Paola Loreto, “case|spogliamenti”

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E’ un libro paradossale, la cui energia nasce dal processo di transizione innescato dalla rottura e dal cedimento, e nel quale la rinuncia è compimento, l’imperfezione è accolta come forma di completamento, la divisione è mantenuta come condizione reale. Un libro vicino alla vita perché racconta un’esistenza spesa nell’irresoluzione di una doppia ipotesi, e l’incapacità di scegliere affrontata nella quotidianità di una scelta fatta.

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Bonnefoy, il soprassalto poetico delle percezioni e delle analogie

yves_bonnefoy_libroDalla postfazione di Flavio Ermini

Nel XIX secolo nasce la poesia della modernità e Yves Bonnefoy ne traccia in questo libro il profilo. Lo delinea dialogando con i testi poetici di alcuni tra gli autori più significativi dell’Ottocento: da Poe a Baudelaire, da Mallarmé a Rimbaud, da Laforgue a Valéry, fino a Hofmannsthal.

La grande innovazione di questi poeti consiste nell’aver compreso che la scomparsa del divino dai significati e dalle figure della struttura linguistica non può determinare che vada anche perduto il senso della trascendenza. Ecco perché nei loro testi mantengono vivi entrambi questi aspetti conferendo alla poesia una natura completamente nuova, assolutamente inedita: una natura in grado di connettere l’infinitezza all’esistenza ordinaria. Continua a leggere

Anna Elisa De Gregorio, “Un punto di biacca”

un-punto-di-biacca-314407Nota di Francesco Scarabicchi

I versi che porta con sé domanda indiretta o affermazione. Non bastano, «dentro un nero di anni», eppure si scrivono, come conferma Un punto di biacca di Anna Elisa De Gregorio che compone, nelle quattro sezioni del nuovo libro, una partitura in cui abitano le parole (il loro compito, il fare luce col suono) alle quali è affidato quel che resta dentro il precipitare e lo sparire, nulla che ha il suo sosia in niente. La lingua del lessico è un “sommesso” che si accosta all’ascolto come volesse confidare un segreto, l’impronta vocale della scrittura che conserva e trattiene quel che è possibile e necessario («Volontà di salvezza delle cose»), precarietà del mondo che vacilla ad ogni istante. Dolore degli addii, il viaggio, il sensibile annotare a memoria le “scene” del labirinto della mente, l’amore che siamo stati, il tempo scomparso, tutta la vita incontrata e persa, malinconia dell’ironico, consapevole che il lessico della lingua si fa pane amaro e bianco, meraviglia e strazio che non grida. Continua a leggere

Gian Mario Villalta, “Scuola di felicità”

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FOTO DINO IGNANI

Gian Mario Villalta scrive un commovente romanzo di formazione, in cui ad affrontare un processo di profondo cambiamento non sono solo gli adolescenti, ma anche il loro insegnante.

“La scuola finisce presto, e poi ognuno va per la sua strada. Proprio quando si inizia… è ora di lasciarsi per sempre. La scuola è una follia.”

La vita di un professore non è mai facile: la noia nello sguardo degli studenti, la loro smania di guardare i cellulari durante la lezione, l’aria che, tra ormoni e finestre chiuse, si fa ben presto irrespirabile. E in più la consapevolezza che “gli studenti che vanno bene avrebbero buoni voti con qualunque insegnante; quelli che vanno male invece vanno male con te”. È così anche per il protagonista di questo romanzo, un professore di Lettere, cinquantenne, vedovo, solitario, che da tempo ha perso la fiducia nell’incanto del suo lavoro.

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