Antonio Nazzaro e Eleonora Buselli

“Diario amoroso senza date” è il Fotoromanzo poetico di Antonio Nazzaro e Eleonora Buselli. Il libro entra nel diario intimo di una storia d’amore vera, “esposta”, consegnata alla fotografia professionale di Elisa Vettori, e a quella tipica dei selfie. Due diversi linguaggi si incontrano nella poesia di Antonio Nazzaro, scrittore  nato in Italia ma emigrato in America Latina.  La grafica e l’impaginazione è di Erica Demattè.

 

nell’amore il tempo è altro

***

che labbra avere
per i tuoi  baci d’infinito

***

ho un cuore
buttato al vento dell’amore
lanciato a volo nel precipizio
esploso al fragore di una carezza
spogliato al tuoanre di uno sguardo

ho un cuore
se lo vuoi

***

toglierti il vestito della notte
coprirti lentamente di radici
piegarsi gioioso di danza
rampicante
color cede al piacere

scalzo sale lento
le labbra ansanti parlano mille
lingue
appena inventate

radico in te
un cuore Continua a leggere

Antonio Nazzaro, “Amore migrante e l’ultima sigaretta”

Antonio Nazzaro / Credits Ph. Agnes Weber

 

 

di Michelle Rincón

Anche se la scrittura è breve, la poesia di Antonio Nazzaro racconta sempre qualcosa oltre le parole; in ognuno dei suoi versi ci troviamo con una piaga aperta, dove l’atto d’amare, emigrare e accendere l’ultima sigaretta è l’insistenza che punge il corpo, lo graffia, lo stringe e obbliga a guardare verso quell’innocenza che insistiamo nell’abbandonare.

Ecco, nel suo florilegio possiamo conservare come fosse una valigia di appena ventitré chilogrammi tutti i cammini dove non andremo mai, perché Antonio è già tornato da lì con parole che chiariscono e accendono le ombre di molte terre per contemplare la vita che, anche se ha un sorriso ingiallito, ci porta le impressioni di bellezza incontrata sotto il ciabattare di una madre o sotto le ruote di una sedia di chi non parlerà né seguirà la linee di un volto; perché sia quale sia il camino che il poeta ha preso per arrivare qui o quante sigarette abbia spento nel posacenere tazza, quello che prevale è la capacità di disegnare con le sue dita, parole dove La bellezza si può solo toccare.

_______

Aunque la escritura sea breve, la poesía de Antonio Nazzaro siempre cuenta algo más allá de las palabras; en cada uno de sus versos nos encontramos con una llaga abierta donde el acto de amar, emigrar y prender un cigarro es la insistencia que punza al cuerpo, lo rasga, lo aprieta y obliga a mirar hacia aquella inocencia que insistimos en dejar atrás.

He aquí que en su poemario podemos guardar como si fuera una maleta de apenas veintitrés kilogramos todos los caminos a los que nunca iremos, porque Antonio ya volvió de allí con palabras que esclarecen y encienden las sombras de muchas tierras para contemplar una vida que aunque teniendo una sonrisa amarilla nos lleva a impresiones de belleza encontradas bajo el chancletear de una madre o bajo las ruedas de una silla de quien no hablará ni seguirá las líneas de un rostro; porque sea cuál sea el camino que el poeta tomó para llegar acá o cuántos cigarrillos apagó en un cenicero taza, lo que prevalece es la capacidad de que antes de encender el próximo dibuje con sus dedos palabras donde La belleza se puede sólo tocar.

 

Continua a leggere

La lingua instancabile

Nota di Alessandro Canzian

Da tempo ormai in Italia ci stiamo interrogando sullo stato di salute della nostra poesia. Ne sono prova le varie antologie, i censimenti. Anche i giornali, quelli che mantengono la rubrica di settore, talvolta provano una mappatura che quasi sempre appare incontestabilmente corretta pur mancante di pezzi fondamentali (con dichiarazioni contrastanti tra chi vuole la poesia morta e chi invece vede un suo nuovo risorgimento). Allo stesso modo con ciclica ritualità appaiono operazioni editoriali che hanno come obiettivo la proposizione di voci nuove (ad esempio I nuovi poeti italiani di Einaudi e I quaderni di poesia italiana coordinati da Franco Buffoni), premi letterari che negli anni hanno consolidato importanza e prestigio (fra tutti il Viareggio, il Camaiore, il Pagliarani, il Fogazzaro), riviste che cercano con lodevolissima costanza di fotografare lo stato della poesia (Poesia, Nuovi Argomenti, Atelier) e non ultime le riviste cartacee e online che promuovono lo scambio interculturale puntando alle traduzioni (ad esempio il Centro Cultural Tina Modotti, Italian Poetry Review, Laboratori Poesia, Iris News di Chiara De Luca). Continua a leggere

Alle vittime di Genova, “lei era rimasta lì”

lei era rimasta lì
tenue la luce diradava
con enormi occhi l’ultima
volta lui la guardava
abbandonava
e si sentiva abbandonato

nel fondo stabile degli sguardi
solo il nero degli inverni
quella bellezza che si posa
dall’iride cadeva
rinnovandosi in lei
allontanandosi da lei

(Da: Olimpia, di Luigia Sorrentino, Interlinea, 2013)

 

elle était restée là
ténue la lumière irradiait
de ses yeux grand ouverts la dernière
fois lui la regardait
abandonnait
et se sentait abandonné

au fond fixe des regards
cette beauté qui se pose
de l’iris tombait
se renouvelant en elle
s’èloignant d’elle

(Traduzione Angèle Paoli) Continua a leggere

La poesia anti moderna di Juan Arabia

Il colibrì inadattabile di Juan Arabia
di Víctor Rodríguez Núñez

Traduzione di Antonio Nazzaro

“Ci allontaniamo dalla cittá”, avverte il primo verso de “Lo sgombero della natura”, secondo libro di Juana Arabia (Buenos Aires, 1983). Il primo verso della poesia intitolata “Giudizio” è un manifesto basato nell’affermazione della natura e la presa di posizione per il selvaggio. L’opera di questo giovane poeta argentino realizza così uno degli antichi rituali della poesia: la critica della modernità. Il mondo moderno, questo eufemismo che si suole usare per nominare l’ordine sociale e culturale creato dalla borghesia metropolitana nella misura dei suoi interessi. In questo contesto, la poesia diviene “Il colibrì inadattabile… Porpora,/come il piacere del limite, assetato/come la distruttrice radice del salice” (Un colibrì sulla bauhinia). Questa radice è il simbolo del potere trasformatore, della sfida radicale al borghese e al civilizzato: Il nostro flauto rimase chiuso/nella radice di un salice:/ […]sollevando strade e mattonelle” (Giudizio).

Arabia fa bene a rifiutare la modernità e in particolare, quella che tocca vivere ai latinoamericani, deformata e dipendente. Le élite nel potere parteciparono ieri al saccheggio coloniale, e partecipano oggi al non meno cruento e ingiusto sfruttamento neocoloniale. Hanno creato nazioni per il beneficio delle antiche e nuove metropoli e certamente per il proprio beneficio come intermediari. Evocando questo contesto, il nostro poeta racconta che: “mi sono allontanato dalle tue strade come i miei/antenati si allontanarono dall’Europa” (B. A.). Ma la sua posizione è critica del colonialismo e del neocolonialismo, e per questi ci intima di “dimentichiamo le società dei ricchi,/ e passiamo il resto dei nostri/ giorni tra i lupi” (Ispirato in Jean de la Fontaine). La trasformazione sociale è percepita come un processo naturale: Per qui passò la rivoluzione,/come sono passate le stagioni” (Ardenne), ed è necessario “recuperare ogni sgombero della natura” (B. A.).


Continua a leggere