Cinque poesie di Primo Levi

Primo Levi

Nel principio

Fratelli umani a cui è lungo un anno,
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi;
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d’anni prima d’ora,
Splendido, librato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice,
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest’una catastrofe rovescia
L’eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell’unico spasimo tutto è nato:
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.

13 agosto 1970

In the Beginning

Brother humans, for whom a year is a long time,
A century, a venerable achievement,
Wearing yourself out for your bread,
Irascible, deluded, sick and lost,
Listen to me, and be comforted and scorned.
Twenty billion years before we were,
Splendid, hovering in space and time,
There was a globe of flames, sole and eternal,
Our common father and our executioner,
And it exploded, and all mutation began.
Even now the faint echo of this one catastrophe
Reverberates to the outermost reaches.
From that one spasm everything was born:
The abyss that engulfs and challenges us,
Time that gives us birth and overwhelms us,
Everything that everyone has thought,
The eyes of every woman we have loved,
The thousands upon thousands of suns,
And even this hand that is writing now.

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Primo Levi, “Opere Complete”

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Il 27 gennaio ricorre in tutto il mondo la Giornata della Memoria, in commemorazione alle vittime dell’Olocauto. Per non dimenticare torna in libreria Primo Levi con le “Opere Complete” pubblicate da Einaudi in due volumi. La riedizione delle Opere arriva vent’anni dopo la prima pubblicazione ed è la più completa mai pubblicata finora.

Con l’edizione di Se questo è un uomo del 1947, venticinque testi in più nella sezione «Pagine sparse» e altri otto testi in appendice, fra i quali la tesi di laurea e le note di Levi alle edizioni scolastiche dei suoi libri.

I volumi sono a cura di Marco Belpoliti. Introduzione di Daniele Del Giudice. Redazione: Ernesto Franco.

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Edith Bruck & Joëlle Gardes

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Edith Bruck fotografata nella sua casa di Roma vicino Piazza di Spagna durante l’incontro con la traduttrice e scrittrice francese Joelle Gardes, a dicembre del 2016. La sua poesia, scritta in lingua italiana, richiama molto lo stile di Primo Levi, ha la forza della testimonianza del dolore dei sopravvissuti alla Shoah.

 

Infanzia

Il tuo latte era già avvelenato
da un presagio minaccioso
le tue braccia stanche
non mi offrivano protezione
i tuoi occhi erano consumati dal pianto
il tuo cuore batteva per paura
la tua bocca s’apriva solo per pregare
o maledire me l’ultima nata che chiedeva rifugio
dalle sagome umane che colpivano nel buio
dai cani aizzati contro dai padroni taciturni e grevi
dallo sputo di bambini nutriti d’ignoranza
dagli idioti lasciati liberi
dalle vergogne e dalle catene familiari
per sfogarsi con gli ebrei
all’uscita della sinagoga. Continua a leggere

Paolo Febbraro

paolo_febbraroLa foto di Paolo Febbraro è di Dino Ignani

AUTORITRATTO
da un’idea di Luigia Sorrentino
a cura di Fabrizio Fantoni

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Autoritratto (olio su tela, febbraio-aprile 2016)

Sono nato il 29 gennaio 1965, a mezzogiorno, più di venti giorni dopo la scadenza naturale della gravidanza. Non volevo uscire all’aperto: una suora ha dovuto far forza con le braccia sulla pancia di mia madre e quando sono emerso avevo una clavicola lussata. Diciamo pure che sono nato grazie alla violenta intercessione mondana della Chiesa.

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Giornata della Memoria. Primo Levi, “Se questo è un uomo”

Luigia Sorrentino legge la poesia da “Se questo è un uomo” di Primo Levi

Nota di Luigia Sorrentino

Tra il 1945 e il 1947, Primo Levi scrive il romanzo autobiografico “Se questo è un uomo“, dopo essere tornato in Italia dal campo di lavoro di Monowitz, uno dei tre campi che formavano il complesso di Auschwitz, in Polonia.

Fondato nel 1942, il campo divenne la sede della più grande fabbrica d’Europa per la produzione di gomma sintetica Buna-Werke – che però non entrò mai in produzione – presso la quale l’autore riuscì a trovare impiego come chimico riuscendo così a salvarsi la vita.

Nel campo di lavoro, liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio 1945, transitarono circa trentacinquemila deportati, tra di essi Primo Levi ed Elie Wiesel.

In epigrafe al romanzo “Se questo è un uomo”, Primo Levi inserisce una sua poesia, un appello rivolto al lettore a non voltare lo sguardo da un’altra parte come se quello che accadrà nelle pagine del libro non gli appartenesse.

Nel breve componimento, definito da Franco Fortini “alto e testamentario”, il lettore è apostrofato con parole durissime alle quali nemmeno l’autore che scrive si sottrae, allo scopo di essere egli stesso partecipe e di rendere compartecipe il lettore della gravità dei fatti che stanno per essere narrati. “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case” è l’incipit. Continua a leggere