Giovanni Raboni, da “Barlumi di storia”

Giovanni Raboni

1.

O forse la felicità
è solo degli altri, d’un altro tempo,
d’un’altra vita e a noi non è possibile
che recitarla come viene viene,
a soggetto, ostinandoci a inseguire
la parte di noi stessi
in un vecchio, bizzarro canovaccio
senza capo né coda…

2.

Infinitamente mi piacerebbe
suonare il pianoforte, e qualche volta
con poca modestia considero
che se in tempo di guerra
non avessi, causa i bombardamenti,
interrotto per sempre le lezioni
tanto volute da mia madre
a compenso o rivalsa, ora lo so,
d’un suo remoto sacrificio
a quest’ora, chissà… Ma poi mi dico
che è di un’altra delle sue passioni
che mi sono, come ho potuto,
fatto carico – e penso che a rifletterci
in ogni caso è proprio questo
da quando lei è morta
il modo in cui amo le cose
che amo di più, restandone alla larga,
avendone un po’ di paura,
credendoci ma sempre di sfuggita,
come credo all’esistenza di Dio.

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Sebastiano Vassalli, “L’oro del mondo”

l'oro_del_mondo«Viviamo per quelle poche pagliuzze di felicità che rimangono in fondo alla memoria come l’oro sul fondo della bàtea»: sulle rive del Ticino i cercatori d’oro sperano di scovare nel fiume un poco di fortuna e lo fanno accanto a bracconieri, ambulanti e barcaioli. Così, in una specie di frontiera americana alla Mark Twain, tra la città di Milano e la pianura del Piemonte, tutti tentano di voltare le spalle alle macerie del conflitto appena finito. Li osserva un giovane Huckleberry Finn padano, il protagonista dai tratti autobiografici di una storia emblematica dell’ultimo dopoguerra, quando gran parte della popolazione al nord soffre la fame, bestiario umano di opportunismi, odi, sacrifici e speranze. Torna uno dei romanzi più belli dell’autore della Chimera con un testo inedito in ricordo di Giulio Einaudi, l’editore che scelse L’oro del mondo tra gli ultimi libri voluti da lui personalmente nella non più sua casa editrice. Questa narrazione picaresca (che apre squarci su epoche e piani diversi con temi come l’eccidio di Cefalonia e i compromessi dell’industria culturale e letteraria) va alla ricerca del carattere nazionale degli italiani individuato nelle contraddizioni di quegli anni quando il Paese è ancora diviso e invischiato tra fascisti e antifascisti anche se «il limite tra il giusto e l’ingiusto non è mai cancellato». Continua a leggere

A “Notti d’autore” Erri De Luca

Protagonista della quinta puntata di “Notti d’autore” in onda il 7 febbraio 2013 su Rai Radio1 è Erri De Luca uno dei più affermati scrittori italiani.

Nato a Napoli nel 1950, dal 1989, anno in cui è uscito il suo primo romanzo “Non ora, non qui” ha scritto decine e decine di libri, anche libri di poesie. Ha tradotto numerosi testi sacri dall’ebraico antico, la lingua dei padri. Scrive per il cinema e per il teatro. E’ un vecchio-bambino, o un bambino-vecchio che ha un dono rarissimo: quello di depositare la parola nel cuore di chi legge. Le storie che scrive spesso sono il desiderio di riaffermare il passato, costringendolo ad esserci una seconda volta. Ripete spesso questa frase: “Per me la scrittura è un tempo festivo, della felicità”.

L’audio dell’intervista di Luigia Sorrentino a Erri De Luca

Erri De Luca consegna così a “Notti d’autore” un’esperienza esemplare. L’inizio del cambiamento è il suo primo ramanzo: “Non ora, non qui”, una storia autobiografica ambientata in una Napoli degli anni Cinquanta. A parlare, in prima persona, è una voce interiore che ricomincia dall’infanzia. Rivolgendosi alla madre Erri De Luca scrive: “Mi avvisi, verrai verso di me a spegnermi la luce come facevi quando ero bambino” confondendo l’età adolescenziale a quella dell’adulto.  Nell’intervista a Luigia Sorrentino, ideatrice e conduttrice del programma, Erri De Luca ricostruisce anche gli anni della lotta, della rivoluzione. Parla della sua adesione a Lotta Continua, raccontando anche la fine di quell’esperienza e la nuova direzione che ha preso la sua vita. Erri De Luca, che definisce la scrittura “il tempo della felicità”, ci tramanda la parola, sempre e soltanto lei, la così umana, essenziale e vera, parola.

Claudio Damiani, Il fico sulla fortezza

Nello scaffale, Claudio Damiani
a cura di Luigia Sorrentino

Con una nota di Emanuele Trevi

Il fico che cresce sulle rovine della fortezza, emblema e geroglifico del nuovo libro di Claudio Damiani, ha i giorni contati. Verrà qualcuno a restaurare gli spalti del diroccato maniero aristocratico, sradicando quella forma di vita abusiva, vita incurante della sua propria bellezza, capace di assentire al suo destino senza opporgli un’assurda resistenza. Dall’albero il poeta ricava l’insegnamento supremo: è possibile amare la vita senza avvelenarla con la paura della morte. E’ possibile, dunque, la felicità: quella pura e gratuita vibrazione dell’essere qui, dell’esserci ora, minuscolo filo saldamente intrecciato all’arazzo del cosmo?
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Dalai Lama, “L’arte della felicità in un mondo di crisi”

Anticipazione editoriale
a cura di Luigia Sorrentino


E’ in uscita in librerie dal 24 aprile 2012 L’ARTE DELLA FELICITA’ IN UN MONDO IN CRISI del DALAI LAMA (Mondadori).


IL LIBRO
Il seguito di uno dei più grandi successi del Dalai Lama.
Viviamo in un mondo inquieto, scosso da profonde crisi, non solo economiche, in cui sembrano prevalere le primordiali pulsioni distruttive che generano da sempre guerre, conflitti, odi, divisioni. Un mondo in cui la logica dominante è quella che arma l’uno contro l’altro individui, collettività e nazioni, spesso in nome di presunte superiorità culturali, religiose o, addirittura, razziali. È ancora possibile, in una realtà così segnata dalla violenza e dal dolore, parlare della felicità come di un obiettivo alla portata di tutti?
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