Mario Benedetti, poeta del suono

Mario Benedetti, foto Dino Ignani

di Corrado Benigni

 

Poeti del suono e poeti dell’immagine. Mario Benedetti appartiene senza dubbio alla prima categoria. La tessitura della sua lingua è prima di tutto musicale: una poesia “per legame musaico armonizzata”, verrebbe da dire citando Dante. Tanti nodi suonosenso tengono insieme la trama dei versi di Benedetti.

Dopo Amelia Rosselli, credo sia stato il poeta che meglio ha fatto risuonare la pagina poetica come una partitura musicale, e questo senza alcun artificio o pre-intenzione, ma con un impasto di naturalezza e lavoro artigianale sulla lingua, che è proprio dei poeti veri; una lingua sfuggente e inimitabile anche quando appare semplicissima. L’analogia, come capacità di connettere elementi e mondi lontanissimi, nei suoi versi è prima di tutto analogia di suoni, voci e ritmo.

Ho sempre avuto grande stima e ammirazione verso la poesia di Benedetti, che pure è lontana dal mio stile. Questa distanza tra noi ha però reso ancora più affascinante ai miei occhi la sua scrittura. Soprattutto dopo l’uscita di “Pitture nere su carta”, un libro coraggioso e fuori dagli schemi, che a mio avviso ha spinto più in là e più a fondo le possibilità della lingua poetica. Il titolo tuttavia non deve trarre in inganno: centrale non è l’immagine, ma il suono, con il quale Benedetti è riuscito in modo straordinario e spiazzante a tratteggiare vere e proprie figure dell’inconscio, che rimandano, per impressione, ai capolavori di Goya. I segni neri lasciati sulle carte, come dice il titolo, sono la traccia visibile che i suoni della sua poesia ci consegnano, quasi testimonianza di un dovere cui non è stato possibile sottrarsi. Come in tutti i suoi libri, realtà e favola si mescolano sulla pagina, che diventa così una potente tela allegorica. Continua a leggere

Video-Intervista a Nanni Cagnone

Napoli, 14 giugno 2018
Teatro Festival Italia
Direzione artistica di Ruggero Cappuccio

In occasione di LETTERATURE  la rassegna curata da Silvio Perrella a Villa Pignatelli,  Luigia Sorrentino ha intervistato il poeta e scrittore Nanni Cagnone. Nato nel 1939 a Carcare, in provincia di Savona,  Cagnone da sedici anni vive a Bomarzo, vicino Viterbo  con la compagna Sandra Holt. “Dites-moi, Monsieur Bovary” e “Ingenuitas” sono le sue due ultime pubblicazioni. Autore prolifico, Nanni Cagnone ha scritto numerosi libri di poesia, saggi, testi per il teatro e racconti. Poeta solitario e appartato, definito da Antonio Gnoli “uomo dalla consistenza volatile… quasi un fantasma”, Cagnone non appariva in un incontro pubblico da dieci anni. Nell’intervista il poeta ligure racconta di molti altri poeti da lui incontrati: quelli del Gruppo ’63, Sanguineti,  Balestrini, Porta, ma anche Franco Fortini e Amelia Rosselli. Il più importante per lui, Emilio Villa. Continua a leggere

Nanni Cagnone, “Ingenuitas”

Nanni Cagnone, Credits ph. Dino Ignani

di Elio Grasso

Nanni Cagnone, negli ultimi anni, ha pubblicato alcuni libri di versi seguendo la propria tendenza (alquanto antica, considerando la folta bibliografia che affonda origini nei primissimi anni ’70) a porsi in un’impeccabile “riservatezza”, sia editoriale che umana. Diventato prodigo di sé, la sua poesia ha iniziato a rimettere in corso quanto aveva decantato alle origini sul versante della conoscenza (per così dire) classica. Ciò che era trapassato, di corretto e scorretto del mondo, vede la luce di albe risuonanti e abbondanze naturali nelle nuove poesie – e perfino ritrovamenti affabili. Come se l’autore, avvicendandosi un gran numero di anni alle sue spalle, trovasse ordinamenti nelle epoche un tempo sfuggiti o addirittura detestati (“Dà notizie alla scogliera / il mare aperto, ed ogni cosa / sparsa da libeccio è per noi, / che penetriamo come polvere / ove non è fessura, noi / che abbiamo uso di mondo.”). Continua a leggere

Eleonora Rimolo, “Temeraria Gioia”

Eleonora Rimolo

Nota di Giovanni Ibello

Può una gioia insolente essere iconografia dell’autodistruzione? Questo è l’audace proposito di “Temeraria Gioia” (Ladolfi, 2017), il terzo lavoro in versi della poetessa salernitana, Eleonora Rimolo (classe 1991).
Contrariamente alle aspettative, la poesia della Rimolo è permeata da un forte senso dell’etica: penso al poeta-samurai che non scende a compromessi, che non teme l’harakiri, l’estremo sacrificio dei vinti. Continua a leggere

“Con la tua voce”, Incontro con dieci grandi poetesse del passato

Gabriela Fantato

Antologia a cura di Gabriela Fantato

Dalla nota critica di Maria Attanasio

Dieci poetesse contemporanee, nate tutte nella seconda metà del Novecento, scrivono di grandissime poetesse del passato, vissute tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. Letti nel loro insieme i saggi sono una sorta di mappatura poetica che, mettendo a confronto stilemi e poetiche diverse, ripercorre i punti nodali del secolo breve, dove spesso s’impigliano l’esistenza e la parola delle poetesse analizzate. Continua a leggere