Addio alla Szymborska, la ‘Mozart’ della poesia

Addio a Wislawa
a cura di Luigia Sorrentino

Si è spenta Wislawa Szymborska, una voce unanimamente riconosciuta tra le più significative nel panorama della letteratura mondiale del secondo Novecento.

La notizia della sua morte ha cominciato a circolare su facebook e su altri social network, intorno alle 22:00 del 1 febbraio 2012,  per poi essere confermata dall’Istituto polacco di Roma e dall’agenzia Ansa alle 22:13:51.
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Con non poca commozione riperendo questa sua riflessione sulla poesia: “Il poeta oggi è spesso scettico e diffidente… malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse: nella nostra epoca chiassosa è molto più facile riconoscere i propri difetti, perché sono visibili. Molto più difficile riconoscere le qualità, finché esse sono tenute nascoste.”
Wislawa Szymborska 
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“Terracarne”, intervista a Franco Arminio

Nello Scaffale, ‘Terracarne’ di Franco Arminio
a cura di Luigia Sorrentino

Franco Arminio (nella foto di Mario Dondero) nel suo ultimo libro, Terracarne, (Mondadori, 2011) compie un vero e proprio viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia. Terracarne è l’istantanea ‘fisica’ – e psichica –  del perfetto paesologo. Non a caso Arminio dice: “La paesologia è una via di mezzo tra l’etnologia e la poesia”. Ecco dunque Arminio calzare ora le scarpe del poeta, (colui che attraversa con il proprio corpo il paesaggio, lasciando  che il paesaggio entri nel proprio corpo), ora il cappello dell’etnologo, (colui che studia l’antropologia culturale dei popoli, partendo dalla lingua, ma utilizzando anche la gestualità, l’osservazione intesa come mimica facciale di un popolo).  Con la cifra inconfondibile della sua umoralità  Arminio traccia con Terracarne la figura di un ‘io errante’, alla continua ricerca di sé e del mondo esterno inteso come ‘patria riconoscibile e dalla quale essere riconosciuti’, luogo su cui ‘fondare’ la propria origine. Ma Terracarne ci fa intravedere anche un’altra figura, direi anche, più divertente: quella dello “scavalcamontagne“, ossia, del guitto, che gira da un paese all’altro per proporre, nei luoghi più sperduti della terra, il proprio amore  per il teatro della vita.  Il grande Eduardo De Filippo, definiva così questo genere di personaggio (a cui egli stesso sapeva di appartenere):  «dorme sempre fuori casa, spesso solo e in stamberghe, mangia sovente male in bettole di quart’ordine, recita in teatri polverosi e pieni di spifferi, affronta viaggi pieni di incognite… ma tutto questo è sempre meglio che lavorare».  La conversazione che segue con Franco Arminio è di Antonietta Gnerre. 

di Luigia Sorrentino
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In memoria di te, Paul Celan – Volkstrauertag –

In memoria di te, Paul Celan
a cura di Luigia Sorrentino

Le vittime della Shoah furono circa 6 milioni. Fra esse, dovremmo includere un nome, o un non-nome, se preferite: Paul Celan.

Tutta la sua esistenza, incarnò strenuamente l’immane tragedia dello sterminio che  transfuse in sé  e nella poesia al punto da  annullarsi totalmente come persona. L’epilogo di Celan fu il suicidio.  Con quell’atto finale il poeta testimoniò la sua personale vergogna: l’aver  scritto da esule, (viveva in Francia) nella sua lingua-madre, il tedesco, (la lingua-madre degli aguzzini nazisti.)

La sua vita quotidiana si svolse in francese,  “a fronte” dei propri testi scritti in tedesco. Lo sguardo di Paul Celan non si distolse mai dal “Gegenuber” (qualcosa a fronte), che Celan identificò nella Memoria. 

Epilogo. La traduzione del dolore
di Camilla Miglio

Paul Celan ha tradotto, o meglio traslitterato il proprio nome dal tedesco al rumeno. Da Antschel a Ancel. Lo ha poi ripetuto a testa in giù. Cel-An: può suonare rumeno, francese, comunque straniero a orecchie tedesche. La ripetizione del nome, lo pseudo-nome diventa la sua persona nell’interessante accezione latina ricordata da MarKo Pajevic: da per-sonare, risuonare attraverso. Continua a leggere

Alberto Toni, “Democrazia”

Poesia e Impegno civile: Alberto Toni “Democrazia”
a cura di Luigia Sorrentino


“Democrazia” è il nuovo libro di Alberto Toni pubblicato nel 2011 per le edizioni La Vita Felice, (euro 8,00) nella collana Sguardi, con la nota critica di Gabriela Fantato e la postfazione di Elio Pecora.
Il  poemetto, (suddiviso in cinque sezioni, “Mettiamo che qualcuno sorprenda”, “Democrazia è pazienza, abbonda”, “Lucinando, così, con quello che abbiamo”, “Hai documenti, soldi, un cellulare?”, “Gli alberi vivi. Frassini, acacie, pioppi”) ha, in epigrafe, un brano tratto da “Primavera di bellezza” di Beppe Fenoglio: «Hai un’idea dei morti? Continua a leggere