Giorgio Luzzi, “Troppo tardi per Santiago”

 

LuzziNell’itinerario ormai annoso di Giorgio Luzzi, Troppo tardi per Santiago si segnala come il frutto più maturo di un impegno assiduo e risoluto. Così privo di “ornazione”, o di ornato. Così ricco di fiato.

A circolare dappertutto è un senso di degrado, di disfatta, o meglio: di tradimento. Dell’uomo che tradisce se stesso, la rissa nefanda, la “serva istoria”, i conti che non tornano mai, le crepe, le sconfitte, i nodi, i complotti, tra “mondo pesante” e “inganno del pensante”.

Sono le lacerazioni ecologiche, “il disonore” che “non ha tregua”, i massacri dei migranti, la raccolta schiava dei pomodori, i mercanti del tutto, oro e dignità, i “lugubri carnami”, la striscia di Gaza e l’odio che divide e la “sordida parete”, le “scacchiere di morte”, il “violentàme”.
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Giovanni Raboni, “L’emozione della poesia”

 

raboni_emozioneTesti e interventi sulla figura di Giovanni Raboni (Collana Stampa 2009, 2014) a cura di Valeria Poggi, euro 15,00.

Dalla Prefazione di Valeria Poggi

Motivare l’idea di questo libro è semplice: si tratta di un doveroso riconoscimento al poeta, al critico, all’intellettuale, all’amico che è stato Giovanni Raboni. La difficoltà è semmai risultata quella di restringere il campo degli interventi, delle testimonianze. La scelta, allora è caduta inevitabilmente sulla città di Milano, su chi in questa città ha operato a contatto con lui. Perché Milano? Milano perché è la città dove Raboni è nato, ha vissuto, ha voluto “lavorare” e lasciare la sua impronta di poeta e di grande promotore di cultura (nonostante le tentazioni di Roma e di Napoli). Milano è la città che la fa da protagonista nella sua opera poetica, la città che vede la sua firma da «Questo e altro» a «Paragone», da «aut-aut» a  «Il Verri», da Milano Poesia (con Antonio Porta) alla Società di Poesia (per promuovere la pubblicazione insieme a Maurizio Cucchi, Antonio Porta, Giovanni Giudici, Giuseppe Pontiggia ed altri, dei testi di giovani poeti), dal Piccolo Teatro al Premio Bagutta, dalle pagine del «Corriere della Sera» al costante impegno civile.
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Giovanni Raboni, Tutte le poesie

 

raboni_coverCon il Porta comincia, nella poesia italiana, quella linea lombarda, potentemente realistico-narrativa e, per cosí dire, antipetrarchesca, che si ritrova anche all’interno della poesia del Novecento e che è l’unica della quale io aspiri a far parte, nonostante i molti debiti che so di avere nei confronti di altri poeti, da Baudelaire (che considero il piú grande poeta moderno) a Pound (che considero il piú grande inventore di possibilità poetiche del nostro secolo), – e poi, per venire a nomi piú vicini o addirittura vicinissimi, quasi fraterni, a Rebora, a Montale, a Saba, a Sereni.

 

Da: Giovanni Raboni, Autoritratto 1977

 

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Addio a Giorgio Orelli

Lo scrittore, poeta e critico svizzero di lingua italiana Giorgio Orelli, considerato uno dei principali esponenti del filone della poesia post-ermetica, è morto il 10 novembre 2013 all’età di 92 anni. Era nato ad Airolo, nel Canton Ticino, il 25 maggio 1921, e viveva a Bellinzona, dove aveva insegnato lettere alla Scuola cantonale di commercio e in seguito al Liceo cantonale.Laureatosi all’Università di Friburgo, dove ebbe tra i suoi maestri Gianfranco Contini (che lo incoraggiò anche come poeta), Orelli si è dedicato all’insegnamento e all’attività letteraria, collaborando a numerose riviste (“Il Verri”, “Paragone”, “Strumenti critici”). Continua a leggere

Un’altra linea lombarda, “Milano, la notte e la poesia”

Appuntamento

Biblioteca di Palazzo Isimbardi, giovedì 26 settembre 2013, Via Vivaio 1 Milano – ore 18 – Milo De Angelis
“Milano, la notte e la poesia” un’altra linea lombarda.  Testi letti da Viviana Nicodemo.Negli anni cinquanta Luciano Anceschi pubblicò una celebre antologia, intitolata La linea lombarda. La tesi di fondo dello studioso bolognese era che i poeti lombardi si caratterizzavano per concretezza, aderenza alle cose, senso della realtà, impegno civile. Era quella che Anceschi chiamava la poesia “in re”, la poesia dentro la cosa, contrapposta alla poesia “ante rem”, tipica di una visione metafisica dell’esistenza. In questo modo però Anceschi finiva per privilegiare una componente della poesia milanese e lombarda – quella illuminista e razionale – che certamente esiste, ma che non è l’unica. Continua a leggere