
Umberto Fiori
Coro (da Esempi, 1992)
Ai tavolini del bar
con l’ultima luce
la gente stava al fresco
a dire la sua.
Tutto il discorso in aria
per un attimo
erano solo le voci.
Inventate, sembravano.
Sembravano quelle che un matto
si trova in bocca
quando all’incrocio
grida e risponde
chiede scusa e dà ordini,
tutto da solo.
Lì intorno
non capiscono bene
ma appena sono
davanti a lui che si sbraccia,
subito cercano la faccia di qualcun altro,
e la trovano.
Ecco – così anche ora, con le cose
che ci sono da dire
vorresti dentro
voltarti, trovare la voce:
come all’incrocio
si incontrano i curiosi.
Poi via, come loro.
Stare in un momento
con la voce precisa.
La voce sola, buia, che in un punto
ha più occhi di un coro. Continua a leggere