Il ritmo feroce di “Piazzale senza nome”

Luigia Sorrentino credits ph. Angelo Nitti

L’esperienza del dolore in Piazzale senza nome 
di Fabrizio Fantoni

Con Piazzale senza nome (Collana Gialla Oro Pordenonelegge-Samuele Editore, 2021) Luigia Sorrentino ci consegna una potente ricognizione dell’esperienza del dolore, vissuta attraverso il parallelismo tra la morte del vecchio e quella del giovane espresso dall’esergo tratto dai Fragmenta di Plutarco: “La morte dei vecchi è come un approdare al porto, ma la morte dei giovani è una perdita, un naufragio.”

In questa citazione ritroviamo il nucleo tematico attorno al quale ruota l’opera poetica dell’autrice che si articola nella correlazione tra due antitesi – approdo-naufragio – in una continua alternanza di avvicinamenti e allontanamenti, sotto la spinta di una lingua che non lascia tregua al lettore, che si colora di scarti improvvisi e repentine accelerazioni, per poi attenuarsi in un andamento orizzontale, ampio, quasi a simulare il respiro universale di una grande fine.

Il morire della persona amata impone il voltarsi indietro, tornare alla terra del padre per evocare la vita segnata dalla sofferenza dei giovani conosciuti nell’adolescenza: la morte del vecchio decreta la fine di un tempo – “la beata, sfiorata giovinezza”– e comanda di dare voce al sangue versato, comprenderne la ragione, dare un nome al dolore.

 

Con Piazzale senza nome Luigia Sorrentino compie un viaggio di ritorno all’origine che si concretizza attraverso il ricordo di una generazione ferita dalla dipendenza e dal convincimento di avere la forza di potersene liberare: Posso smettere quando voglio. In tale certezza risiede l’inganno della giovinezza che porta al naufragio. Continua a leggere

Philippe Jaccottet, “Quegli ultimi rumori…”

Philippe Jaccottet

NOTA DI LETTURA DI LUIGIA SORRENTINO

Questo libro di Philippe Jaccottet pubblicato nel 2008 con Gallimard, esce  nel 2021 con Crocetti Editore a cura di Ida Merello e Albino Crovetto.

Un’opera eterogenea, nella quale visioni della natura, ricordi e sogni si accompagnano a citazioni di altri scrittori e poeti a lui vicini, che creano quello che potrebbe essere definito un mosaico testuale all’interno del quale diversi generi letterari si uniscono amalgamati dalla visione del poeta e lo rendono riconoscibile da un altro punto di vista.

L’attaccamento a sé aumenta l’opacità della vita. Un momento di vero oblio e tutti gli schermi, uno dietro l’altro, diventano trasparenti, di modo che noi vediamo la chiarezza fin nel profondo, tanto lontano quanto consente la vista; e insieme più nulla pesa. Così l’anima è davvero trasformata in uccello”.

Queste parole scritte da Jaccottet nel 1954 possono essere interpretate come il desiderio di superare l’ io poetico per eliminare la distanza da letture che portano oltre: Giacomo Leopardi, Peter Handke, Kafka, le poesie ritrovate di Ingeborg Bachmann, quelle del poeta polacco Premio Nobel per la letteratura Zbigniew Herbert e altri.

Le parole degli scrittori e i versi dei poeti citati che entrano nel mondo del poeta svizzero, rivelano a Jaccottet “l’istinto che permette alle cose di lasciarsi trasportare dolcemente nell’aria, verso l’alto”, per raggiungere la pienezza  in cui ogni confine è annullato.

Leggendo questo libro si entra in uno spazio fisico senza limite,  nel quale i vari materiali testuali interiorizzati delineano il ritratto culturale e emotivo del poeta Philippe Jaccottet.

Continua a leggere

Mark Strand e la sua riscrittura di “La sera de dì di festa” di Giacomo Leopardi

Mark Strand

The night is warm and clear and without wind.
The stone-white moon waits above the rooftops
and above the nearby river. Every street is still
and the corner lights shine down only upon the bunched shapes of cars.
You are asleep. And sleep gathers in your room
and nothing at this moment bothers you. Jules,
an old wound has opened and I feel the pain of it again.
While you sleep I have gone outside to pay my late respects
to the sky that seems to gentle
and to the world that is not and that says to me
“I do not give you any hope. Not even hope.”
Down the street there is the voice of a drunk
singing an unrecognizable song
and a car a few blocks off.
Things pass and leave no trace,
and tomorrow will come and the day after,
and whatever our ancestors knew time has taken away.
They are gone and their children are gone
and the great nations are gone.
And the armies are gone that sent clouds of dust and smoke
rolling across Europe. The world is still and we do not hear them.
Once when I was a boy, and the birthday I had waited for
was over, I lay on my bed, awake and miserable, and very late
that night the sound of someone’s voice singing down a side street
dying little by little into the distance,
wounded me, as this does now.

*

La sera è mite e chiara e senza vento.
La pietraluna ci aspetta sui tetti
e sopra il fiume vicino. Ogni strada è silenziosa
e le luci dei semafori brillano sulle forme arpionate delle auto.
Tu dormi. E il sonno si spande nella stanza
nulla in questo momento ti tange. Jules,
si è riaperta una vecchia ferita e io sento di nuovo il dolore.
Mentre dormi sono uscito per porre i miei omaggi tardivi
al cielo che mi sembra così gentile
e al mondo che invece non lo è e mi dice
“Io non ti do alcuna speranza. Neanche la speranza”. Continua a leggere

A Recanati casa Leopardi apre per la prima volta al pubblico gli appartamenti nobili di Giacomo

Dal 21 marzo 2020 a Recanati, a Casa Leopardi verranno aperti al pubblico per la prima volta, dopo un accurato restauro, parte del piano nobile e gli appartamenti dove Giacomo Leopardi abitò assieme ai suoi fratelli. ‘Ove abitai fanciullo’, il nuovo itinerario di visita, consentirà l’accesso ai saloni di rappresentanza del palazzo, alla galleria con le sue collezioni d’arte, al giardino che ispirò Le Ricordanze, al salottino dove i fratelli Leopardi si intrattenevano e alle camere private di Giacomo, escluse dall’uso domestico per più di due secoli.

Il percorso conduce a quelle che in casa sono sempre state chiamate “Brecce”. Il conte Monaldo fece costruire queste camere fra i due giardini, di ponente e di levante, per lasciare ai figli ormai adolescenti indipendenza e intimità. L’infilata delle tre stanze è stata restaurata, riportando alla luce gli originali decori pittorici. Continua a leggere

A Villa delle Ginestre, “Il ritmo infinito”

Dopo un intero anno dedicato ai festeggiamenti per il bicentenario de L’Infinito, con manifestazioni in tutta Italia sotto il segno di Infinito200, Villa delle Ginestre a Torre del Greco, dimora leopardiana alle pendici del Vesuvio, ospita l’evento “Il ritmo infinito”.

Contenitore culturale per eccellenza, Villa delle Ginestre aprirà le sue porte il giorno 12 dicembre alle ore 19, a una vera e propria festa poetico – musicale promossa dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, in cui si presenteranno le attività che si svolgono attualmente in Villa insieme alle nuove che si svolgeranno a partire dal prossimo anno.

Ormai riconosciuta come la Casa della Poesia, la Villa ha trovato una connotazione come punto di riferimento del territorio vesuviano grazie al suo essere un luogo ricco di fascino, che emoziona i tanti che vengono ad ammirare i paesaggi che ispirarono Giacomo Leopardi e la stanza dove il poeta scrisse La Ginestra ed il Tramonto della Luna.

Durante la serata, si alterneranno letture di poesie a performance di danza e percussioni, il tutto nell’atmosfera suggestiva della location leopardiana al calar della sera. Continua a leggere