Giovanna Cristina Vivinetto, “Dolore minimo”

Per anni ho provato a stanarti
dal doppiofondo umido delle mie
ossa. Sarebbe stato uno spremerti
via dagli occhi se solo ti avessi
trovata in tempo – invece è stato
un chiedere invano senza risposta.

Sarà che certe cose a quindici anni
non si possono ancora capire
– mentre tu in silenzio già strisciavi
nelle stanze disabitate
incorrotte del mio corpo.
Sarà che la voce interna fiorisce
solo a forza di strappi e toppe
mal ricucite – da lì sguscia l’anima.

Eppure seppellito sotto mucchi
di foglie secche un indizio c’era
– un debole presupposto
inavvertitamente esisteva:
il rifiuto del padre, il rigetto
della sua assenza – la sua voragine,
la preponderanza del ruolo
materno – l’ombra femminile
troppo a lungo riflessa.

Fu nel vuoto che ti conficcasti:
una scheggia di legno mentre
si chiudono le finestre
che sbattono sole al vento.
Fosti il compromesso da accettare,
la voce interna da nutrire,
la preghiera da salmodiare
in ginocchio, l’ultima toppa
sgraziata da ricucire – sul cuore. Continua a leggere

Robert Creeley, il fuoco dei beatniks

THE DISHONEST MAILMEN

 

They are taking all my letters, and they
put them into a fire.
I see the flame, etc.
But I do not care, etc.

The poem supreme, addressed to
emptiness – this is the courage

necessary. This is something
quite different.

I POSTINI DISONESTI

 

Stanno prendendo tutte le mie lettere,
e le gettano nel fuoco.
Vedo la fiamma, ecc…
Ma non mi importa, ecc…

La suprema poesia, scagliata
nel vuoto – questo è il coraggio

necessario. Questo è un qualcosa
di profondamente diverso.

 

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Le “Anime perse” di Umberto Piersanti

Nelle colline dell’alto Montefeltro presso San Leo e San Marino si trovano sei strutture del centro di recupero Atena dirette da Ferruccio Giovanetti.
Qui arrivano ospiti da tutta Italia: si lasciano dietro vicende inquiete, storie spesso atroci: uno psichiatra ha ucciso molti componenti della commissione che lo ha bocciato. Talora aiuta i medici della struttura con gli altri pazienti, ma non potrebbe uscire perché: ¨la lista è lunga¨, deve ancora far fuori quelli che non ha fatto in tempo ad uccidere.
C’è una ragazza tossicodipendente che tenta sempre di fuggire e che scomparirà tra la neve altissima del 2012.
E poi il contadino che ha ucciso con diciassette colpi quello che ha spostato il confine del podere di diciassette metri.
Anime perse edito dalla Marcos Y Marcos raccoglie diciotto racconti scritti ed interpretati da Umberto Piersanti che si riferiscono ad altrettante vicende reali raccontate all’autore da Ferruccio Giovanetti.
C’è un netto contrasto tra la bellezza del luogo e le tragedie di queste vite spezzate. Continua a leggere

Wislawa Szymborska & Herbert Zbigniew

Di Fabio Izzo

Le vetrine delle principali librerie di Varsavia e di Cracovia sono invase da un libro non di poesia ma che possiamo tranquillamente definire“poetico”, stiamo parlando di “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie: Korespondencja 1955-1996”, (traducibile con “Alcuni dei malvagi ci hanno disprezzato crudelmente: Corrispondenza 1955-1996”). Wisława Szymborska e Zbigniew Herbert sono stati due grandi poeti, due grandi amici e forse qualcosa in più, come viene svelato in questo epistolario appena pubblicato in Polonia, ma lo vedremo mai pubblicato in Italia?

Le loro missive sono cordiali e intime, ma non è di un improbabile pettegolezzo che vogliamo parlare oggi. Dalle loro lettere possiamo invece ammirare la padronanza del linguaggio che si sviluppa in domande e risposte concise, piene di umorismo. Questo volume “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie”, come già accennato, contiene le lettere di entrambi, ma non solo. Ci sono anche gli immancabili collage della Szymborska e alcuni interessanti disegni di Zbigniew Herbert. Continua a leggere

In memoria di te, Remo Pagnanelli

da Quasi un consuntivo, Donzelli, 2017

Mia ombra, mio doppio
talvolta amico ma più spesso
straniero che mi infuria ostinato,
mio calco che nessuna malta riempie,
fantasma appena colto,
di te ho centinaia di fotogrammi
sfrenati dalle corse, trattenuti
nelle reti, mio ombrello protettivo
paratutto, già cieco già binomio d’altro,
convengo con te quel che segue.
Niente di umano scoperchia la follia.

 

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