Antomarini, un’immagine di futuro

Brunella Antomarini

Libro ibrido sugli ibridi

Ogni pensiero che si ragioni ora, è già archiviato. Si oscura subito dietro la scena dove si esibisce. Proclama troppo tardi di essere necessario. Si possono fare diverse cose allora: accelerare il ritmo di selezione e anticipazione del rilevante – o partire dal futuro indeterminato dal quale le macchine che ci avranno sostituito si chiedono da dove vengono e rifanno la loro genealogia durante un viaggio di soccorso e di ritorno.
Perciò questo libro è un archivio e una scommessa, un discorso al passato e un’immagine di futuro e che arriva nel presente andando indietro. Sono le macchine, chiamate nubili – in contrappunto e omaggio alle machines célibataires di Marcel Duchamp – a pensare, perché gli umani saranno stati ridotti ad alcuni esemplari, allevati nei giardini. Sono le macchine nubili in questo futuro a conversare, durante il viaggio, sulla loro origine da organismi umani maschili: molti scienziati infatti avevano dato nomi di donna ai loro automi e robots. Per farlo, ne dovranno studiare la logica cibernetica e le premesse cosmologiche.

Verso le macchine nubili…
Vladimir D’Amora

Borges e Foucault: ogni historia artis: le reti… Si parla di vertigine dell’archivio, di una compulsione melancholica della lista… Si raddoppia, non potendo altrimenti, trattandosi appunto di e-numerazione…, la postura d’archivio tesa come è (stata) tra un reale e un possibile: in un’altra e originaria e originale insieme situazione: la krisis dell’archivio positivo: della posizione stessa d’archivio: della sua stessa post(ur)a prossemica: la reale tensione tra possibile e impossibile… Continua a leggere

Vladimir D’Amora

Vladimir D’Amora

muore nei lessemi
nelle giunture spesse d’imbarazzati fondi muore
la parola che indietro si voltI e infranga il niente

vorace abulica è niente e non dà
misura la parola specchio allo scartavetrato cuore

e intatto partitamente – luce che figlia la luce –
in questi oggi ove tornano i bambini a una magia
adusi senza un biglietto: e
condizionatamente – guerra tu figli

parola in guerra – mano lingua
piede parto indissociabile sia
il corpo da un posto puro molto muto

e sfogli
la terminata sequela dei soli e dei pezzi i nomi
come derelitti resti di un’immaginosa
casa ma quale
segno è intimo di una cosa
è padre?

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“Erotomaculae”, di Sonia Caporossi

Ovvero il barocco isterico e l’enfasi morale di chi si ama (e sbrana) quotidianamente

di Antonio Bux

Sonia Caporossi, in questa sua raccolta d’esordio dall’emblematico titolo Erotomaculae (Algra Editore 2016), erige una specie di Torre babeliana sotto il segno divisorio e spiazzate di un barocco elettrico, nervoso, perciò isterico, che pullula di immagini ridondanti sangue e carne. Queste immagini bisognano di un sostegno cartografico e incisorio per mostrare letteralmente questo affannarsi, questo annaspare nella voglia, nel piacere, ossia nell’Eros che qui non è mai porno, non è mai o-sceno. Anzi, questo Eros è la scena stessa del dettato che è fame di sapere e di raggiungere il desiderio, o meglio, quella ricerca spasmodica di desiderare l’altro, dove l’altro è l’altrove del corpo. Continua a leggere