Giovanna Rosadini, “Frammenti di felicità terrena”

Giovanna Rosadini, credits ph. Dino Ignani

Questo libro di Giovanna Rosadini pubblicato con la Collana Gialla Oro Pordenonelegge LietoColle (2019) è una selezione di testi che ripropone la sua produzione poetica, a partire dal libro d’esordio, Il sistema limbico, Unità di risveglio, fino ad arrivare alla sua seconda raccolta einaudiana, Fioriture capovolte, uscita nel 2018. Al centro dell’opera la raccolta pubblicata con Aragno nel 2014, Il numero completo dei giorni, qui riproposta integralmente, una personale rilettura in versi della Torah ebraica. Conclude il volume una serie di inediti in prosa, che lasciano intuire la nuova direzione che sta prendendo la poesia della Rosadini.

Dalla sezione FRAMMENTI DI FELICITA’ TERRENA

I.

Issata sulle spalle di mio padre, partecipe  della salda potenza del suo corpo adulto e maschile, percorriamo il lungo corridoio di casa in direzione della cena che ci aspetta in cucina, insieme all’altra metà di famiglia (analogamente, mio fratello ama infilarsi nei golf di mia mamma da dietro, e camminare per casa insieme a lei in una comunione ritrovata col suo corpo).
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William Bulter Yeats (1865-1939)

WILLIAM BUTLER YEATS

Sailing to Byzantium
BY WILLIAM BUTLER YEATS

I

That is no country for old men. The young
In one another’s arms, birds in the trees,
—Those dying generations—at their song,
The salmon-falls, the mackerel-crowded seas,
Fish, flesh, or fowl, commend all summer long
Whatever is begotten, born, and dies.
Caught in that sensual music all neglect
Monuments of unageing intellect.

Verso Bisanzio
TRADUZIONE DI EUGENIO MONTALE

I

Qui non c’è posto per i vecchi. Giovinetti e fanciulle
Nei loro abbracci, uccelli ai loro canti,
Generazioni in extremis, tonfi
Di salmoni ed il fiotto degli sgombri,
Tutto che vola o che si caccia o pesca
Nell’estate infinita, ciò che fu concepito
O nato o morto dentro la musica dei sensi
Non cura i monumenti dell’eterno intelletto. Continua a leggere

Philip Morre, da “Istantanea di ippopotamo con banane”

Philip Morre

The Tarboosh

The tarboosh, she was saying, appears
not to evolve, and tapping the desk
with her pointer, she summons a slide,
which indeed figures all-but-identical
truncated cones tagged with disparate
dates while back of her podium
tall windows give onto a wide canal
where bareheaded boys call crudely
as our hold on Coptic hatwear accrues.
So it goes: the world is coevally
tamed and eludes. We are diligent
deploying our charming bastions of fact
but the street-cries intrude, refuse to be
marginal glosses, barge in on our act.

Il tarbush

Il tarbush, diceva lei, pare
​non evolversi, e toccando la scrivania
​con la bacchetta, proietta una slide,
​che infatti mostra coni troncati
​quasi identici con date diverse
​mentre dietro al suo podio
​finestre alte danno su un ampio canale
​dove ragazzini a testa nuda
​gridano sguaiati
​mentre la nostra padronanza
​del copricapo copto si accumula.
​Così va il mondo: allo stesso tempo
​acquiescente e sfuggente. Con diligenza
​schieriamo i nostri bei bastioni di fatti
​ma le grida di strada si intromettono,
​rifiutano di essere note marginali,
​irrompono nei nostri atti. Continua a leggere

Danilo Bramati, da “Chiaro enigma del mondo”

Danilo Bramati

Il mondo stabile non mi parla più.
Lingue oscure, le foglie.
Tengo la sigaretta
come ruotando una clessidra,
filo di brace e cenere
misurato nel silenzio.
E sale, sale quell’ala grigia
oltre il muretto scalcinato…

Pioppi, magnolie, platani,
siete il tempo che non torna,
il verdeoro che mi piaceva
è un groviglio senza cura.
E il giardiniere non risponde.
Solo l’albero di Giuda è identico
contro un cielo fluttuante.

Penso: così si spogliano le cose,
non uno schianto, o un lamento, ma il sibilo
della serpe acquattata
dietro la siepe delle rose
che a notte fonda morderà.

L’ultimo tiro. È tardi.
Seppellisco il mozzicone
fra i sassolini pieni di ombre.
Qualcosa striscia nell’erba fredda…
Si gela. Quasi quasi torno dentro. Continua a leggere