La materia organica di Durs Grünbein

Durs Grünbein





Die Ausgeschlossenen


Ich habe Gespenster gesehen im Park –
 Afrikaner. Sie lagen verstreut auf dem Rasen
 Unter unnahbaren Pinien, wie Breughels Bauern
 Im Schlaraffenland. Sie schliefen dort draußen
 Bei Wind und Wetter, hangten die nassen
 Kutten und Hosen aus den Caritas-Containern
 Zum Trocknen an Bauzäune, Busche.
 Sie machten früh Katzenwäsche, putzten
 Die weißen Zähne in den dunklen Gesichtern
 Am Brunnen mit dem eiskalten Wasser
 Der Aquädukte, von römischen Sklaven erbaut.

Unsichtbar waren sie, für die meisten kaum mehr
 Als Randfiguren. Schatten aus einer Unterwelt,
 Nur von den Schnüfflern beachtet – Männern
 Mit Schäferhunden –, schlichen sie
 Den ganzen Tag wie im Morgengrauen umher.
 Stolze Menschen im Grunde, doch nutzlos
 In ihrer Verborgenheit, von zwei Augen punktiert,
 Die glühten noch lange nach, wenn man sie traf,
 Wie im Traum das Meer, das sie hertrug,
 Das Meer zwischen ihnen und uns.

 

Gli esclusi

Nel parco ho visto spettri –
 africani. Sparsi, sdraiati sull’erba
 sotto inaccessibili pini, come contadini di Breughel
 nel paese di cuccagna. Dormivano fuori
 con qualsiasi tempo; appesi a cespugli, a steccati
 ad asciugare c’erano calzoni e giubbe bagnate
 che vengono dai container della Caritas.
 Come i gatti si lavano, la mattina presto,
 e quei denti bianchi su volti neri
 se li puliscono con l’acqua gelida della fontana:
 gli acquedotti costruiti dagli schiavi romani.

Invisibili erano, figure marginali per i più
 o meno ancora. Ombre dagli inferi,
 li notano solo i ficcanaso – uomini
 con cani lupo – tutto il giorno a zonzo
 come sul far dell’alba.
 Persone orgogliose, in fondo, ma inutili
 nella loro clausura bucata da due occhi
 che rimanevano un pezzo accesi quando li incontravi,
 come in sogno il mare che qui li portò,
 il mare fra loro e noi.

(Traduzione Anna Maria Carpi)

Da: Schiuma di quanti, Durs Grünbein, Einaudi, 2021

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A Jean-Charles Vegliante, il Premio letterario internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze

 

Jean-Charles Vegliante

È Jean-Charles Vegliante il vincitore della XVII edizione del “Premio letterario internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze”. Così ha deciso la giuria del Premio, presieduta da Marco Marchi e composta da Sauro Albisani, Anna Dolfi, Antonia Ida Fontana, Francesco Gurrieri, Gloria Manghetti e Maria Carla Papini.

Jean-Charles Vegliante, nato a Roma nel 1947, vive a Parigi ed è un poeta francese alla cui produzione in proprio ha costantemente abbinato nel corso della vita una vasta e qualificatissima opera di traduzione di poeti italiani: da Dante ai poeti del Novecento e contemporanei, passando per Leopardi, Belli, Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti, Montale, Betocchi, Sereni, Calogero, Pasolini, Fortini, Raboni, Amelia Rosselli e altri. Oltre che valido traduttore e intraprendente corifeo della letteratura italiana in Francia, Vegliante è autore di notevoli saggi di critica, teoria letteraria e anche, specificatamente, di teoria della traduzione, con testi (tra cui l’ormai classico D’écrire la traduction) sul ritmo, la scrittura bilingue, la forma poetica, i fenomeni della “translatio”, le scritture in versi connesse con l’emigrazione. Si è occupato inoltre di narratori come Morselli, Primo Levi e Camilleri. Continua a leggere

Federica Giordano, (senza titolo)

Federica Giordano

Le nostre tante e piccole vite,
che stanno sul mondo come peli
di un puledro tremendo,
sono materia straniera
verso cui ho tanto e segreto amore.
Di tutte, la mia è certamente quella che meno comprendo, sospesa com’è
tra bisogno primario e desiderio di altezza,
quella che più profondamente riesce deludermi e ad esaltarmi.
Nessuno mi è più estraneo di me stessa
se mi immagino sul mondo.
Solo il suono puro, la corda sfregata sull’arco,
mi fa sentire davvero radicata a questa terra.

Federica Giordano, (senza titolo)

 

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A LETTERATURA, Durs Grünbein

Durs Grünbein

Durs Grünbein leggerà le sue poesie stasera, 22 giugno 2018 alle 19.00 a Villa Pignatelli, ospite della  rassegna LETTERATURA a cura di Silvio Perrella del Napoli Teatro Festival, in corso fino al 23 giugno. Qui sotto una delle sue poesie pubblicate da Einaudi nel 2011. Nella stessa serata Paolo Febbraro presenta la sua antologia della poesia italiana intitolata Poesia d’oggi  pubblicata da  Ellot editore.

 

Che serve applicar l’occhio
a una fessura, a che spiare?
Davanti hai sempre croci e cancelli,
un mondo di settori.
A che pro dei binari, se non
per divergere da qualche parte?

 

Was hilft es, das Auge am Schlitz
eines Türspions zu verdrehn?
Man steht immer vor Kreuzen und
Gittern, einer Welt aus Sektoren.
Wozu sind Schienen da, wenn nicht,
irgendwo auseinanderzugehn?

 

Durs Grünbein nella traduzione di Anna Maria Carpi Continua a leggere