Nota di Melania Panìco
Nel leggere “La natura del bastardo”, il nuovo libro di Davide Rondoni edito da Mondadori, si presentano agli occhi del lettore alcune parole – chiave. Una di queste è contenuta nel titolo.
Nota di Melania Panìco
Nel leggere “La natura del bastardo”, il nuovo libro di Davide Rondoni edito da Mondadori, si presentano agli occhi del lettore alcune parole – chiave. Una di queste è contenuta nel titolo.
Lunedì 30 gennaio 2017 ALLA CASA DELLA CULTURA di Milano, Presentazione del libro di Monica Scholz-Zappa
GIUSSANI E GUARDINI, UNA LETTURA ORIGINALE ed. Jaca Book
ore 20,30 Auditorium CMC
Largo Corsia dei Servi, 4
Con
Carmine Di Martino, Ugo Perone, Monica Scholz
La possibilità di un confronto ravvicinato e testuale tra due grandi testimoni e intellettuali del Novecento, Guardini e Giussani, consente di illuminare le radici del nostro presente. Continua a leggere
di Sauro Damiani
UMBERTO PIERSANTI, Nel folto dei sentieri, Milano, Marcos y Marcos, 2015
Rose e marmellata. (“dopo la marmellata con il burro/al grande parco scendi/sopra i muri,/tra i meli e le rose/passi e respiri”, p.30). Rose; e anemoni, e colchici, e papaveri, e giacinti, e primule, e, prima di tutto, favagelli. Come nell’intera storia poetica di Piersanti, anche in questo ultimo libro sfavillano i fiori, nominati con la precisione di uno sguardo individuante e amoroso, che ne fa sprigionare la loro luce assoluta. “Luminoso” è uno degli aggettivi più frequenti e significativi del libro, spesso in coppia con altri che ne esaltano la forza evocativa, come in “chiaro e luminoso”, “ridente e luminoso”. Un “luminoso” di una tonalità inconfondibile, tutta piersantiana, che spicca nel panorama di una poesia, non solo italiana, che, al contrario, predilige le tonalità scure. Ma un fiore (o un’ora, o un evento) è luminoso solo in quanto è “assoluto”, cioè, nel senso etimologico del termine, “sciolto”, separato dal tempo “baro”; un fiore (o un’ora, o un evento) “remoto”, anche qui nel senso di rimosso dall’oggi e collocato in un orizzonte mitico, nell’eden “fragile/ e assoluto”, sempre perduto (“l’eden che ci è concesso/è sempre perso”; 209): come tutta quella nata dopo e dal romanticismo, anche la poesia del nostro è percorsa da un’insanabile scissione metafisica. Solo che Piersanti non rinuncia a dispiegare e nominare l’incontenibile efflorescenza della natura (la natura naturans), di cui egli si sente carnalmente partecipe e di cui è commosso testimone e interprete. Nel “tempo della povertà”, egli non è povero. Continua a leggere
di Antonio Nazzaro
Negli anni 70 il Sud America ha vissuto la tragedia delle dittature. Dittature che hanno portato il tema dell’esilio come uno degli elementi più forti, dittature che hanno inevitabilmente fatto nascere una nuova corrente di pensiero: la letteratura dell’esilio.
La generazione dei letterati nata a cavallo di quegli anni oscuri ha al centro dei suoi testi il conflitto tra il non aver voluto vedere o l’essere stati complici del regime, il confronto tra i padri e i figli e la speranza di un paese nuovo.
La poesia di Juan Arabia mette al centro dei suoi scritti un nuovo *destierro senza esilio. Come si fa evidente nel suo ultimo libro, già pubblicato in diversi paesi dell’America Latina, Il nemico dei Thirties e si spera di pronta pubblicazione in Italia. Continua a leggere
Paul Celan. La poesia “Parla anche tu” letta da Luigia Sorrentino nella traduzione di Giuseppe Bevilaqua con una sola variante nell’ultimo verso: “wandernder” che Bevilacqua ha tradotto con “errabonde parole” Luigia Sorrentino l’ha trasformato in “migranti parole”.
di Luigia Sorrentino
Nel 1955 esce in Germania con la casa editrice Detsche Verlags-Anstalt Di soglia in soglia, (Von Schwell zu Schwell) il primo ciclo di liriche interamente composte da Paul Celan a Parigi, città dove vive, dedicate alla moglie Gisèle. La raccolta è composta da 47 poesie suddivise in tre sezioni: Sette rose più tardi, Con alterna chiave, Alla volta dell’isola.
Parla anche tu (Sprich auch du) la poesia qui proposta nella lettura di Luigia Sorrentino, nella traduzione di Giuseppe Bevilacqua è contenuta nell’ultima sezione del libro ed è la nona di tredici poesie. E’ “incastrata” tra la precedente Cenotafio e la successiva, Con labbra rosse di tempo. Continua a leggere