Barbara Herzog, da “Nada más”

Barbara Herzog

Vuoi suggere
da ogni risposta
una goccia di anima
per assaporarla
abbracciarla
solo per questo
cavi sapere
da un sasso
e sì, per la tua voce
che bacia come
il vento gli steli d’erba

***

Quando intuisci
a poche sillabe
assurgi ciascuna
perché non puoi toccare
per colmare l’urgenza
ogni gemito accarezzato
nell’aria
non fa che acuire
la carnalità
del bisogno

***

Inutile arrovellamento
le risposte non sgorgano
da quel ruscello limpido
frastornante fino a
poco fa

ruvido palpare
per comprendere
dov’è finita la piena
sgorgano

***

Sublimare
è la parola d’ordine
dei decreti che
giocano al salto della corda

fortunata
colgo l’ispirazione
nell’inflessione delle parole
e costruisco

castelli sulle nuvole
se no
la mia pelle
sarebbe già avvizzita

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Mattia Tarantino, “L’età dell’uva”

Mattia Tarantino, credits ph. Antonio Verde

Vorrei conoscere il mondo dei morti,
reclamarlo in una lingua senza storia
che non abbia una grammatica, ma possa
avverare tutto ciò che si pronuncia.

Mi usano per parlare a chi è rimasto,
vogliono che dica, rovesciandola,
la parola che non hanno mai trovato

*

Dammi una parola
onesta, che risolva
la brevità del mondo e delle cose;

che sia oppure indeclinabile,
sospesa nella voce a stabilire
cos’è che dura e cosa non ha tempo.

*

Bruciasse l’alfabeto rimarrebbero
intatti i segni del tuo nome.

*

Vedi, non restano che i nostri
frutti sulla tavola:
mia madre che li sbuccia; i loro
nomi che pendono dall’orlo
e cadono tra il pavimento e l’invisibile.

Ora all’uva basta un soffio per marcire
in fretta e diventare una preghiera.

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Il ritmo feroce di “Piazzale senza nome”

Luigia Sorrentino credits ph. Angelo Nitti

L’esperienza del dolore in Piazzale senza nome 
di Fabrizio Fantoni

Con Piazzale senza nome (Collana Gialla Oro Pordenonelegge-Samuele Editore, 2021) Luigia Sorrentino ci consegna una potente ricognizione dell’esperienza del dolore, vissuta attraverso il parallelismo tra la morte del vecchio e quella del giovane espresso dall’esergo tratto dai Fragmenta di Plutarco: “La morte dei vecchi è come un approdare al porto, ma la morte dei giovani è una perdita, un naufragio.”

In questa citazione ritroviamo il nucleo tematico attorno al quale ruota l’opera poetica dell’autrice che si articola nella correlazione tra due antitesi – approdo-naufragio – in una continua alternanza di avvicinamenti e allontanamenti, sotto la spinta di una lingua che non lascia tregua al lettore, che si colora di scarti improvvisi e repentine accelerazioni, per poi attenuarsi in un andamento orizzontale, ampio, quasi a simulare il respiro universale di una grande fine.

Il morire della persona amata impone il voltarsi indietro, tornare alla terra del padre per evocare la vita segnata dalla sofferenza dei giovani conosciuti nell’adolescenza: la morte del vecchio decreta la fine di un tempo – “la beata, sfiorata giovinezza”– e comanda di dare voce al sangue versato, comprenderne la ragione, dare un nome al dolore.

 

Con Piazzale senza nome Luigia Sorrentino compie un viaggio di ritorno all’origine che si concretizza attraverso il ricordo di una generazione ferita dalla dipendenza e dal convincimento di avere la forza di potersene liberare: Posso smettere quando voglio. In tale certezza risiede l’inganno della giovinezza che porta al naufragio. Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Gian Maria Annovi

ad Andrea Zanzotto

*

forse tu rechi
lo stesso mio fiore
cicatriziale

la stessa polvere
sul cuore
lo stesso (spesso) nutrimento
scuro

il male che fa il
male il non dire

non fare parola
non fare-mai-più

la parola

che non basta e finisce

(non più quel fiore

non la radice)

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Presentazione a Roma del libro “Per Mario Benedetti”

Martedì 23 novembre 2021 a Roma si terranno due momenti legati a Mario Benedetti. Il primo incontro si terrà alle 17:00 alla Biblioteca Hub Culturale – Moby Dick – Via Edgardo Ferrati, 3, alla Garbatella, presentazione del volume Per Mario Benedetti, a cura di Alberto Garlini, Luigia Sorrentino, Gian Mario Villlata (Mimesis, 2021). Il secondo si terrà al termine del primo, a partire dalle 19:00, alla  Zeugma– Casa della Poesia di Roma – Via Giulio Rocco, 22.

Alla Biblioteca Hub Culturale interverranno:

Andrea Cortellessa
Tommaso Di Dio
Luigia Sorrentino
Gian Mario Villalta

Coordina l’evento
Alessandro Anil

Letture di
Giovanni Serratore

SINOSSI

Nel libro Per Mario Benedetti, nato dall’incontro fra Pordenonelegge e il blog di poesia della Rai diretto da Luigia Sorrentino, diversi poeti testimoniano cosa ha significato per loro l’opera e l’uomo Mario Benedetti, la cui presenza ha lasciato un segno indelebile nelle forme e negli spunti tematici, soprattutto fra le nuove generazioni.

 

Quante parole non ci sono più.
Il preciso mangiare non è la minestra.
Il mare non è l’acqua dello stare qui.
Un aiuto chiederlo è troppo.
Morire e non c’è nulla vivere e non c’è nulla, mi toglie le parole.
E non ci sono salti, mani che insieme si tengano
alla corda, sorrisi, carezze, baci. Una landa impronunciabile
è il letto nella casa di riposo dei morenti,
agitata, negli spasmi del sentire di vivere ancora.
In provincia di Udine, Codroipo, il malato ai due polmoni,
i pantaloni larghi, il viso con la pelle attaccata alle ossa,
il naso a punta non sono la storia da raccontare, né i ricordi.
Arido sapere, arido sentire.
E io dico, accorgetevi, non abbiate solo vent’anni,
e una vita così come sempre da farmi solo del male.

Da Tersa morte in: Tutte le poesie di Mario Benedetti, Garzanti, 2017

Continua a leggere

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •