Wislawa Szymborska & Herbert Zbigniew

Di Fabio Izzo

Le vetrine delle principali librerie di Varsavia e di Cracovia sono invase da un libro non di poesia ma che possiamo tranquillamente definire“poetico”, stiamo parlando di “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie: Korespondencja 1955-1996”, (traducibile con “Alcuni dei malvagi ci hanno disprezzato crudelmente: Corrispondenza 1955-1996”). Wisława Szymborska e Zbigniew Herbert sono stati due grandi poeti, due grandi amici e forse qualcosa in più, come viene svelato in questo epistolario appena pubblicato in Polonia, ma lo vedremo mai pubblicato in Italia?

Le loro missive sono cordiali e intime, ma non è di un improbabile pettegolezzo che vogliamo parlare oggi. Dalle loro lettere possiamo invece ammirare la padronanza del linguaggio che si sviluppa in domande e risposte concise, piene di umorismo. Questo volume “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie”, come già accennato, contiene le lettere di entrambi, ma non solo. Ci sono anche gli immancabili collage della Szymborska e alcuni interessanti disegni di Zbigniew Herbert. Continua a leggere

Davide Rondoni, le cinquanta poesie che accendono la vita

“Questo libro non è una antologia. Non è nemmeno un vero e proprio libro di poesie. La poesia, del resto, non è mai stata una faccenda di libri. L’hanno fatta passare per una cosa di libri solo di recente, e hanno sbagliato. Lei infatti non ci sta. Con grave scorno di editori, professori e letterati.”

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Zbigniew Herbert

IN COPERTINA Zbigniew Herbert ritratto nel 1984 da Anna Beata Bohdziewicz

 Ho dato la mia parola

ero molto giovane
e il buon senso consigliava
di non dare la mia parola

potevo dire apertamente
ci penserò ancora
non c’è fretta
non è l’orario dei treni

darò la mia parola dopo la maturità
dopo il servizio militare
quando avrò messo su casa

ma il tempo esplodeva
non c’era più un prima
non c’era più un dopo
nell’accecante presente
toccava scegliere
e così diedi la mia parola

la parola –
un cappio al collo
l’ultima parola

nei rari momenti
in cui tutto diventa leggero
acquista trasparenza
io penso
«do la mia parola
volentieri
ritirerei la parola data»
ma dura poco
perché ecco – cigola l’asse del mondo
passano le persone
i paesaggi
i cerchi colorati del tempo
e la parola data
mi fa un groppo in gola

Credits ph. Luigia Sorrentino

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Krzysztof Kamil Baczyński

Krzysztof Kamil Baczyński, reproduction by: Andrzej Szypowski/East News

Krzysztof Kamil Baczyński, reproduction by: Andrzej Szypowski/East News

Nota e traduzioni di Fabio Izzo

Fu davvero un proiettile, figliolo,/ o fu il tuo cuore che si spezzò?

Considerato dai suoi connazionali come uno dei più grandi poeti del Ventesimo secolo,  Krzysztof Kamil Baczyński è purtroppo sconosciuto al di fuori della Polonia.

Per i critici letterari polacchi non è secondo a nessuno, anzi, si sprecano le parole d’elogio, a partire dall’endorsement avuto a suo tempo da Czesław Miłosz, per arrivare alle parole d’elogio che vengono tuttora spese nei suoi confronti dagli insegnanti di letteratura nei prestigiosi atenei a stelle e strisce, sembra proprio che nessun amante di poesia lo ha dimenticato, nel presente come nel passato. Infatti, recentemente Magda Romanska, stella nascente della drammaturgia e docente di Yale, lo ha così descritto nel mondo social digitale: “Bob Dylan, William Shakespeare, Pablo Neruda e James Dean, tutti in uno.” In altre parole: un romantico per eccellenza.

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Adam Zagajewski

WARSZAWA MI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Fabio Izzo

“I poeti non scelgono la loro relazione con la storia. Nascono in un dove e in un quando, qualche volta sotto la linea del fuoco, altre volte al riparo da situazioni difficili, il più delle volte da qualche parte nel mezzo. Alcuni sono caratterialmente in contrasto con i loro tempi, altri mostrano lo spirito giusto per dare voce alla complessità del momento. Nel Ventunesimo secolo i lettori che amano la poesia sono davvero molto fortunati, quasi oltre misura, perché hanno un poeta ideale per la voce di questi tempi.” Così è stato presentato durante la cerimonia finale Adam Zagajewski  , vincitore del premio internazionale Griffin Trust 2016, uno dei maggiori poeti della nostra epoca.

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