Stefano Dal Bianco, silenzio e volontà della parola poetica

Stefano Dal Bianco

In occasione della imminente presentazione a Pordenonelegge del volume di Stefano Dal Bianco” “Distratti dal silenzio” – Diario di poesia contemporanea – Quodlibet, 2019, (Pordenone 21 settembre), riportiamo qui la Prefazione scritta dall’autore, “Distrazione e silenzio”. “I poeti meritano ascolto?” si chiede Dal Bianco “O qualcuno sta abdicando al proprio ruolo?”. Attraverso saggi, interventi a convegni, prove di autoanalisi, interviste, il poeta analizza le questioni centrali per la poesia italiana degli ultimi trent’anni. Una rara forma di testimonianza, fra la dedizione al silenzio e la volontà di condivisione del dire, come fa la poesia.

Distrazione e silenzio

L’opera esprime senso attraverso l’ascesi nei confronti del senso. [T.W. Adorno]

Ciò che è divino è senza sforzo. [Eschilo]

«Distratti dal silenzio sono forse i poeti. Non tutti: ce n’è qualcuno, e non per forza dei peggiori, che se ne infischia del silenzio, ma questi a noi interessano poco. Quello che vogliamo è un indugio nella morte, per attraversarla con amore e arrivare di là, dall’altra parte, dove la nostra esistenza avrà un significato meno provvisorio di quello che siamo abituati a conferirle. Per farlo bisogna essere bravi, bravi nella vita e bravi nell’ascolto della lingua. È così che amare e respirare saranno per noi la stessa cosa. Una cosa per cui vale la pena di lavorare, di impegnarsi». Continua a leggere

Maria Grazia Calandrone, “Giardino della gioia”

Il 10 settembre sarà nelle librerie italiane il nuovo libro di Maria Grazia Calandrone “Giardino della gioia” pubblicato nella collana Lo Specchio Mondadori. Vi diamo qui anticipazione di alcuni testi contenuti nel libro.

ESTRATTI

la tua mano odorava di muro di mattoni e di fiato passato nella canna del flauto nella lana del vello
nero, tra i fili fibrosi dell’erba
e la schiuma dell’argine che soverchia i sassi

*

da che centro remoto io ti saluto, assente più dei morti, mentre la prima luce
si intride di tutto ciò che tocca
e il sole diventa
capra, sasso, papavero e ginestra
sulle argille bianche
e altrove, nel carnevale barbaro del mare

*

bacino di fanghi rossi sulla falda ampia, che sommuove il canale di scolo delle saline
in diaspro e manganese e tu respiri
sepolta nel mio cuore incombustibile
e com’è vero questo non finire

*

ma in fondo a cosa serve volersi bene?
e che dobbiamo fare, rattoppiamo le perdite Continua a leggere

Claudio Pasi, “Ad ogni umano sguardo”


LA NAVIGAZIONE INTERNA NELL’88 D.C.

Per queste terre basse, nella nebbia
o sotto il sole a picco, lungo prode
inabitate e astrusi labirinti
di canali e lagune, trasportiamo
derrate e passeggeri da Claterna
agli scali di Spina conficcando
nel fondale melmoso le pagaie.

Su queste onde scorre lentamente
tutto il tempo del mondo, e allora smettano
di farci fretta consoli e mercanti
o poeti venuti da lontano.
Vanno così le nostre vite e senza
né dolore né gioia proseguiamo,
pigri Argonauti verso nessun dove.
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SOPRA LA COROGRAPHIA DI G. B. ALEOTTI STAMPATA NELL’ANNO 1603

Qui è dove convergono le piene
dei torrenti discesi dai calanchi
franosi d’Appennino che, travolti
gli sbarramenti e le fragili dighe
fatte di malta e di fascine, vanno
a spagliare per tutta la pianura. Continua a leggere

Penna, “Mi avevano lasciato solo”

Sandro Penna

Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. soffrivano
della mia pena. pena
di non saper chiararnente…

E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.

E la pioggia lavava quelle pietre.

Sandro Penna Continua a leggere

Mattia Tarantino, da “Fiori estinti”

Mattia Tarantino

Mi hai donato fiori morti
da lanciare nella stanza, fiori
già sporcati da una voce, e seppelliti
dove la parola non fa tana.
Ed è questo il trucco degli amanti:
se prendi un fiore puoi legarlo
in fondo al cielo, puoi impiccarlo
a qualche nome e poi morire.

*

È da un po’ che le foglie sono incerte,
che il cielo non sprofonda
nelle loro vene scure, dove il sangue
aggrovigliato gira e cade.

Stamattina un passero di ronda
annunciava la catastrofe cantando. Continua a leggere