E’ stato un grande sogno vivere…

Mario Benedetti

È stato un grande sogno vivere
e vero sempre, doloroso e di gioia.
Sono venuti per il nostro riso,
per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo.
Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia:
quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini.
Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido,
il ginocchio che premeva sull’erba
nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno,
il babbo morto, liscio e chiaro
come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera.
Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo
con le storie dei poveri che venivano sulle panche,
e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi
con addosso i muri strappati delle case che non ci sono. Continua a leggere

Il destino tragico di Esenin

Sergei Esenin

ODORE UMANO

COMMENTO DI FEDERICA GIORDANO

 

La poesia di Esenin ricorda il linguaggio della Bibbia. La semplicità estrema dello stile e la gravità terrena dei temi diventano mezzi per cantare un prodigio più alto, un mistero che appare minuscolo ed enorme creando un capogiro. In questa poesia, Esenin ci mostra un destino tragico. Il testo ci descrive un animale, ma il lettore sente un’appartenenza, un’esperienza che è stata già vissuta dalla specie, una legge antica che odora di umano. Intanto, mentre si svolge quello che Hölderlin chiama “il grande Destino”, rosicchiano i topi in un angolo.

 

Корова

Дряхлая, выпали зубы,
Свиток годов на рогах.
Бил ее выгонщик грубый
На перегонных полях.

Сердце неласково к шуму,
Мыши скребут в уголке.
Думает грустную думу
О белоногом телке.

Не дали матери сына,
Первая радость не впрок.
И на колу под осиной
Шкуру трепал ветерок.

Скоро на гречневом свее,
С той же сыновней судьбой,
Свяжут ей петлю на шее
И поведут на убой.

Жалобно, грустно и тоще
В землю вопьются рога…
Снится ей белая роща
И травяные луга.

(1915)

La mucca

Decrepita, le sono caduti i denti,
sulle corna un mucchio di anni.
Il rozzo mandriano la picchiava
la spingeva in altri pascoli.

Il cuore non ama il rumore,
rosicchiano i topi in un angolo.
Pensa un triste pensiero
pensa a un vitello dalla zampa bianca.

Non le hanno lasciato il figlio, alla madre,
non le fu di vantaggio la prima gioia.
E su un palo sotto una tremula
un venticello fa ondeggiare una pelle.

Presto su un campo di grano saraceno,
con lo stesso destino del figlio,
le legheranno una corda al collo
e la manderanno al mattatoio.

Lamentose, tristi e più esili
le corna s’infileranno nella terra…
Sogna la mucca un bianco boschetto
E dei prati pieni d’erba.

Traduzione di Eridano Bazzarelli

Continua a leggere

Poesie dal margine

Vittorio Bodini

VITTORIO BODINI, LA LUNA DEI BORBONI

COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO

Nel biancore della porosa pietra pugliese sono scalfiti i versi di Vittorio Bodini – si fanno ambasciatori delle atmosfere del sud, dei riti della controra, del sole impietoso che fa ardere il barocco leccese e inaridire le zolle. Eppure questo canto che viene dal margine rifiuta il limite e cerca rimandi in altri meridioni, finché una eco madrilena risponde e due voci ancestrali rivelano le analogie di un comune sentire. La lingua bodiniana, poeticamente e poieticamente intrisa di nostalgia, risente della preziosa esperienza della traduzione, straordinario veicolo di incontri e visioni; anche così il sangue antico continua a scorrere, fedele a se stesso e alle sue molte anime.

Viviamo in un incantesimo,
tra palazzi di tufo,
in una grande pianura.
Sulle rive del nulla
mostriamo le caverne di noi stessi
– qualche palmizio, un santo
lordo di sangue nei tramonti, un libro
lento, di pochi fatti che rileggiamo
più volte, nell’attesa che ci dia
tutte assieme la vita
le cose che crediamo di meritare.

Continua a leggere

La miseria del Sud

Rocco Scotellaro

LE SCENE MINIME DI SCOTELLARO

commento di Federica Giordano

In un interessante saggio sulla poesia di Rocco Scotellaro, Franco Fortini arriva a porre a sé stesso e ai lettori degli interrogativi cruciali: “la comprensione dei motivi storici della nostra azione politica è o non è essenziale per valutare ed intendere la poesia di Scotellaro? E inversamente, la poesia dei nostri tempi e quella di Rocco ci può dire qualcosa sulla direzione della nostra azione politica e della politica in genere?”. Indirettamente, la poesia di Scotellaro, con le sue scene minime, la sua delicatezza descrittiva e il fiato disincantato delle piazze spopolate di un paese che si “desertifica”, rende indispensabile una considerazione: tanto più una poesia è autentica e onesta, tanto più essa avrà il potere di plasmare profondamente la nostra vita pratica, i nostri valori e quindi, la nostra politica. L’amore e l’interesse per gli uomini e per la loro vita non può che sfociare, nella sua più alta declinazione, in una sfera della politicità.

Una dichiarazione di amore a una straniera

Non ti ho saputo dire una parola.
Senti le nostre donne
il silenzio che fanno.
Portano la toppa
dei capelli neri sulla nuca.
Hanno tutto apparecchiato
le mani sul grembo
per l’uomo che torna dalla giornata.
Silvia vuoi coricarti con me?
Tanto buio s’è fatto tra noi,
vedi, che fingono le nozze
anche i fanciulli raccolti negli spiazzi.
Vuoi sollevare per favore il sacco,
accendere il cerogeno
minuscolo sul lare,
vuoi quieta lasciarti prendere, amare?
Le nostre donne allora sono in vena
i giorni d’altalena in mezzo ai boschi. Continua a leggere

Fabio Pusterla, lo sguardo del bambino

Fabio Pusterla

da PIETRA SANGUE (Marcos y Marcos, 1999)

A Nina che ha paura

Gli scricchiolii notturni e quel silenzio
irreale: foglie, voci lontane, uno sciacquío
forse di grossi pesci nel lago. Anche la luna
che passa ha la sua voce
lunare, di capra gialla. Ed è il tuo turno,
stavolta, di vegliare
su me, sul mio respiro
che ogni poco svanisce nel buio.
Ma non pensarci, se puoi,
non preoccupartene;
so troppo bene cos’è svegliarsi di notte,
tendere invano l’orecchio, maledire
il nulla che ti attornia,
un muro inerte. Continua a leggere