Annelisa Alleva

Annelisa Alleva, /Credits photo Dino Ignani

Mi poso sul sentiero,
oltre il tumulo di terra
sul quale è cresciuta l’erba
e qualcuno lascia un fiore.

La pioggia, sputata dal vento
sulle foglie tonde di betulla
che volteggiano e cadono incerte,

è per me, rapace,
non per il visitatore.
Io vedo la Voronka che fuma
al mattino, le ciminiere.

Sono il falco che veglia non visto
la tomba del suo signore.

Da “Caratteri“, Passigli, 2018 Continua a leggere

Mia Lecomte, “Di un poetico altrove”

Le migrazioni planetarie messe in opera dai rivolgimenti storici e politici della fine del secolo scorso stanno sconvolgendo gli attuali assetti nazionali e sottoponendo le popolazioni a un rimescolamento identitario e linguistico a cui conseguono culture ibridate e la messa in discussione della legittimità dei canoni letterari. Le cosiddette letterature transnazionali allofone vengono disegnando la mappa sempre più allargata di un nuovo universo letterario costituito da scrittori “ubiqui”, inclassificabili, la cui produzione narrativa e poetica sfugge alle definizioni di genere e pone l’accento sulle dinamiche linguistiche inerenti alle scritture in transito. Continua a leggere

Vincenzo Mascolo, una poesia e “Scovando l’uovo”, (appunti di bioetica)

Vincenzo Mascolo, credits photo Dino Ignani

LE PICCOLE ROSE

Verrà il tempo, mi dici,
che torneranno a fiorire le piccole rose
che abbiamo legato ai nostri balconi
con un filo di rame sottile, per tenerle al sicuro dal vento.
Verrà quel tempo, mi dici,
e allora di primo mattino
le scioglieremo ad una ad una dal filo
e resteremo a guardare che si dischiudano al sole.
Ci sarà un tempo, ti dico,
per tutte le cose,
anche per vedere sbocciare e poi sfiorire di nuovo
le nostre piccole rose. Continua a leggere

Patrick Williamson, da “Traversi”

Patrick Williamson, credits Photo Dino Ignani

Outhouse

Open, the air chills my neck,
pare the gloom, take down
the old scythe. Papers damp.
This is the burden. Burn them.

Blinkers, halters, take them
off the hook. These boxes,
yellow with crumbling stone,
collapse at the sides. Smoke.

That clock has struck its last,
but irons still clatter, look
through a glass, darkly, love,
billowing, more acrid. Be rid.

Emerge into sunlight. Squint.
You stand there, you swish
as tracks shuffle, light up,
outstretched hands. Ask me in.

Capanno

Apri, l’aria mi rinfresca il collo,
sbuccia le tenebre, tira giù
la vecchia falce. Giornali umidi.
Ecco il fardello. Bruciali.

Paraocchi, briglie, levali
dall’uncino. Queste scatole,
gialle di pietra in briciole,
si sfasciano ai lati. Fumo.

L’orologio ha battuto l’ultimo colpo,
ma i ferri tintinnano ancora, guarda,
attraverso un vetro, oscuro, amore,
in volute, più acre. Liberatene.

Emergi nel sole. Strizza gli occhi.
Te ne stai lì, un fruscìo mentre i brani
scorrono a caso, accendi una sigaretta,
le mani spalancate. Invitami. Continua a leggere

Gino Scartaghiande, da “Oggetto e circostanza”

Gino Scartaghiande, credits Photo Dino Ignani

I raggi stanno tessendo
quest’addio. Non sono più
la fantasia. Non ho memoria
che sotto di me, furono
splendidi, freddi, quei
concavi cieli. A chi do
perdutamente
i miei baci,
se nella strada, in un attimo
ti fermi dietro di me?
Sto consumando lentamente
questa terra. Non per le strade
che seguo. Io se non te. Non
per conservare, ma essere
che tu sia. Dove si fa chiaro
io sto diminuendo dentro.
Che tu avvenga. Che tu possa
sopra un’urna chiara d’erba,
vedere quest’oasi di noi. Continua a leggere