
Roberta Dapunt
Roberta Dapunt
Emily Dickinson nel dagherrotipo ripreso fra il 1846 e il 1847. La traduzione delle poesie è di Gabriella Sobrino. Lettura ad alta voce di Luigia Sorrentino. Musica di Johann Sebastian Bach.
COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO
Da giovane, nella metà degli anni Ottanta, m’imbattei in una delle tante e mirabili traduzioni delle poesie di Emily Dickinson. La trasposizione in italiano che maggiormente catturò la mia attenzione, fu quella di Gabriella Sobrino, poetessa, sceneggiatrice e autrice di programmi culturali per la Rai, recentemente scomparsa.
Qualche mese fa, per puro caso, mentre cercavo di mettere in funzione un vecchio mangianastri, ho riesumato alcune registrazioni su nastro, realizzate in quegli anni, ritrovando, fra le altre cose, la mia lettura di una dozzina di poesie della Dickinson.
Ho riascoltato la lettura, ma non riuscivo proprio a ricordare qual era il libro dal quale i testi erano tratti, né il nome del traduttore o della traduttrice. Alla fine, dopo aver molto cercato, ho scoperto che il libro s’intitolava DICKINSON Poesie, pubblicato dalla Newton Compton nel 1978 e che la traduzione era di Gabriella Sobrino.
Eppure il libro era lì. Giaceva dimenticato fra gli scaffali della mia libreria. Ma io non lo ricordavo più, né sapevo di aver segnato appunti con la matita accanto alle poesie di Emily.
Sergej Stratanovskij
Niente è più terribile che vivere
La vita intera e al suo margine
Sentire a un tratto – brusca luce –
Il proprio essere mediocre
Quasi che non avessi avuto vita
Né inghiottito il sale del mondo
E non amato né stretto amicizie
Ma solamente perso giorni
Quasi che avessi avuto un’esistenza
A mezzo cuore, a mezza faccia
Non conosciuto guai né gioie
Con tutto il corpo, fino in fondo
Ed ecco: credi agli occhi!
Si erge come sale un muro
Non eri quello, non te stesso
Ed è, la colpa, come sale Continua a leggere
Many Zeros
The teacher rises voiceless before a class
Of pale, tight-lipped children.
The blackboard behind him as black as the sky
Light-years from the earth.
It’s the silence the teacher loves,
The taste of the infinite in it.
The stars like teeth marks on children’s pencils.
Listen to it, he says happily.
Molti Zero
Senza voce l’insegnante si alza davanti a una classe
di bambini pallidi, con labbra serrate.
La lavagna alle sue spalle, tanto nera quanto il cielo
distante anni luce dalla terra.
È il silenzio ciò che anela l’insegnante,
il sapore dell’infinito in esso contenuto.
Le stelle come segni di dentini sulle matite.
Ascoltatelo, dice con gioia. Continua a leggere
Sergio Solmi
La vita sbaglia i tempi, i modi, perde
gli appuntamenti e ride
pazza sotto la benda. Il vento asciutto
di marzo spegne i richiami, la sua
logica regge solo il filo d’erba,
la nube in cielo, il futile incresparsi
dell’onda, ma l’informe anima ignora.
Pure, a fil d’orizzonte, oggi è perfetta
la lieve sfera del mattino, bolla
felice d’aria, il tempo è in alto asceso,
più non stride l’antica
macchina di dolore, oggi che un pigro
aeroplano ronza a fior del prato,
riposa nel bicchiere sulla pietra
un vino troppo dorato e svanito,
e a me giunto stavolta inaspettato,
spirito vagabondo, quando il sauro
è balzato, salpata
la bella nave dai palvesi alzati
per entro la brumosa lontananza,
come in un soffio, tu mi sei vicino.
(1945) Continua a leggere