
Pier Paolo Pasolini, Foto d’archivio
Venerdì 18 gennaio, alle 17.30, a Casarsa, nella sala consiliare di Palazzo Burovich De Zmajevich sarà presentata la nuova edizione di Poesie a Casarsa, la piccola raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini pubblicata nel 1942 quando Pasolini ha vent’anni in dialetto friulano di Casarsa. Esordio prezioso, difficile, ma che non sfuggì a lettori di prim’ordine e soprattutto a un critico autorevole come Gianfranco Contini, che riconobbe subito in quel libretto ‘l’odore irrefutabile della poesia’.
Poesie a Casarsa fu stampato a Bologna in 375 esemplari dalla Libreria Antiquaria Mario Landi: i suoi testi continuano a figurare nel vasto corpus delle poesie di Pasolini, ma l’umile edizione del ’42 è diventata ormai un libro rarissimo e leggendario della poesia del Novecento, e da tempo meritava di essere riproposto nella sua forma originaria.
Per iniziativa del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, Ronzani Editore ha curato due diverse ristampe di Poesie a Casarsa: l’edizione in facsimile, in 1000 esemplari; e una preziosa nuova edizione tipografica in 500 esemplari, eseguita coi tipi a piombo della Tipografia Campi di Milano, l’unica in Italia a usare ancora la composizione con macchina Monotype. Continua a leggere


Originata, e forse sollecitata, da un senso di vuoto e di esilio, dall’inquietudine «che duole / e ridisegna lo spazio» (cfr. L’aria porta la pioggia), inevitabilmente tragica e dolorosa nel suo fondo, la poesia di Marco Vitale è pure tra le poche esperienze poetiche contemporanee che riescono a esprimere un sentimento di autentica gioia interiore, di vitalità degli affetti, di piacere estetico. Nessuno, come lui, sa oggi dire la gioia di leggere un libro, di contemplare una luna, di ascoltare una musica o di ammirare un affresco, magari di un piccolo maestro di provincia, nascosto e perduto anche nel nome. Il compito che il poeta si è dato, nel suo far versi, è in fondo – adesso, dopo tanti anni, lo si capisce – proprio questo: custodire la dolcezza di un incontro, una condivisione di affetti e di pensieri, un sogno luminoso e sprofondato nel suo incerto mistero, o uno scarlatto che «scende esatto / tutto il verde del manto» (L’anonimo pittore) di una pittura remota che prodigiosamente (per via d’amore) si apre al nostro sguardo, ed è ritrovata per tutti, ancora illesa «di tepore e d’enigma».
