leggere

Julie Otsuka, “Quando l’imperatore era un dio”

quando-limperatore-era-un-dio-cover[1]Letture

Nota di Claudia Leonardi

Quando l’imperatore era un dio” di Julie Otsuka racconta una pagina poco nota della storia americana: la deportazione, a pochi mesi dall’attacco di Pearl Harbor e dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, dei cittadini americani di origine giapponese nei campi di lavoro nel deserto dello Utah. Quando per le vie della tranquilla cittadina californiana di Berkeley compare un avviso che invita tutti i cittadini giapponesi a radunarsi in punti di ritrovo prestabiliti, una madre e i suoi due bambini (di cui non sapremo mai il nome per scelta stilistica dell’autrice) si vedono costretti a lasciare la loro bella casa dipinta di bianco e a mettersi in viaggio verso l’ignoto. Un viaggio lungo e faticoso che li porterà nel deserto dello Utah dove il tempo non passa mai e la sabbia ferisce i polpacci. Continua a leggere