La poetessa uruguaiana Ida Vitale

Ida Vitale

OBLIGACIONES DIARIAS

Acuérdate del pan,
no olvides aquella cera oscura
que hay que tender en las maderas,
ni la canela guarneciente,
ni otras especias necesarias.
Corre, corrige, vela,
verifi ca cada rito doméstico.
Atenida a la sal, a la miel,
a la harina, al vino inútil,
pisa sin más la inclinación ociosa,
la ardiente grita de tu cuerpo.
Pasa, por esta misma aguja enhebradora,
tarde tras tarde,
entre una tela y otra,
el agridulce sueño,
las porciones de cielo destrozado.
Y que siempre entre manos un ovillo
interminablemente se devane
como en las vueltas de otro laberinto.
Pero no pienses,
no procures,
teje.
De poco vale hacer memoria,
buscar favor entre los mitos.
Ariadna eres sin rescate
y sin constelación que te corone

IMPEGNI D’OGNI GIORNO

Ricordati del pane,
non ti scordare quella cera bruna
che si deve spalmare sopra il legno,
né la cannella per guarnire,
né le altre spezie necessarie.
Corri, aggiusta, veglia,
verifi ca ogni rito della casa.
D’accordo con il sale, il miele,
con la farina, il vino inutile,
cedi senz’altro al tuo talento ozioso,
allo strepito ardente del tuo corpo.
Passa, per questo stesso ago da cucire,
una sera via l’altra,
tra l’una e l’altra tela,
il tuo agrodolce sogno,
le porzioni di cielo danneggiato.
E sempre in mano tua un gomitolo
senza mai smettere si avvolga
come nei giri d’altro labirinto.
Ma non pensare,
non sforzarti,
tessi.
A poco vale ricordare,
cercare appoggio dentro i miti.
Arianna tu non hai riscatto
né una costellazione per corona.

TODO ES VÍSPERA

Todo es víspera.
Todo sueña un renuevo
y mueve el corazón a defenderse
de los derrumbaderos.
Cada uno en su noche
esperanzado pide
el despertar, el aire,
una luz seminaria,
algo donde no muera.
Algo inviolado, exacto, fehaciente,
para afrentar la sombra,
un puro manantial,
raíz de agua, algo
como esa jarra tuya, Isabel,
donde acaso
hay claridad humana,
amor con su poder resplandeciente,
más misterioso que la sombra misma.

TUTTO È VIGILIA

Tutto è vigilia.
Tutto sogna un rinnovo
e muove il cuore a tenersi lontani
dai precipizi.
Nella sua notte ognuno
speranzoso chiede
il risveglio, l’aria,
una luce semenza,
qualcosa in cui non muoia.
Qualcosa d’intatto, esatto, affi dabile,
per aff rontare l’ombra,
una pura sorgiva,
vena d’acqua, qualcosa
come quella caraff a tua, Isabel,
dove forse
c’è chiarità umana,
amore e il suo potere risplendente,
più misterioso della stessa ombra. Continua a leggere

Wallace Stevens, “Fabliau of Florida”

Wallace Stevens

Fabliau of Florida

Barque of phosphor
On the palmy beach,

Move outward into heaven,
Into the alabasters
And night blues.

Foam and cloud are one.
Sultry moon-monsters
Are dissolving.

Fill your black hull
With white moonlight.

There will never be an end
To this droning of the surf.

Fabliau della Florida (traduzione di Giovanni Ibello)

Barca di fosforo
Sulla spiaggia di palme,

Spingiti verso la soglia del cielo
Negli alabastri
E nei blunotte.

Schiuma e nuvola sono la stessa cosa.
Gli aridi mostri lunari
Si dissolvono.

Riempi il tuo buio scafo
Con luce di luna.

Mai sarà detta, mai la fine
A questa liturgia di risacca.

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Luigia Sorrentino, tre poesie

Luigia Sorrentino

THE FIGHT
By Luigia Sorrentino
(Inedito)

they’d beaten him with kicks and punches
violently, on his back
they’d entered into the cocoon
of his dignity

they’d come for his ashy
eyes
they’d held him in their arms
with no reaction

he smelt of flowers with no response

his cardiac beat
the voice of the universe
lost in the ocean

***

strength grips his clothes
his flesh
it jerks and drags
his body

it pulls it up from its armpits
it sits it up
it moves foot and thigh behind the pelvis
it falls back and sits behind its shoulders

it keeps it close between its legs,
it envelopes it with its arms
it lets the pain slip down
along its back

muddy eyes breathe
in its belly
fatal buried
intimate love

***

the street is visible from the glass
a glossy murky
tongue
its eyes wide open

it’s hungry at night

the weightless smell of rain
has hit the hidden body
the smell comes from below

the soles of the shoes
haven’t worn out
the unfamiliar
depth of seeing

Traduzione di Giorgia Sensi

LA LOTTA
di Luigia Sorrentino
(Inedito)

l’avevano picchiato con calci e pugni
colpi violenti inferti sulla schiena
erano entrati nel bozzolo
della dignità

erano venuti a cercare i suoi occhi
inceneriti
l’avevano tenuto fra le braccia
senza risposta

odorava di fiori senza più ritorno

perduta nell’oceano
la frequenza cardiaca
la voce dell’universo Continua a leggere

Umberto Piersanti, da “Campi d’ostinato amore”

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

IL PASSATO E’ UNA TERRA REMOTA

a Giulia

no, non tra rossi papaveri
e fiordalisi come l’antica
col velo dentro al quadro
ma alta sugli stivali
nel terrazzo fumi,
e non mi guardi,
poi sul gran verde stesa
quel tuo volto acceso,
e accesi gli occhi
così azzurri e persi,
sei la ninfa riversa
nell’attesa
e la tua bionda carne
m’invade e piega

passano innanzi agli occhi
le figure,
in altri tempi
e luoghi lontani
e persi, tu sotto la cascata
t’infradici i capelli
neri e sciolti
e mi sovrasti
chino sulla roccia

non conosci quei lampi,
non sai i tuoni,
dicono che i soldati
salgono su lenti
dalla marina,
lei siede alla ringhiera
contro i bei vetri,
tu non ricordi il volto,
non sai la veste,
solo quelle ginocchia luminose
che appena intravedi
fra le trine

quando la casa cambi
o la dimora,
salgono le memorie
fitte alla gola,
e se tendi la mano
quasi le tocchi,
ma il muro che le cinge
è d’aria o vetro,
nessuna forza
lo può oltrepassare

il passato è una terra remota
magari non esiste,
non sai dove

Dicembre 2015

 

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Pascoli, “Il gelsomino notturno”

Giovanni Pascoli

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…

È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

 

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