Rossella Frollà, “Eleanor”

Nota dell’autrice

Eleanor è una reporter e raccoglie in prima persona tutta la conoscenza che il male, la guerra e il terrorismo possono rivelare. La storia va dal conflitto armato in Bosnia (1992/95) agli sbarchi sull’isola di Lampedusa, sulle isole greche, al terrore degli ultimi fatti di Parigi. Eleanor indossa e smette i panni delle vittime e dei carnefici, del bene e del male, dell’Amore e della violenza in un distacco dal sé che la priva di ogni individualità e lascia parlare solo la sua ambizione più alta di portare il bene nel mondo, nel mentre si racconta il male. Quattro storie raccontano la frammentarietà di questo nostro mondo, oggi estremamente agitato e vulnerabile, che pare abbia perso la pace.

Entrano in un gioco virtuoso nelle diverse storie l’Anima e la Verità e trasportano la fragilità che è in noi con tutti i suoi detriti. Vertiginose sono le ascese nei cieli immaturi delle aurore e le discese negli abissi dell’angoscia, della morte e dell’indifferenza che protegge ogni male. Eppure la fragilità nasconde il valore della sensibilità e di quelle intuizioni invisibili che consentono di decodificare emozioni forti e deboli, virtù e nefandezze, aspetti luminosi e oscuri della condizione umana. Fragilità è ciò che spezza, esplode in boato che sposta il baricentro nella proiezione precisa della parola che cura e non ferisce. Il Coro puntualizza i fatti e l’Io della reporter imbocca le stanze delle domande e vive autenticamente le contraddizioni del mondo inuna realtà immaginifica, visionaria, mai destituita di senso, nella coincidenza delle cose, tra Verità e Bellezza, in quell’andare oltre il male.

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Le “Anime perse” di Umberto Piersanti

Nelle colline dell’alto Montefeltro presso San Leo e San Marino si trovano sei strutture del centro di recupero Atena dirette da Ferruccio Giovanetti.
Qui arrivano ospiti da tutta Italia: si lasciano dietro vicende inquiete, storie spesso atroci: uno psichiatra ha ucciso molti componenti della commissione che lo ha bocciato. Talora aiuta i medici della struttura con gli altri pazienti, ma non potrebbe uscire perché: ¨la lista è lunga¨, deve ancora far fuori quelli che non ha fatto in tempo ad uccidere.
C’è una ragazza tossicodipendente che tenta sempre di fuggire e che scomparirà tra la neve altissima del 2012.
E poi il contadino che ha ucciso con diciassette colpi quello che ha spostato il confine del podere di diciassette metri.
Anime perse edito dalla Marcos Y Marcos raccoglie diciotto racconti scritti ed interpretati da Umberto Piersanti che si riferiscono ad altrettante vicende reali raccontate all’autore da Ferruccio Giovanetti.
C’è un netto contrasto tra la bellezza del luogo e le tragedie di queste vite spezzate. Continua a leggere

La struttura delle poetiche come metodo decisivo di studio


Nel passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta la poesia italiana attraversa mutamenti cruciali. La sua evoluzione, eterogenea e complessa, caratterizza la poesia di fine Novecento come uno dei campi di ricerca letteraria più dinamici e problematici in Italia. Come si trasformano gli stili, le poetiche e i generi? Qual è il loro rapporto con la tradizione e l’innovazione? Poetiche e individui (http://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/3172730/poetiche-e-individui) di Maria Borio (Marsilio 2018), di cui pubblichiamo l’Introduzione, propone ipotesi di lettura ricostruendo un percorso diacronico a partire dall’analisi dei testi in un’indagine che mette in relazione gli stili, le poetiche e i generi con eventi storici e fenomeni culturali. La ricerca della poesia è la frontiera della ricerca letteraria di fine Novecento?

di Maria Borio
Se il canone e i generi sono oggi sistemi in crisi, una lettura a partire dalle poetiche consentirebbe di dare loro un nuovo aspetto? Il mio studio parte da questa domanda per individuare una sistemazione metodologica e storiografica della poesia italiana che va dagli anni settanta alla fine degli anni novanta. All’evoluzione di ciò che viene inteso come poetica – in quanto riflessione individuale d’autore e programma collettivo, o di movimento – è legata la trasformazione dell’idea di canone e generi, così come di lirica e di avanguardia.
La poetica esplica un progetto artistico che combina una parte empirica – quella dei temi, dello stile – e una parte teorica: una riflessione idealizzante che trascende la prassi, che motiva la funzione dell’opera e la sua interazione con altre forme e linguaggi. La riflessione teorica e deduttiva, dove il sistema prevale su ogni altro aspetto e le norme dipendono solo dal significato che il sistema attribuisce loro (il punto di vista dell’idea­lismo, dello storicismo), dialoga sempre con una riflessione empirica e induttiva, che dà rilievo alle norme per le loro implicazioni pratiche (il punto di vista del post-strutturalismo, dei cultural studies). La poetica indica, quindi, la necessità di una lettura relazionale: considera l’opera per il suo essere in situazione, parte di un campo complesso di rapporti dialettici tra teoria e prassi, ontologia e fenomenologia. Continua a leggere

Franco Buffoni, “La linea del cielo”

Sarà in libreria il 10 maggio, LA LINEA DEL CIELO, (Garzanti 2018) la nuova opera di poesia di Franco Buffoni. Diamo qui un’anticipazione delle poesie contenute nel nuovo libro del poeta lombardo con la sua nota di poetica.

Keats a Broadway

Invece del cardinale che spara agli usignoli
Nella palude della quarantena,
Seguiva un insolito percorso diagonale
Ed era sempre come nel suo ghiaccio
La via ampia spina dorsale
Dal South allo Yonkers.
Forse il percorso di un antico
Sentiero indiano,
Scacco al gesto irascibile di Cortés
Dalla collina di frecce appuntite
Mentre valuta e scambia
Nudi guerrieri con perline e specchi
In piazza Belle Dame Sans Merci
A Broadway.

Emily

Rientrato da Amherst a Columbia ieri sera,
Il tassista che stamane mi raccolse
Al Theological Seminar,
Giovane nero ed attraente, un po’ esaltato,
Disse reverendo al mio abito scuro
E sul ponte verso il JFK
Mi chiese se credessi davvero
In the divine nature of Jesus.
Bastano l’uomo e la parola, risposi
Ah you too, you don’t!
Poi il mal di gola mi impedì di replicare
Ma per buona educazione in poesia
Prima di fingere di dormire
Me ne uscii con un paio dei tuoi biblici
E a loro modo ultimativi
Obliqui congiuntivi.

I vapori lenti

I vapori lenti che sull’altra sponda
Ancora stagnano
Disegnano il profilo dell’America
Latina, con il Mar della Plata
Su un piccolo golfo del Ticino.
Ma non è un paesaggio,
Questa è solo una mappa dall’alto
E il fiume un punto di riferimento
Per chi dal cielo mezzo cielo a pista 3 malpensa giunge.
Lucida pioggia scivola sull’ala
Grigia argentata con la scritta nera.
Scende la sera e scende l’aeroplano
Sulla brughiera. Dall’oblò
Sta il campanile di Crenna in una mano. Continua a leggere

Vincenzo Mascolo “Q. e l’allodola”

ESTRATTI

Oh, Queneau
non basta più esercitarsi nello stile
come tu sapevi fare inanellando
notations, hellenismes, le contre-pettéries
e tutte le altre tue diavolerie
che aprivi come nuove fioriture
nelle terre inaridite che solcavo
con strumenti quasi umani zolla a zolla
per offrire a Cerere il raccolto
generato in primavera dai miei semi.

*

Oh Queneau
Queneau
ma dimmi, a cosa servono i poeti
e tutta la fatica quotidiana
per svellere dall’ombra le parole
Queneau, sai dirmi a cosa può servire
se i loro corpi vedo evaporare
come la rugiada del mattino
se i poeti attraversano invisibili
la linea luminosa del mattino.

 

Vincenzo Mascolo si interroga sulle modalità del fare poesia oggi e sul senso della scrittura poetica nella contemporaneità. In un dialogo immaginario con Raymond Queneau, ispirandosi ai suoi “esercizi di stile”, l’autore muta continuamente stile e linguaggio per sottolineare le innumerevoli potenzialità della parola poetica e la sua capacità trasformativa. Gradualmente, però, il libro abbandona le riflessioni sulla poesia e la scrittura inizia a rarefarsi, fino a distaccarsi dal suolo come l’allodola, che con il suo canto annuncia la luce del mattino. Continua a leggere